118 gol in 201 partite giocate in Serie A, 3 quelli segnati in 5 partite di Ucl e 157 reti totali messi a segno in 267 partite in carriera tra Serie B, Serie A, UCL, Europa League, Inter, Samp…
L’ultima rete l’ha capitalizzata nell’ultima partita, giocata all’Olimpico contro la Roma, ancora una volta in perfetto suo stile con il solita irrefrenabile, irruente e devastante guizzo verso la rete che lo contraddistingue e che lo erige tra i migliori bomber, non più d’Italia, ma d’Europa.
La circoscrizione entro la quale le sue qualità rientrano, starebbe troppo stretta al venticinquenne di Rosario che dopo aver conquistato l’Italia e il campionato italiano, salendo sul podio dei marcatori a fianco di Immobile nella scorsa stagione, ha conquistato definitivamente anche i palcoscenici europei e inizia ad apparire in quelli oltreoceano.
Troppo a lungo additato come il centravanti obsoleto che di capitano possedeva solo la fascia, ha sovvertito copioni e soprattutto referti quando ad irrobustirsi non solo la tecnica – che a dispetto di quanto ritenuto da molti, è in crescente perfezionamento – ma anche e soprattutto il braccio sul quale indossa quella fascia, contestata da molti.
Il carattere da Capitano, Icardi lo sta sempre più coltivando nonostante le uscite poco felici della moglie-agente che all’indomani dalla conclusione della stagione 2017/18 erano tornate a far parlare di “Wanda dalle pretese fuori luogo” e di un “Icardi poco di polso, troppo soggiogato dalle bionde trecce e gli occhi azzurri poi” lì dove a mancare è proprio l’innocenza sulle gote.
Il giocatore però, in totale silenzio, è partito per le vacanze, lasciando che si pensasse e parlasse male e dopo giorni di folli speculazioni, i rumors giungono all’apoteosi del ridicolo con il presunto scambio “Higuain-Icardi” quando il Pepita era ancora in bianconero, almeno così credeva dalla lontana Russia Gonzalo mentre vestiva la camiseta di cui Mauro era stato privato.
Ma tutto svanisce e decade, persino le più contorte teorie d’alta intelligenza che vedevano richiami bianconeri persino nelle foto delle zebre ritratte dal 9 nerazzurro durante i safari in Sud Africa, e immediatamente dopo aver fatto incassare qualcosina a quelle testate che ne avevano ‘scovato’ lo scoop, rivelatosi poi fake, Mauro torna in patria e si presenta per primo ad Appiano, per ricominciare e per accogliere i nuovi arrivati: Lautaro e Nainggo primi fra tutti.
Icardi alla Pinetina ci torna e ci resta, per un altro anno. Anzi no. Tecnicamente fino al 2021, data di scadenza dell’attuale contratto, alle condizioni già pattuite e firmate in passato.
“Al rinnovo c’è tempo” dice il capitano, e gli interisti sorridono soddisfatti di quel passo in avanti di quel ragazzino che inizia a voler sembrare uomo.
110 milioni di clausola. Troppo alta dicono alcuni…specie se si pensa che la Juve abbia acquistato più o meno allo stesso prezzo CR7 e specie perché adesso Icardi ha una nuova prova: l’Europa! O meglio, la Champions e i più scettici ricominciano con una nuova litania diventata quasi tormentone, nel senso di tormento. “Eh ma in Italia siamo tutti bravi a segnare, vedremo in Europa” e Mauro li accontenta subito presentandosi all’appuntamento come meglio potrebbe e all’1-0 segnato da Eriksen, Mauro non ci sta: ci mette la zampa e firma il suo esordio in Champions League come aveva sempre sognato.
Le soddisfazioni non finiscono e alla rete di Inter Tottenham, valsa ‘the best goal of the week’ replica a Eindhoven mettendo a segno la seconda rete nella seconda partita di Champions della sua vita. Nulla può a Barcellona, ma non si perde d’animo e così come al derby tira fuori la testolina, la gamba e quel fuego argentino que es la su mejor arma, e a San Siro mette il puntino, non solo in classifica – più veloce e reattivo di tutti, supera ter Stegen e trascina l’Inter verso la qualificazione – ma anche sulle cosiddette ‘i’, sbeffeggiando presente e futuro a quelli che in passato in lui avevano faticato a vedere quello di cui sarebbe potuto essere capace.
Lo stesso non è riuscito a fare a Londra dove, al contrario, i sogni di gloria di Mauro, quanto dell’Inter, sono andati affievolendosi a causa della sconfitta costata un recupero valso il sorpasso dei londinesi – per la regola del gol fuori casa – ma niente è perduto e questo lo sa bene l’Inter e il centravanti nerazzurro.
Soprattutto lui che dalle sfide ad alta tensione riesce sempre a tirare fuori il meglio di sé, un po’ come a Roma contro la Lazio quando da conquistare c’era la qualificazione – quella alla Champions -, o contro il Milan (l’ultimo derby del 21 ottobre finito 1-0 ndr) quando da quel triste 0-0 tira fuori il genio trasformando l’attimo fugace in permanente.
