Marina Granovskaia, la dama dagli occhi di ghiaccio diventata la Signora del calcio
Sguardo di ghiaccio, fermezza, potere e un alone di mistero intorno alla sua figura: Marina Granovskaia è da anni il braccio destro del numero uno del Chelsea Roman Abramovich ma, nonostante questo, di lei si sa poco o nulla.
Nata nel 1975 a Mosca, di origini canadesi e laureata in Lingue Straniere.
Nel 1997 inizia a lavorare nella Sibneft, un’azienda petrolifera venduta poi per 10 miliardi a Gazprom, come assistente personale di Abramovich, che decide poi di portarla con sé anche al Chelsea, nel 2003.
Si ritrova così ad entrare nel consiglio d’amministrazione dei Blues nel 2013, per poi diventarne amministratrice delegata l’anno successivo con, di fatto, più potere del presidente Bruce Buck.
È la classica figura della donna in carriera che parte dal basso per poi scalare le gerarchie, fino ad arrivare a quella stanza all’ultimo piano di Chobam, dove tutto passa dalla sua figura.
Non esiste scelta, decisione, trattativa o accordo che si concludano senza che lei dia il suo assenso.
Riesce ad essere contemporaneamente sia il braccio che la mente del Chelsea.
Una donna risoluta, ferma e, soprattutto, di una riservatezza pari a quella dei più importanti dossier dei servizi segreti di una qualsiasi nazione.
Non ha Facebook, Twitter o Instagram. Ha chiuso ogni profilo social nel 2007 e mai rilasciato alcuna intervista.
Le uniche dichiarazioni pubbliche sono quelle di presentazione dei nuovi giocatori o tecnici.
Per il resto, non si contano apparizioni, oltre quelle in tribuna a Stamford Bridge.
Forbes l’ha inserita al quinto posto tra le 100 donne più influenti del mondo dello sport, per il Times, invece, è la donna più potente del mondo del calcio.
Abramovich si fida ciecamente di lei e i fatti, fin qui, gli hanno dato ragione.
La Zarina del Chelsea riesce infatti a gestire quasi ogni aspetto del club, dal calciomercato ai rapporti interni con calciatori e allenatori.
Il tutto con estremo rigore e determinazione.
Se le sue condizioni non vanno bene, la porta è quella.
Basti pensare alle discussioni con Antonio Conte sulla buonuscita, a Luis Enrique definito “arrogante” o a ciò che si racconta riguardo John Terry.
L’allora Capitano e bandiera dei Blues tentennava sul rinnovo. Marina lo ha convocato mettendogli il contratto sul tavolo ed esordendo con un pacatissimo “O firmi, o ti levi dalle palle”. Così Terry, uno che non le ha mai mandate a dire, firmò.
“Marina è una persona chiara, non c’è bisogno di 10 telefonate o 15 mail per dire qualcosa. Va dritta al punto”, dichiarò l’agente di Zouma dopo che nel 2014 il suo acquisto fu completato in poche ore.
E sempre a lei va imputato il ritorno a Londra di Mourinho, essendo riuscita a ricomporre le crepe che si erano create nel rapporto tra lo Special One e Abramovich.
Essere donna nel mondo del calcio, spesso, non è facile. Marina Granovskaia, al contrario, è rispettata ovunque e da chiunque.
Ha voce in capitolo su tutto e un’attitudine totale al lavoro e alla programmazione, tanto da ideare nel 2012 il famoso sistema di prestiti dei Blues.
Il progetto, chiamato “on loan program” e affidato all’ex calciatore del Chelsea Eddie Newton, consiste nel far crescere potenziali nuovi talenti in altri campionati europei.
Se dimostrano di poter stare al Chelsea tornano alla base, come è stato per Mount, Abraham e Zouma. Altrimenti vengono ceduti per iscrivere plusvalenze a bilancio.
Ed è proprio questo il motivo per cui tra Chelsea e Vitesse (società controllata da Alexander Chigirinsky, uomo di fiducia di Abramovich) si svolgono in continuazione operazioni di mercato. E anche in Olanda nulla si muove prima che arrivi il sì definitivo da Londra.
La potenza di una donna di questo calibro viene fuori prepotentemente se si poi pensa agli ultimi anni.
Nel 2017 è riuscita a chiudere la miglior sponsorizzazione nella storia del club: addio ad Adidas e benvenuta alla Nike e ai suoi 60 milioni di sterline a stagione fino al 2032.
Nonostante il blocco del mercato per due anni a causa di irregolarità nei trasferimenti di giocatori minorenni e la successiva pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero, il Chelsea non ha minimamente perso la sua forza contrattuale ed economica.
Sono arrivati risultati in ogni campo: ultimo, in ordine di tempo, la vittoria della Champions League a maggio contro il Manchester City.
Temuta e rispettata, misteriosa ed autoritaria.
Marina Granovskaia è, senza ombra di dubbio alcuno, una delle migliori CEO del mondo del calcio oltre che, di fatto, il potere del Chelsea.
E pensare un suo insegnante del liceo, rintracciato dal Daily Mail, dichiarò che la ricordava come “una studentessa senza particolari picchi o qualità evidenti”.
Lidia Ludovisi