Manuel Lazzari, classe 1993, la sua è una storia di un ragazzo di provincia che si ritrova a giocare nella prima squadra della Capitale.
Non siamo di fronte, quindi, ai grandi big patinati… Dai servizi fotografici pagati a peso d’oro.
Manuel è un ragazzo comune.
Anzi, fuori dal comune, per gli standard a cui siamo abituati oggi, ha il sacrificio e la devozione al proprio mestiere: giocare a calcio.
E lui, probabilmente, conosce alla lettera il senso del testo “La leva calcistica della classe 68”, perché a leggere la sua storia viene subito da pensare:
“Sole sul tetto dei palazzi in costruzione, sole che batte sul campo di pallone e terra e polvere che tira vento e poi magari piove”.
Perché lui si è fatto grande calcando i campi delle serie minori, quei campi mal messi, dove si gioca sporco con i tacchetti in vista e ci si sporca di fango.
Quelli che ancora conservano lo spirito del calcio.
Manuel Lazzari, forse, è ancora un protagonista romantico del calcio.
Si è dato da fare, e a forza di correre sulla fascia, si è costruito il solco nella serie che conta.
La sua, però, non è una storia facile… anzi, da giovanissimo, voleva mollare ma incoraggiato dai propri cari va avanti nella sua strada.
Così, prima nel 2018 arriva la sua convocazione in Nazionale e poi, nel 2019, approda alla Lazio.
Nel mezzo, la sua militanza nella Spal.
Tale circostanza, indubbiamente, lo aiuta a mettersi in mostra ed a condurre la squadra di Ferrara alla salvezza.
Alla Lazio si fa notare, andando a coprire una fascia – quella destra – fortemente indebolita.
Pian piano, il ragazzo, si fa strada diventando uomo ed acquisendo quella mentalità da grande; frutto anche della lunga esperienza sui campi di provincia.
Oggi gioca titolare e ha già vinto due trofei.
Inizia a guadagnarsi la stima dei tifosi.
Il suo futuro fa ben sperare…
Annalisa Bernardini