Non basta essere premiata dal presidente della Fifa, Gianni Infantino come miglior calciatrice del 2019 (oltre ad aver vinto la Scarpa d’oro -con 6 reti- e il Pallone d’oro del campionato mondiale 2019).
Here’s #MeganRapinoe #TheBest | #FIFAFootballAwards pic.twitter.com/fbQrz8DEBq
— FIFA Women's World Cup (@FIFAWWC) September 23, 2019
Non basta essere capitano della nazionale statunitense e aver vinto il Mondiale per due anni consecutivi.
Non basta essere medaglia d’ oro olimpica, e essersi aggiuducata un Campionato francese e una Coppa di Francia.
Non basta se sei Megan Rapinoe!
Non basta se sei una che non si accontenta, che pensa in grande, che ha l’appeal da leader …
Oltre a essere un’ala, a saper dribblare magistralmente, a essere rapace sotto porta, Megan Rapinoe è una che fa gol nelle coscienze delle persone: lei non corre solo in campo ma nella vita e punta a vincere gare ben più importanti di una competizione mondiale.
Lezioni di vita: Megan Rapinoe, un discorso che tutti dovrebbero ascoltare (e applicare)
E così, anche durante i Fifa Awards, Megan si è servita del palco, del microfono, dei riflettori, dell’evento, del suo prestigio, non per prendersi la scena, gli applausi, i meriti bensì per fare un discorso che non si era mai sentito durante una premiazione simile. Prima di lei, nessuno aveva mai toccato i temi a cui Megan ha deciso di dare voce nel suo discorso di ringraziamento.
“Noi abbiamo tanto successo, a qualsiasi livello. Quello che voglio dire a tutti, con tutto il cuore, quindi è: condividete il vostro palco con le altre persone, lasciate che ci salgano, condividete il vostro successo. Usate questo splendido sport per cambiare davvero il mondo. Fate qualcosa, qualsiasi cosa: abbiamo un potere incredibile in questa stanza”.
Megan, consapevole della posizione da privilegiata che ricopre, usa la sua voce a favore dei diritti umani e si rivolge a chi, come i colleghi calciatori, dovrebbe “usare” la notorietà per sensibilizzare le masse su questioni relative a razzismo, omofobia, sessismo.
Megan chiede che non siano solo gli appartenenti alla comunità LGBT a combattere l’omofobia; che non siano solo le donne a lottare per la parità di genere; che non siano solo le persone (o i giocatori) di colore a schierarsi contro il razzismo.
Megan invita tutti ad agire a sentirsi indignati di fronte a qualsiasi forma di discriminazione.
Per Megan il calcio è vita e la vita va difesa dalla cattiveria, dall’astio, dalla psura del diverso in ogni sua forma.
Per Megan il calcio è un’opportunità: di uscire dalla droga (come accaduto a lei) ma anche di fare qualcosa di più di un gol.
Il Calcio ha un grande potere, usiamolo per poter cambiare il mondo e renderlo un posto migliore
A Megan non basta essere una campionessa sul rettangolo verde.
Lei vuole esserlo e lo è soprattutto fuori dal campo dove con innato talento, dribbla l’odio e i discriminatori, corre per i diritti e punta dritto verso la porta da gonfiare per vincere l’uguaglianza e sconfiggere quell’avversario chiamato ignoranza.
Caterina Autiero
Leggi anche: