L’orgoglio non basta: un Napoli temerario si inchina al Real Madrid

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E’ finita. Triplice fischio ed è game over al San Paolo. L’anno scorso c’era il Pipita, adesso guai a nominarlo perché a Napoli quel numero 9 è nient’altro che un brutto ricordo, quel numero 9 falso come non mai e non calcisticamente parlando. Da un 9 falso a un falso nueve e con l’infortunio di Milik sul quale il Napoli di Sarri aveva riposto tutte – o quasi – le sue speranze di goleada, è venuto fuori un belga fino ad allora non poi così gettonato. Non quanto Higuain o Milik almeno.

E’ bastato arruolarlo diversamente per farlo esplodere e lui, che come di consueto ha fatto esplodere non solo Fuorigrotta ma tutta Napoli e gran parte della Campania, non solo sabato scorso contro la Roma, con la doppietta della vittoria; Dries Mertens, centrale della triade d’attacco, riceve da Hamsik un perfetto taglio dopo la cavalcata di Lorenzo Insigne – autore della rete del 3-1 del match d’andata – segnando ancora una volta e stavolta contro i campioni d’Europa sotto gli occhi del suo popolo.

Napoli's Dries Mertens jubilates after scoring the goal during the UEFA Champions League round of 16 second leg soccer match SSC Napoli vs Real Madrid CF at San Paolo stadium in Naples, Italy, 07 March 2017. ANSA/CIRO FUSCO

Non è bastato Mertens, tantomeno Reina, né il gioco di squadra, la sintonia di gruppo o il San Paolo stra-colmo, non è bastato aver organizzato la partita, ben giocata tatticamente tra l’altro, perché alla fine gli azzurri sono crollati accusando il primo, il secondo (complice un rimpallo su Mertens) e pure il terzo gol dei blancos e alla fine è game over: i partenopei sono fuori dal cammino Champions.

Insomma, diciamoci la verità, un evento come Napoli – Real Madrid è difficile perderselo e quasi tutti, simpatizzanti per i partenopei o per i blancos poco importa, eravamo incollati ai pc, ai tablet o ai cari vecchi amici televisori motivo per cui, spiegarvi come è andata ritengo sia superfluo. Piuttosto c’è da dire qualcos’altro. De Laurentiis (simpatico o no) nel post partita ha fatto alcune dichiarazioni – più o meno opinabili e più o meno contestabili (come tutte le dichiarazioni del mondo, sia chiaro) che possano sembrare folli quanto azzardate, specie quando si riferisce al buon gioco espresso dal Napoli. Le polemiche, tipico ingrediente all’italiana, non mancano mai e come tali neppure i dibattiti che ne scaturiscono ma, taglia e cuci a parte, che il Napoli sia sceso in campo con grinta, cuore e tecnica è un dato di fatto assodato e inequivocabile. I partenopei sanno esprimere un buon gioco e lo sappiamo sebbene la sconfitta incassata contro la Juve aveva fatto pullulare critiche e dubbi, ma  il Napoli sa creare gioco, sa costruire l’azione e, per quanto talvolta macchinosa, sa sfruttare i propri uomini al fine di creare quella sorta di meccanismo collettivo ben ingegnato. Nel calcio, però, non sempre questo basta, non sempre vince chi gioca bene. Vince chi sa fare gol e se ci metti che nel marchingegno partenopeo qualche rotella difensiva andrebbe aggiustata capiamo bene che a lungo andare la discrepanza tra i singoli si inizi ad accusare. Discrepanze individuali e collettive, eh sì, perché il Napoli ha giocato da squadra ed è una squadra fatta da 11 giocatori; il Real ha giocato puntando sui singoli ed è una squadra in cui giocano 11 giocatori. La differenza è sostanziale.

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Il Napoli ha espresso calcio e su questo non ci piove; lo dice un ottimo primo tempo, il tiro da fuori di Insigne, il palo di Mertens, il gioco offensivo in sé, il pressing intenso e il baricentro alto. Il Real è individualista, egoista e dorme sogni tranquilli facendo un po’ tesoro di quanto accaduto all’andata attendendo il calo fisiologico del Napoli. Sotto tono i blancos? Forse. Di certo lontani dal concetto di calcio spettacolo, emblematici i goal che parlano da sé. Primo e secondo gol da calcio piazzato e a  insaccarla il solito Ramos, l’incubo degli avversari nelle palle inattive e l’unico a rendersi veramente decisivo. D’altronde sono un po’ tutti troppo scugnizzell accanto al capitano blancos e allora, come si fa a contenerlo in altezza? Magari pensare alla marcatura un po’ in anticipo avrebbe potuto limitare i danni; quello che fa più male è il gol del 1-3, sarà anche il passato bianconero a incrementare il fastidio o semplicemente perché è il gol che evidenzia le lacune dei partenopei che peccano di difesa, marcando a zona perdono di vista l’avversario.

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Stiamo ancora chiedendoci cosa sia andato o meno, se si tratta di meriti di una o demeriti dell’altra squadra, di certo è che il Napoli forse non meritava di insaccare 6 goal tra andata e ritorno, specie ieri sera ma, torniamo a ribadire, nel calcio vince chi segna e con grande rammarico a vincere sono gli spagnoli. E allora, cari azzurri dal cuore grande e dal boato immenso di poter stare tra i grandi lo avete dimostrato, ora però tocca un potenziamento perché a metterci solo cuore, anima e buone intenzioni si finisce ammazzati. Se c’è una cosa che abbiamo imparato da questo Napoli è che morire è umano ma ciò che fa leggendario un semplice atto umano è l’orgoglio e la tenacia con la quale ci si imbatte nelle battaglie, mortali o meno che siano, e se l’esito finale è la morte tanto vale morire da eroi combattendo allo stremo, fino all’ultimo respiro e allora la morte sarà meno dolorosa quando al calare del sipario è standing ovation.

 

Egle Patané