Si dice che bisogna toccare il fondo per risalire.
Il fondo può essere quello di una bottiglia con un dito di latte: il fondo, per un bambino di origine congolese che vive nei sobborghi degradati di Anversa, vedere la mamma piangere perché costretta ad allungare il rimasuglio con l’acqua, per fare durare più a lungo quel liquido annacquato nel quale intingere croste di pane.
Assoluta miseria, fame e degrado che hanno spinto quel bambino risoluto e dalla straordinaria forza di volontà a promettere a se stesso e alla sua famiglia che sarebbe riuscito a riscattarsi, a riscattarli.
A riscattare la sua esistenza.
(immagine the irish time)
Fino a diventare l’autore di una doppietta ai Mondiali di Russia che ha permesso alla sua Nazionale belga di liquidare il Panama.
Romelu Lukaku è la dimostrazione di quanto un sogno rincorso con tenacia e caparbietà possa sovvertire un destino avverso. Lui, che si era giurato di diventare un giorno parte della storia del calcio belga, l’altra sera con la clamorosa doppietta è diventato uno degli attaccanti più forti della Nazionale dei Diavoli Rossi e del Manchester United, la squadra nella quale gioca.
Ha appena sedici anni quando firma il suo primo contratto da professionista nelle giovanili dell’Anderlecht, relegato inizialmente spesso in panchina; almeno sino a quando Romelu non sfida l’allenatore promettendo di fare 25 gol in un breve lasso di tempo: “Raggiunsi 25 gol un mese prima della scadenza pattuita – racconterà in un’ intervista – mai scherzare con un ragazzo affamato!”.
Diventato presto titolare della prima squadra con una raffica di gol di tutto rispetto, i grandi club iniziano ad attenzionarlo, primo fra tutti il Chelsea che lo recluta.
La sua consacrazione avviene nel 2015, quando in prestito a varie squadre di seconda fascia, diventa il giocatore più giovane a superare i cinquanta gol nel campionato inglese; il Manchester di Josè Mourinho non ha dubbi sul fatto di volersi assicurare questo fuoriclasse dell’attacco e lo riscatta con la cifra record di 90 milioni di sterline.
Della sua infanzia terribile conserva, non a caso proprio sul frigorifero, una fotografia di famiglia: “Mi ricorda ogni giorno le sofferenze che abbiamo dovuto attraversare – ha dichiarato sovente – di quando in caso schivavo i topi e giurai che un giorno tutto questo sarebbe finito”.
Finito nel migliore dei modi, con un dribbling inarrestabile verso la porta avversaria.
Silvia Sanmory
(immagine copertina foxsports)