Nel vibrante scenario del calcio italiano, due allenatori emergono per le loro visioni distinte ed innovative: Gian Piero Gasperini e Raffaele Palladino.
Mentre uno rappresenta l’esperienza consolidata e la trasformazione di una squadra di provincia in una potenza del calcio europeo, l’altro incarna la freschezza di un approccio moderno e dinamico, capace di sorprendere i più scettici.
Il tecnico dell’Atalanta è stato, inoltre, nominato dalla Lega Serie A come Allenatore del mese di novembre, e verrà premiato il prossimo 22 dicembre. Questo il commento dell’amministratore delegato della Lega Serie A Luigi De Siervo:
“Il mese di novembre dell’Atalanta di Gasperini è stato semplicemente perfetto, con 4 vittorie su 4 gare, tra le quali il 3-0 in casa della capolista Napoli e il successo in trasferta a Roma”.
Di Siervo ha poi proseguito così:
“Il club bergamasco è ormai una realtà consolidata a livello nazionale ed europeo. […] Gasperini si conferma il direttore perfetto, un maestro che insegna calcio e che riesce sempre a ottenere il meglio dai suoi calciatori“.
È un dato di fatto che la nostra Serie A sia ormai ben composta da coloro che hanno collaborato con lui o sono stati allenati dal tecnico piemontese. Ritroviamo Juric e Thiago Motta, ma soprattutto Raffaele Palladino, attuale allenatore di una strabiliante Fiorentina.
L’allievo e il maestro: la storia più antica del mondo, una storia che li lega inverosimilmente.
Tuttavia, prima di scoprire il perché, conosciamo meglio il percorso dei due allenatori.
Gasperini, classe ‘58, è ormai un allenatore apprezzato, capace di consolidare il proprio nome e le proprie visioni di gioco, non solo a livello nazionale, ma anche a livello internazionale.
Alla vigilia di Liverpool-Atalanta, dello scorso aprile (finita 0-3), Jurgen Klopp esaltò Gian Piero Gasperini:
“Sta facendo un lavoro straordinario lì. Ho studiato molto l’Atalanta ed il suo allenatore, che apprezzo tanto. Del suo lavoro apprezzo la consistenza, le idee chiare, arrivarci tramite uno sviluppo di gioco preciso. La sua squadra ha una continuità incredibile e un’anima ben visibile, è questo che mi piace. Gasperini è un allenatore incredibile che rispetto molto”.
Arrivato a Bergamo nel 2016, dopo una lunga trafila di squadre (Crotone, Genoa, Inter e Palermo), è riuscito a far giocare l’Atalanta in modo coraggioso, moderno e con saldi principi di gioco. Parliamo dell’aggressività di pressing, le strette marcature a uomo e la libertà che viene data ai suoi giocatori, coinvolgendo tutti per le azioni offensive.
Il Guardian, il noto quotidiano britannico, disse nel 2020 che era “una delle squadre più divertenti al mondo”.
Una squadra, l’Atalanta, che Gasperini è riuscito a riprendere, un po’ rotta e arrugginita (aveva finito la stagione al 13° posto).
Certo, l’inizio non fu semplice, perché perse 4 delle prime 5 partite, ma la dirigenza lo confermò. E fece bene la sua scelta. Alla fine dello stesso campionato, arrivò quarta, miglior piazzamento della sua storia. Da squadra provinciale, ribattezzata poi “la Cenerentola d’Europa”, a grande tra le grandi.
Dal suo arrivo, la squadra ha raggiunto traguardi straordinari, partecipando regolarmente alla Champions League e alla Europa League. La stagione 2019-2020 è stata particolarmente significativa, culminando in un cammino straordinario in Champions League, con la squadra che ha raggiunto i quarti di finale. E soprattutto la vittoria dell’Europa League nella scorsa stagione, contro il Bayer Leverkusen.
Dall’altra parte, Raffaele Palladino, è alla sua seconda esperienza come allenatore, iniziata nel 2019 nelle giovanili del Monza.
ùL’ex attaccante campano è poi arrivato in Serie A, passando per la primavera del club biancorosso, prima di essere scelto come post-Italiano, sulla panchina della Fiorentina.
Una Fiorentina che sta stupendo tutti, viste le 8 vittorie consecutive in campionato, cosa che successe solo nel 1960, non contando i 5 clean sheet.
Un lavoro, quello di Palladino, nel segno del Gasp, che fu il suo allenatore al Genoa:
“Lo conosco da quando aveva 17 anni, è una storia lunga. Da giocatore era forte ma poteva fare una carriera ancora migliore, mentre da allenatore è un predestinato. E’ riuscito a entrare nella testa dei giocatori in un modo incredibile: è un qualcosa che non compri al supermercato, o ce l’hai o non ce l’hai. E’ un tecnico di assoluto livello, destinato ad allenare grandi squadre.”
Queste le parole di Gasperini, mentre Palladino ha voluto replicare così:
“Ho preso tanto da Gasp, per esempio la capacità della mia squadra di essere in grado di attaccare l’avversario molto in alto. Non è facile spiegarlo, né insegnarlo sul campo. E Gasperini è stato il mio maestro a Genova. Lui ha partecipato a rivoluzionare il calcio. Tutti dicevano che non era possibile giocare a tre. Lui lo ha fatto”.
Il maestro e l’allievo, la ricerca della perfezione, del dettaglio perfetto che fa la differenza. Quella linea sottilissima che è capace di far riprodurre ciò che si vede, ciò che si apprende, così, senza neanche saperlo spiegare. Entrambi con motivazioni altissime, voglia di arrivare in alto, di vincere.
Vediamo come le loro visioni tattiche si intersecano e si completano.
La filosofia di gioco di Gasperini si basa su un approccio offensivo e costante. Palladino, ispirato da questa mentalità aggressiva, ha implementato un sistema simile nelle sue squadre, incoraggiando i giocatori a muoversi rapidamente e a mantenere alta l’intensità in fase offensiva.
Una delle principali caratteristiche del gioco di Gasperini è la pressione alta e il recupero veloce della palla, elementi che sono diventati fondamentali per l’Atalanta. Palladino ha appreso questa lezione, mettendo in pratica una strategia di pressing continuo che permette alla sua squadra di dominare il possesso e di costringere gli avversari a commettere errori.
Gasperini è noto per la sua capacità di modificare le tattiche in base all’avversario, mantenendo sempre fede alla sua filosofia di gioco propositivo. Palladino, dal canto suo, ha dimostrato una simile versatilità, adattando le formazioni e le strategie in modo flessibile per affrontare diverse situazioni di gioco.
Entrambi gli allenatori condividono la capacità di scoprire e valorizzare giovani talenti. Gasperini ha fatto emergere numerosi giovani promettenti, trasformandoli in protagonisti del calcio internazionale. Palladino, seguendo le orme del suo mentore, ha dato spazio ai giovani nella sua rosa, incoraggiandoli a svilupparsi e a crescere all’interno del sistema della prima squadra.
Gasperini è rinomato per la sua abilità nel creare un ambiente di lavoro positivo e competitivo, mantenendo alta la motivazione dei suoi giocatori. Palladino ha dimostrato una gestione umana e motivazionale altrettanto efficace, riuscendo a costruire una squadra coesa e determinata.
Del resto, c’è una semplice frase che può riassumere tutto: l’allievo supera il maestro. Sarò questo il loro caso? Lasciamolo decidere al campo.
Rosaria Picale