Maurizio Sarri e la rivoluzione coraggiosa della Vecchia Signora

Oggi Sarri è stato ufficialmente presentato alla Juventus, che attua una piccola ma grande rivoluzione

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Maurizio Sarri e la Vecchia Signora: un binomio che fino a pochi mesi fa sembrava pura eresia, tra le dichiarazioni del tecnico notoriamente contro l’ambiente bianconero e gli standard di immagine – sicuramente diversi – della Juventus. 

Parafrasando Ambra Angiolini, è un cambio radicale passare dai “preziosi cappottini” alle tute da ginnastica.

Un modo plastico per esprimere il passaggio da un antipode all’altro da parte della Juve che abbandona le acque tranquille  – fin troppo, al limite della noia – del tecnico livornese per tuffarsi in quelle spumeggianti dell’allenatore ex – Blues.

Nedved paratici Sarri
Juventus.com

Due filosofie opposte, due modalità di lettura differenti che potrebbero rappresentare in casa bianconera una virata a 360 gradi, cosa che del resto ci si aspettava dopo il quinquennio allegriano: anche se ci si immaginava una guida differente, probabilmente.

Sarri è un idealista del proprio modello di gioco che tende a applicare in maniera quasi maniacale e indipendentemente dall’avversario. In questo è degno figlio del guardiolismo – senza voler sembrare blasfemi. Difesa alta, zona pura e pressing ben strutturato le caratteristiche che più colpiscono all’occhio: in netta contrapposizione con l’atteggiamento attendista e camaleontico, addirittura rinunciatario in molte circostanze, del calcio esibito da Massimiliano Allegri.

Un movimento di costruzione corale che poco a ha che fare con le iniziative individuali cui  volentieri si è affidato Max.

La Juventus, che negli ultimi cinque anni ha imparato a muoversi con estrema sicurezza in terra patria, viene chiamata a una piccola rivoluzione in cui le due fazioni nemiche del “bel gioco” e del “risultato” dovranno diventare tutt’una. Un mix voluto in primis da quella parte della dirigenza che ha assaporato il campo – parliamo di Pavel Nedved – e da una bella fetta di pubblico, stanca delle prestazioni striminzite delle ultime due stagioni, seppur vincenti. 

Sarri esibisce una forte consapevolezza delle sue armi a dispetto di ogni conformismo: in questo  – e non solo – ricorda Antonio Conte, così come nella capacità di rigenerare il singolo spingendolo al massimo delle sue capacità. Tuttavia il toscano negli anni ha sperimentato e cambiato più di quanto non gli venga riconosciuto: presumibilmente con la rosa a disposizione in casa bianconera, dovrà sperimentare ancora di più, come da sua stessa ammissione nella conferenza stampa di presentazione. Ricorda infatti i suoi cambiamenti di modulo sia a Empoli, sia a Napoli, a dimostrazione di come “le esperienze ti portano a trasformare le idee, nel calcio e nella vita”. 

In tutta la presentazione il filo rosso conduttore del discorso del neo bianconero è la consapevolezza del lavoro svolto, dalle piazze più umili fino a arrivare a una sicuramente difficile. La voglia di stupire ma anche di affidarsi a una ‘macchina perfetta’ come la Juve non va a intaccare la convinzione con cui ha lavorato in passato – specie a Napoli – dando il 110 per 100. L’ elenco dei propri principi di squadra è solido e convinto, le parole che ricorrono sono “speriamo di vincere divertendoci”: perché le vittorie ottenute con soddisfazione ludica, dice Maurizio, aiutano a compattare la squadra con il suo pubblico. 

Ancora una volta l’opposizione al precedente, la portata di rottura nelle sue parole che la Juventus assume con spregiudicatezza. Poche, pochissime volte nella storia della Vecchia Signora gli allenatori sono usciti fuori dagli schemi. Sicuramente Maurizio Sarri segna un punto di svolta e bisogna vedere di quanta libertà riuscirà a godere pienamente.

Opposizione che si protrae allorché ammette che valorizzare la squadra significa partire da coloro che posseggono maggiore talento. 

La Juventus sceglie una strada diversa per arrivare sempre al medesimo punto: quello della Vittoria. Su questo punto si sono ritrovati d’accordo tecnico e Fabio Paratici, ma non è mistero che il lavoro c’è ed è tanto. Anche Sarri ha riconosciuto che l’eredità di Allegri è un bagaglio pesante.

La rivoluzione è oramai attuata. Vedremo se la Fortuna – come da monito – aiuterà gli audaci sin da subito o se la strada sarà più tortuosa del previsto.

Indietro non si torna.