Maradona chiama Batistuta al Gimnasia La Plata, ma il ‘Re Leone’ rifiuta: “Grazie, ma devo operarmi”.
Storia di una collaborazione mai iniziata e che sarebbe stata senza dubbio molto interessante, sia dal punto di vista strettamente calcistico che dal punto di vista umano.
Parliamo naturalmente della “chiamata” del mitico Pibe De Oro, Diego Armando Maradona – neo allenatore del Gimnasia y Esgrima La Plata, squadra che milita Primera División, massima serie del campionato argentino – all’altrettanto mitico Re Leone Gabriel Omar Batistuta, come suo possibile uomo di fiducia.
Il cinquantottenne campionissimo argentino si è nuovamente messo in gioco come allenatore accettando di guidare la suddetta squadra argentina che attualmente naviga in cattivissime acque, essendo ultima in classifica. Giorni fa ha contattato l’ex asso di Fiorentina e Roma degli anni a cavallo tra il 1991 e il 2003 (salvo la breve parentesi nell’Inter) per averlo come suo uomo di fiducia in questa sfida sicuramente ardita, vista la posizione in classifica del Gimnasia.
Purtroppo però non tutte le belle storie – o meglio, quelle che potrebbero esserlo – sono destinate a un lieto fine.
Il ‘Re Leone’, infatti, si è visto costretto a rifiutare l’allettante offerta di ‘D10S’: il 17 settembre ha in programma un intervento chirurgico per il posizionamento della protesi della caviglia che non gli permette di camminare agilmente.
Batistuta ha ringraziato Maradona anche pubblicamente, con un tweet postato il 5 settembre:
“Voglio ringraziare Diego Maradona per la proposta che stavo aspettando da molto tempo. Purtroppo il 17/9 a Basilea, in Svizzera, ho programmato l’intervento chirurgico per il posizionamento della mia protesi alla caviglia che praticamente non mi permette di camminare. Ti auguro il meglio con fervore!!!”
Quiero agradecerle a Diego Maradona el ofrecimiento que hace mucho estaba esperando. Lamentablemente el 17/9 en Basilea Suiza tengo la cirugía programada para la colocación de la prótesis de mi tobillo que prácticamente no me permite caminar. Le deseo fervientemente lo mejor !!!
— Gabriel Batistuta (@GBatistutaOK) September 4, 2019
Parole sentite quelle rivolte dal fortissimo attaccante argentino al suo prestigioso connazionale: segno evidente di una profonda stima professionale.
Sarebbe sicuramente stato un gran bello spettacolo, diciamo la verità, vedere questi due signorotti che hanno fatto la storia del calcio chiacchierare in panchina, lanciarsi occhiate complici, esultare per un gol, portare alla salvezza la squadra presa a carico.
Già visto così, sarebbe di un romantico…
Se poi ci mettiamo la componente ultra-affettiva che lega il calcio italico a questi due bastioni del pallone, allora diventa tutto uno scintillante Amarcord dei manti erbosi di tutta la penisola.
Maradona… Che dire di lui, delle sue magie, del suo essere un genio pieno di sregolatezze dalle quali magari discostarsi per dare un giudizio meramente sportivo. Il suo Napoli ha visto i fasti mai visti prima principalmente con lui e ne conserva un ricordo talmente forte da essere quasi degno di venerazione alla stregua di San Gennaro. Portento sportivo e uomo dalle mille avventure/disavventure personali, ha collezionato già sei esperienze da allenatore, una delle quali da Mister della Nazionale argentina.
Non sarà facile il suo compito ma El Pibe De Oro potrebbe riservarci delle sorprese inaspettate su quella panchina. Non a caso, durante la presentazione, ha caricato al massimo la tifoseria, come dimostrano le sue dichiarazioni:
“Sarò presente a tutti gli allenamenti, a differenza di quanto dicono alcuni giornalisti. Perché chi non si allena poi non gioca. Io chiedo ai nostri giocatori di dare la vita per voi. Domenica ci giocheremo la vita. Voi siete quelli che ci faranno vincere le partite, e le vinceremo. Questa squadra sarà un esempio, io non sono un mago, mi piace lavorare e guadagnare correndo, come ho fatto per tutta la mia vita”.
Ecco, il Maradona leone è questo. Come leone – o meglio Re Leone – è stato l’inimitabile e inconfondibile Batistuta: con i suoi occhi chiari, i capelli al vento, la barba o il pizzetto a seconda del periodo storico. Quell’esultanza celeberrima con la smitragliata, giudicata poi sgradita perché troppo violenta, o quello strabiliante “Irina, ti amo!”, urlato alla telecamera e dedicato alla moglie, dopo aver segnato su punizione al Milan, nella sfida del 1996 che valse ai viola la Supercoppa italiana (2-1, doppietta proprio di Batistuta). Peccato che poi, a proposito di mancati lieto fine, i due si siano separati…
Storie d’amore che non vanno in porto o non attraccano nel porto della felicità.
Si, sarebbe stato bello vederli insieme da attempatelli ancora in pista: in un mondo, quello del calcio attuale, contornato da poca poesia e troppi tatuaggi, poche bandiere e tanti social network.
Un calcio in cui la bellezza pare, ahimè, sfiorita sotto i colpi del business, delle polemiche, della tecnologia ultra sicura che ha tolto quel velo di sintomatico mistero che rendeva il tutto – forse – anche più affascinante.
Ad entrambi auguriamo il meglio, sia professionalmente che nella vita privata: magari continuando ad immaginare una “Soccer love story” a lieto fine.
Simona Cannaò