Napoli-Juve si è appena conclusa e molti saranno i pensieri a affollare la mente dei tifosi. Una partita rocambolesca in cui il team arbitrale ha avuto il suo bel da fare, gli animi si sono riscaldati e le recriminazioni, come sempre, saranno tante.
Lasciando da parte ogni possibile polemica, il responso del San Paolo è molto più semplice di quello che si possa pensare: questo Napoli non è maturo per il titolo, questa Juve non è pronta per l’Europa.
La partita è viziata sin dall’inizio dall’espulsione di Meret, un intervento scelerato su Cristiano Ronaldo figlio della tensione, dell’inesperienza compromette tutta la gara degli Azzurri che perdono l’ago della bussola e regalano alla Juventus il pallino del gioco. Il vantaggio nasce immediato da una punizione di Pjanic che torna a segnare su calcio piazzato, la prima realizzata dalla Juve in questa stagione, la prima, non a caso in cui Ronaldo si è – finalmente – fatto da parte. Ai bianconeri basta poco, pochissimo per raddoppiare: basta un Emre Can- nemmeno troppo brillante – che con la complicità di una deviazione di Hysaj insacca di testa.
Eppure, malgrado il doppio vantaggio e l’uomo in più, la Juventus non dà mai l’impressione di essere padrona della partita: tanto che sull’uno a zero il Napoli avrebbe potuto pareggiare nell’immediato, ma la palla di Zielinski si stampa sul palo.
Nella ripresa tuttavia ci pensa Pjanic a ristabilire gli equilibri: il bosniaco, che non manca mai di collezionare un giallo a partita, questa volta raddoppia e va fuori. Ed ecco che magicamente la parità numerica restituisce vigore alla squadra di casa che parte all’assedio e non permette mai alla Juventus di uscire dalla propria metà campo. La Vecchia Signora va in bambola, il pressing dei partenopei è asfissiante e dopo il gol di Callejon è anche peggio. Il Napoli stringe all’angolo, il pareggio sembrerebbe solo questione di minuti, ma la verità è che gli Azzurri nell’enfasi difettano troppo di cinismo, di cattiveria.
Il tecnico della Juve, come da copione, pensa a difendersi: ma non avevamo dubbi a proposito. Sapevamo perfettamente che la Juventus, una volta in vantaggio, avrebbe pensato solo a amministrarlo accontentandosi anche di farsi prendere a pallonate. Perché ciò che è accaduto nel secondo tempo è esattamente questo, e non è certo un bel viatico in attesa dell’Atletico. Gli spagnoli non sono il Napoli, reo stasera di aver buttato alle ortiche un pareggio che sarebbe stato sacrosanto: l’errore di Insigne dal dischetto – Insigne che pur appare disinibito nelle gare europee – la dice lunga su come la squadra di Ancelotti viva la rivalità con quella di Allegri.
Il Napoli ha davvero tanto, tanto da recriminare. La Juventus vince e chiude il discorso scudetto, ma paradossalmente è più un male che un bene. Non avere stimoli, non avere pungoli dal campionato non aiuta a alzare la tensione in vista del ritorno di Coppa. Tra le righe della vittoria, i bianconeri appaiono sempre gli stessi: sottotono, poco organizzati, con le idee veramente poco chiare. Qualche buono spunto da Bernardeschi, lodevole in fatto di spirito di iniziativa.
L’attacco è il reparto più preoccupante. Mandzukic è oramai l’ombra di quello dell’andata e giocare tutte le partite non fa che peggiorare la situazione. Ronaldo appare nervoso, scontento: troppo tempo a chiamare quei compagni che non salgono mai, troppo tempo a scuotere la testa e a guardare quella panchina in cui ancora una volta siede il dieci, l’unico – l’unico – che può regalagli un po’ di linguaggio comune.
Ma Allegri è testardo e lo ha dimostrato in più di un’ occasione: fare entrare Dybala a 5′ dalla fine, oltre a essere un gesto inutile, significa anche esporlo a rischi inutili: il fallo assassino che l’argentino subisce da Koulibaly e che genera una vera e propria scaramuccia nel finale ne è la riprova.
Non è tanto la Juventus a aver vinto al San Paolo, quanto il Napoli a avere perso. Chissà se ne sono veramente consapevoli, quelli di Torino. Se i ragazzi di Simeone si sono ritrovati a vedere la partita, beh… Sicuramente sono andati a dormire tranquilli. Le parole di Capello, rivolte senza sudditanza al tecnico bianconero, non lasciano tanti alibi.
Ci vuole ben altro per sbatterli fuori, i Colchoneros.
Intanto marzo è iniziato, ma di ‘vera Juve’ nemmeno l’ombra.
As usual.
Daniela Russo