L’Uefa avverte il Milan: attento Diavolo, in ballo c’è il fair play finanziario

Andrea Traverso, Managing director, Financial sustainability & research della Uefa, alla “Gazzetta dello Sport” ha messo in guardia il Diavolo.

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Il Milan sta vivendo un momento magico, la nuova società sta facendo sognare i tifosi rossoneri grazie a un mercato strabiliante, con Fassone e Mirabelli che potrebbero aggiudicarsi il premio di “re del mercato 2017”, per gli importanti colpi di mercato messi a segno negli ultimi mesi. Una rosa completamente rinnovata e pronta a dare battaglia alle avversarie, sia in Italia che (finalmente) in Europa, una favola. Ma come in tutte le fiabe che si rispettino, esiste un guastafeste. Nel nostro caso non si tratta di una strega, di un drago o di un qualunque mostro che metta i bastoni tra le ruote ai protagonisti, ma di un ente molto importante: la Uefa.  Eh si, perché la federazione ha ammonito la società per come sta conducendo il mercato in termini economici, in gioco c’è il fair play finanziario e non è poco. Andrea Traverso, Managing director, Financial sustainability & research della Uefa, alla “Gazzetta dello Sport” ha messo in guardia il Diavolo:

“Nessun club gode di eccezioni, ma il fair play fa i controlli a posteriori. Non possiamo dire cosa fare e cosa no: ognuno è libero, poi ci sono conseguenze. Certo il Milan non può fare quello che vuole: se compra è perché prevede un rientro. Il voluntary è per nuovi azionisti: 4 anni per sistemare i conti invece di 3. Le società devono muoversi sulla strada del risanamento. Se vanno all’opposto, l’Uefa farà le valutazioni. Se non ci sono le condizioni, il voluntary può non essere concesso. Non conosciamo i conti nel dettaglio perché i trasferimenti andranno a bilancio nel 2018.

Nonostante questo, Traverso è positivo: “Siamo soddisfatti del fair playIn questi anni abbiamo raggiunto risultati insperati: nel 2010 il calcio perdeva 1,7 miliardi, ora siamo sotto 300 milioni. Il sistema cresce, è sostenibile finanziariamente. Ma negli ultimi due anni qualcosa è imprevedibilmente cambiato. Ricchi sempre più ricchi e poveri. Il mondo va in quella direzione, il calcio non fa eccezione. Ma non è un’industria come le altre: serve competizione. Raggiunto l’obiettivo della sostenibilità, ora c’è quello della competizione nei tornei, della riduzione della forbice per dare equilibrio”.

Per quanto riguarda i cugini dell’Inter: “Capisco sia una situazione difficile da spiegare per le differenze fra Inter e Milan. Ma una, il Milan, non era nelle coppe e quindi non era soggetta al fair play, l’altra, l’Inter, sì. Poi quando ti qualifichi devi rispettare le regole. Il mercato non è finito, le somme si tirano alla fine”. Se le milanesi sono sotto controllo, Manchester City e PSG possono dormire sonni tranquilli, perché hanno rispettato l’accordo e hanno ricavi enormi, quindi possono agire. Le regole sono uguali per tutti. Se un club acquista, presumiamo abbia fatto i conti. In caso contrario sarà punito. Non è questione di sceicchi, è che ci sono mercati che dieci anni fa hanno investito e mercati senza visione che ora sono in difficoltà. Le tv pagano alla Premier 3,3 miliardi. L’Italia è cresciuta più lentamente di Inghilterra, Germania, Spagna. Se prevalgono logiche individuali, se non si fa il salto di qualità delegando a un manager gli obiettivi, il sistema non va“.

Barbara Roviello Ghiringhelli