Intanto tra Tottenham-Inter e Inter-PSV c’è una lingua di fuoco chiamasi Roma e chiamasi Juventus: superato l’ostacolo Olimpico, ove – come già detto – il sopracitato non si esime dal metter firma, sta per arrivare l’ostacolo Stadium, lì dove tutto è più arduo e complesso, specie perché dalla banchina opposta attende uno contro il quale Maurito non si è mai confrontato, e contro il quale non vorrà per certo sfigurare specie perché i paragoni non sono tardati ad arrivare (ingiustificatamente e insensatamente aggiungeremmo).
Venerdì, se da un lato ci sarà un Maurito affamato di gloria, risultati e record – la Juventus è una delle sue vittime preferite: 8 le reti segnate contro la Vecchia Signora – di cui l’ultimo in quel famigerato Inter-Juve dal quale ci si vorrebbe riscattare, dall’altro c’è un Cristiano tutt’altro che qualunque.
26 i trofei vinti (con le squadre nelle quali ha militato) in mostra nella bacheca del bianconero, al cospetto di quella del nerazzurro nuova da un po’ che aspetta solo di essere inaugurata. Trofei che non vede l’ora di vincere e che vorrebbe sollevare proprio con la Beneamata, così come dichiarato mentre, con gli occhi lucidi di un bambino che scarta un regalo di Natale, ritirava i premi (individuali) vinti per la scorsa strepitosa stagione.
Sì perché la bacheca di casa Icardi, vuota di trofei per Club, inizia a riempirsi di trofei individuali che inorgogliscono la squadra e lui che su quel palco si lascia tradire da quella fermezza che sotto porta difficilmente lo coglie – e diremmo per fortuna – e che, al contrario, due giorni fa al Gran Galà del Calcio, è venuta meno facendo spazio ad un Icardi dal volto tenero per la genuinità che il suo sguardo emozionato trapelava.
Il sorriso imbarazzato come chi è al centro dei riflettori e occhi piccini, schiacciati dal peso dell’emozione, Maurito vince il premio di miglior giocatore dell’anno della stagione 2017-18 e come se non bastasse, il centravanti, nonché capitano nerazzurro viene premiato anche per essersi reso protagonista segnando il gol giudicato il più bello dell’anno.
E’ il tacco rifilato alla Samp in quel pranzo durante il quale l’Inter si è imposta per 5-0 al Ferraris e durante il quale proprio Mauro ne aveva segnati quattro il gol che ha superato tutti ma Mauro non la pensa esattamente allo stesso modo e ammette che il più bello è il secondo goal al derby d’andata della scorsa stagione, derby durante il quale fu assoluto e indiscusso protagonista grazie alla tripletta, nonché al goal finale segnato allo scadere dal dischetto che ha consegnato Milano ai nerazzurri.
Ma la giuria ha deciso, è il tacco contro la Sampdoria il più bello, in quella giornata piena d’allori per il capitano nerazzurro ex blucerchiato che però qualche settimana dopo quella gara aveva toppato qualche apparizione lì dove da lui non ci si aspettano sbavature e se contro il Milan (nel derby di ritorno finito 0-0) aveva deluso, contro il Sassuolo (apparentemente ultima chiamata per il treno Champions) aveva proprio fatto dare in escandescenze i nerazzurri. Lucidità, freddezza e contributo alla squadra carenti, per non dire scarseggianti, erano i principali capi d’accusa imputatogli.
Arriva poi la Lazio, e a girare a favore di Icardi non solo la palla ma anche la cosiddetta ruota e Mauro si libera di quel tempismo imperfetto di cui sembrava talvolta esser vittima. Arriva la qualificazione in Champions e la nuova stagione e Icardi prima inizia dosare i suoi gol spesso considerati ‘centellinati male’ e di poco peso e poi su quella ruota ci sale e adesso si gode panorama e gloria di risultati. E con gli occhi di un bambino estasiato al luna park e le parole di chi prende consapevolezze ammette: “E’ la mia prima volta che ricevo questo premio, ringrazio chi mi ha votato, tra colleghi e allenatori” e poi aggiunge… “grazie a tutti i miei compagni” ringraziati anche e soprattutto con un ‘semplice’ Rolex per il contributo il contributo a crescita e onorificenze di cui oggi è protagonista.
‘Adesso è ora di vincere trofei con l’Inter‘ ma prima, per arrivare a quelli, Mauro sa di dover pensare ad arrivare a maggio cercando di centrare con gli obiettivi stagionali ma prima c’è il PSV e ancor prima la Juve a Torino, lì dove Mauro non firmerebbe mai per un pareggio “Non firmerei per un pareggio. Ogni sportivo deve pensare a vincere, andiamo lì senza paura a giocarcela”.
E allora, forse allo stesso modo e senza paura qualche applauso questo a ragazzo dovremmo pure farlo partite, perché forse in fondo questo ragazzo qui un applauso se lo merita pure.
Il meglio deve ancora venire…
Al meglio che verrà
215 volte grazie Capitano
Egle Patanè