Dall’1-1 al Dall’Ara – da esordiente nella massima serie- contro il Cagliari, all’1-1 da ct contro la Polonia: questi sono i due apici della carriera di mister Roberto Mancini.
Sono trascorsi esattamente trentasette anni da quando, il 13 settembre del 1981, il tecnico rossoblù, Burgnich, decise di lanciare quel calciatore appena sedicenne che scalpitava in panchina, non sapendo che da quel momento si sarebbe aperto un percorso di successi per quel ragazzo.
Durante quella stagione Mancini collezionò altre 29 presenze, con un score personale di 9 reti realizzate e raccogliendo le attenzioni dei tanti alle quali, neppure lui, seppe resistere.
Nell’estate 1982/83 il passaggio alla Sampdoria lo ha segnato: i blucerchiati sono stati la sua casa fino al 1997, con 584 presenze e diciassette gol all’attivo, sino al trasferimento in maglia biancoceleste con l’approdo a Roma.
Poi l’esperienze breve al Leicester prima di appendere gli scarpini al chiodo e cominciare una nuova parentesi gloriosa da allenatore.
Adesso stare in panchina non scotta più come da calciatore e dopo aver vinto complessivamente alla guida di Fiorentina, Inter, Lazio, Manchester City e Galatasaray tre campionati italiani e uno inglese, quattro Coppe tricolore e due Super Coppa – una coppa turca e una in Gran Bretagna–, il nuovo capitolo della vita professionale di Mancini è tutto azzurro.
Dopo 37 anni da quel lontano ormai 1981, il Dall’Ara lo ha riabbracciato a 53 anni, da CT.
Chiara Vernini