Home Calcio Femminile Calciatrici Megan Rapinoe, «la nuova Muhammad Ali»

Megan Rapinoe, «la nuova Muhammad Ali»

Megan Rapinoe gioca per vincere non per andare alla Casa Bianca, non canta l'inno per protesta e dichiara senza remore il suo amore per una donna

0

La storia è piena di donne guerriere che, in un mondo di uomini, hanno dimostrato di saper combattere con le stesse capacità e con uguale coraggio e determinazione.

Tra le donne forti e combattive della storia moderna, anzi dell’attualità rientra di diritto Megan Rapinoe che Franklin Foer, giornalista dell’Atlantic, è arrivato a definire «la nuova Muhammad Ali». 

megan rapinoe usa

Abile nel dribbling, cinica sotto porta, capace di costruirsi una carriera longeva e di essere ancora ai vertici, nonostante i suoi 34 anni. Look eccentrico, grinta e talento è una delle calciatrici copertina dei Mondiali femminili 2019. Non tanto per le cinque reti realizzate quanto per la sua caparbietà in campo e fuori.

Con la sua chioma color lilla gioca per vincere non per andare alla Casa Bianca, non canta l’inno per protesta e dichiara senza remore il suo amore per una donna.

Forte della sua personalità e di ciò in cui crede, si oppone apertamente alle politiche del presidente Trump, è un’orgogliosa sostenitrice dei diritti LGBTQI ed è fra le principali promotrici della lotta per la parità di genere nel calcio statunitense. 

Il calcio per lei è una missione; le sue partite sono verso i diritti, il suo scopo è fare gol contro i pregiudizi

Nel 2016, non ha esitato a inginocchiarsi durante l’inno nazionale per supportare la lotta di Colin Kaepernick, giocatore di Football americano che per primo ha dato il via a questa forma di protesta contro il razzismo istituzionalizzato perdendo poi il suo contratto da professionista con la NFL.

immagine: sportingnews.com

Dopo la legge arrivata a vietare agli atleti di inginocchiarsi, Megan ha deciso di astenersi dal cantare l’inno e dal tenere la mano sul cuore. E così ha fatto prima di ogni partita del Mondiale.

Nel 2015, anno in cui vinse il Mondiale ed entrò nella “Gay and Lesbian Sports Hall of Fame”, spiegò:

“Ho il massimo rispetto per la bandiera e la promessa che rappresenta. Quando non lo canto, sto abbracciando la bandiera con tutto il mio corpo e fisso dritto nel cuore del simbolo supremo della libertà del nostro paese. Perché credo che sia mia responsabilità, proprio come di voi tutti, assicurare che la libertà sia garantita a tutti”.

immagine: LezPop

E quindi, proprio in virtù della libertà per tutti non canta anche per un’altra questione a lei cara e che il suo paese a stelle e strisce dovrebbe ascoltare.
Insieme ad altre calciatrici statunitensi lotta da tempo contro il gender pay gap che attanaglia il mondo del calcio americano e rivendica un trattamento uguale a quello riservato ai maschi, condizioni di allenamento migliori e premi più cospicui.

Nonostante ciò corre sul rettangolo verde, segna e vince anzi potrebbe alzare la sua seconda Coppa del Mondo … se gli USA dovessero battere l’Olanda… una finale che già parte con le premesse sbagliate per la combattente Megan che critica il calendario scelto dalla FIFA. 

A poche ore dalla finale del Mondiale femminile, si decreterà la vincitrice della Copa America e poi, di notte gli Stati Uniti o il Messico vinceranno la CONCACAF Gold Cup.

E’ ridicolo e deludente” afferma la stella USA che considera ciò un ennesimo insulto.

Dice quel che pensa, è ciò che vuole essere

Così senza paura, nel 2012 ha fatto coming out non nascondendo la sua relazione sentimentale con Sue Bird, playmaker della nazionale americana di basket e dando così un altro segnale di inclusione e grande dimostrazione di forza.

immagine: Heavy.com

Megan e Sue sono state la prima coppia gay sulla copertina della Body Issue di Espn Magazine; Megan è anche stata la prima atleta omosessuale dichiarata a finire nella Swimsuit Issue di Sports Illustrated.

Rapinoe è stata da traino per molte sue colleghe.

Una partita di calcio dura 90′ una battaglia sociale dura per sempre

Una lotta, quella per i diritti LGBTQI che ha portato anche in Francia: “Andiamo gay!”, con questo grido ha sorpreso i giornalisti in zona mista dopo il successo contro la Francia nei quarti di finale della Coppa del Mondo femminile.

“Essere omosessuali durante il mese del gay pride al Mondiale è bello”.

Megan parte da centrocampo ma è sempre pronta all’attacco, in campo e nella vita.

“Da atleta, la mia missione è lasciare questo gioco in una condizione migliore
per la prossima generazione femminile”. 

e ancora

“Ho la parola e so bene come usarla.
In ogni aspetto della vita, più possiamo affrontare l’ineguaglianza
e più rapidamente possiamo superare il problema.”

Di certo Megan non si fermerà in Francia e anche quando appenderà gli scarpini al chiodo lotterà perchè la sua grandezza va ben oltre il rettangolo verde.

 

Caterina Autiero

Exit mobile version