Ci sarebbe stato molto di cui parlare circa questa prima giornata di Serie A: il condottiero Conte, la doppietta di Immobile, Becao bestia nera del Milan…
Ma chi ama veramente il calcio sa che in questo sport spesso e volentieri non conta solo ciò che succede in mezzo al campo.
Il Bologna contro l’Hellas non ha giocato una gara brillante, terminata poi in pareggio, ma sicuramente aveva l’asso nella manica che tutta Italia gli ha invidiato: Sinisa Mihajlovic.
L’allenatore bolognese non seguiva da vicino la sua squadra da quaranta giorni, impegnato in una battaglia molto più importante contro un avversario complicato come la leucemia.
Quando un uomo ha lo spessore morale e la forza di Sinisa Mihajlovic è la malattia ad avere paura di lui.
La cura ha lasciato subito dei segni sul coach del Bologna, visibilmente più magro, ma non gli ha impedito di correre dai suoi ragazzi per la prima gara della stagione.
E’ arrivato di sera a Verona, poco dopo il resto della squadra, portando una gioia e una grinta più che necessarie allo staff rossoblù.
Il Bentegodi intero ha accolto l’entrata in campo di mister Sinisa in piedi e con un sonoro applauso, facendosi portavoce di migliaia di tifosi in tutta Italia.
Nessuna mascherina a coprire il viso, la tensione allentata dal solito sarcasmo quando si parla della sua forma fisica; niente può distogliere Mihajlovic dalla guida della sua squadra, che ha seguito quasi in tempo reale nella sua stanza d’ospedale in queste settimane.
Hellas Verona-Bologna non è stata una gara piena di goal né uno scandalo arbitrale, ma fa parlare di sé perché esprime la vera essenza del calcio.
Essenza incarnata da Sinisa Mihajlovic, che per amore e rispetto verso la sua squadra sa tenerne le redini anche mentre lotta come un leone.
La partita più importante resta quella per la vita e nel giocarla Mihajlovic è un vero campione.
Federica Vitali