Non ha perso il suo italiano e nemmeno la sua simpatica ironia, Michel Platini.
Si presenta negli studi di “Che tempo che fa” con la sua composta disinvoltura, ma quando le immagini sullo schermo scorrono veloci scandendo il ritmo dei suoi gol capolavoro, tradisce una sottile commozione.
È sempre lui, Le Roi: sebbene siano passati tanti anni non ha perso quell’ aria regale, quello spirito tagliente e l’abitudine a esprimere concetti in maniera intelligente e concisa, come nel caso del Var, con tanto di espressione colorita:
Ci vorrebbe mezz’ora per spiegare perché non risolve i problemi, ma li sposta. Insomma è una gran c….a.
L’occasione è la presentazione del libro “Il Re a nudo”, ma si spazia dal suo arrivo in Italia (“Voi in Italia date troppa importanza al calcio, io sono più leggero, sono francese”), passando per i suoi compagni di squadra alla Juventus ( “Erano tutti fortissimi, con loro è stato molto più facile vincere”).
La confessione della paura della sconfitta (“Le sconfitte aiutano a spostare sempre in avanti gli obiettivi”), il ricordo indelebile del gol annullato a Tokyo che era “regolarissimo”. “Con Var lo avrebbero convalidato”, dice Fazio. “Eh no, perché c’era fuorigioco passivo di Brio, che cavolo ci faceva lì poi…”, conclude sorridendo.
La solita ironia, la sicurezza dell’estraneità ai fatti della Fifa, l’orgoglio di essere stato il solo calciatore a mettersi in gioco in quel mostro che ha cercato di divorarlo.
Ma Michel è ancora in formissima e determinato, anche a 64 anni ( “ma non li dimostro”).
Conclude lasciando il posto di ospite a Raffaella Carrà che – da grande tifosa juventina qual è – avrà sicuramente apprezzato.
Non capita poi così spesso di incontrare un Re di questo calibro.