Essere donna, nel mondo del calcio, spesso non è facile per nessuno.
Non lo è nemmeno se sei la figlia di un ex patron di uno storico club della Serie A, anzi, potrebbe essere ancora più difficile…
E così è stato per Ludovica Mantovani.
Sin da piccola addentrata nel mondo del calcio, cresciuta come si suol dire a “pane e pallone” e diventata grande con la voglia di lasciare un’impronta.
Un cognome pesante da portare sulle spalle, l’interesse per il calcio femminile e l’immensa dedizione di chi, le cose, vuole provare a cambiarle per davvero.
Così, da “semplice” figlia di Paolo Mantovani (ex Presidente della Sampdoria dei Sette Trofei), Ludovica, inizia la sua scalata in una dimensione calcistica dove, di donne, se ne vedono ben poche (e quelle poche, lo spazio, se lo devono guadagnare giorno dopo giorno con immenso sudore).
Ha iniziato tramite eventi e sempre con l’attenzione a sensibilizzare il più possibile sulla divisione femminile.
Fino a diventare esperta del settore, dell’organizzazione e delle pubbliche relazioni tramite la gestione del rinomato Trofeo Alberto Ravano, torneo ideato dal padre – oggi diventato il più importante evento polisportivo a livello scolastico in Italia – .
E con questa storica iniziativa, molto cara a Genova e alla Liguria tutta, “le ossa” se le è fatte molto bene.
Tanto che nemmeno davanti all’attuale patron dei blucerchiati, Massimo Ferrero, ha indietreggiato di un centimetro.
Era il 2016 quando, il giorno della finale del Torneo Ravano, Ferrero si lasciò andare a comportamenti e affermazioni discutibili: “Nun ce vedete più. Il Ravano è bello ma l’organizzazione va rivista, siamo comunque felici per questo torneo”, disse portando via i suoi calciatori (presenti all’evento) a cui i bambini stavano chiedendo foto e autografi.
La Mantovani non se lo è lasciato ripetere due volte: “Il Ravano è i bambini che vanno via felici, non un presidente che si vuol fare bello con una polemica”.
Negli anni successivi, il lavoro con Football Avenue, nel settore della promozione degli aspetti mediatici del calcio, la chiusura di partnership, individuazione di nuovi programmi e valorizzazione delle strutture.
Importantissimo è stato il progetto allo Juventus Stadium, dove sono state messe a confronto realtà di Serie A, Serie B e Lega Pro e si è data prova di come, quegli stadi che nel fine settimana ospitano il campionato italiano, negli altri giorni della settimana possano essere teatro anche di ben altro.
L’ottimo lavoro negli anni di Ludovica Mantovani non è di certo passato inosservato ai piani alti, tanto da essere eletta in FGIC, il 2 settembre del 2019, come Presidente della Divisione Calcio Femminile.
Un lavoro proficuo, il suo, nell’ambito della diffusione ed espansione del calcio femminile, tanto da essere riconfermata ad aprile 2021 per un secondo mandato.
Tra i suoi ultimi “banchi di lavoro” la possibilità, concreta, che alcune gare si possano giocare negli stadi che solitamente ospitano le formazioni maschili, compatibilmente con calendari ed impegni.
Il più grande traguardo? Sicuramente quello ottenuto in estate: il calcio femminile primo sport italiano delle donne a diventare professionista in Italia.
Accade dalla stagione 2022/2023 e permette alle squadre di poter gestire i trasferimenti con i campionati professionistici esteri, oltre che fornire finalmente maggiori tutele per le atlete.
La Presidente, Ludovica Mantovani al #SFSRoma2019
🗣Il calcio femminile deve essere raccontato. È un movimento pieno di belle storie, una rete di migliaia di bambine che sognano di diventare #RagazzeMondiali. Con @TIM_vision stiamo lavorando per trasmettere queste emozioni. pic.twitter.com/2aXuLSKQlR— FIGC Calcio Femminile (@FIGCfemminile) November 20, 2019
Se normalmente, i cognomi importanti portano responsabilità di un certo tipo, lo stesso non si può dire in questo caso.
Perché Ludovica Mantovani, invece di sentire il peso del suo cognome e della storia della sua famiglia, ha preso quanto di più bello e importante un uomo lungimirante come il padre gli abbia lasciato e insegnato, per poi metterlo in pratica e cambiare parte del sistema in concreto.
L’auspicio non può essere altro che la strada tracciata sia solamente all’inizio.
La certezza, invece, è che non parliamo più solo della “figlia di Paolo Mantovani”, bensì di una Donna che il mondo del calcio, lavorando su quello femminile, lo sta provando a rivoluzionare per davvero.
Lidia Ludovisi