La curiosa coincidenza delle squadre in cui ha militato Diego Armando Maradona, che hanno conquistato coppe e titoli.
Niente da fare! Quel “Non è vero ma ci credo”, di defilippiana memoria (sponda Peppino), non applicato necessariamente alla sola scaramanzia, aleggia così leggiadro anche nel mondo del calcio, da far pensare che il destino ci metta ogni tanto mano e zampino.
Che oggi il pallone sia un universo permeato di soldi, potere, pubblicità, diritti televisivi, baracche, burattini e pupari, è chiaro a tutti ma forse tutta questa chiarezza qualche volta fa perdere di vista la bellezza del gioco stesso e di quella magia che ruota attorno al pallone e alle sue storie.
Non è passato inosservato infatti, quanto ultimamente accaduto alle squadre in cui ha giocato nientepopodimeno che il D10S, Diego Armando Maradona.
Durante questa stagione, Barcellona, Napoli, Siviglia, Boca Juniors e la nazionale argentina hanno trionfato rispettivamente ne La Liga, in Serie A, in Europa League, nella Primera División e nel mondiale qatariota.
A dare il via alle danze, proprio la nazionale albiceleste, che con il suo condottiero Lionel Messi, ha riportato dopo trentasei anni la Coppa del Mondo in Argentina, nel tanto discusso mondiale invernale in Qatar.
Poi è stata la volta dei club europei.
Il Barcellona del dopo Messi giustappunto, a digiuno di vittorie in campionato da qualche anno, si è ripreso il titolo in Spagna.
Il Napoli, i cui unici due scudetti portano la firma eterna di Diego, dopo trentatré anni si è ricucito al petto il terzo e agognato scudo con una squadra di giovani motivati e di talento, guidati dal maestro di calcio e di vita Luciano Spalletti.
Ancora il Boca Juniors, dove Diego ha giocato l’anno prima di essere acquistato proprio dalla squadra catalana, nei primi anni ’80, si è aggiudicato il campionato nazionale.
E dulcis in fundo, il famigerato Siviglia, massimo esperto di Europa League, che ha vinto ai rigori una interminabile e controversa finale contro la Roma di Mourinho.
Tutte squadre queste che hanno avuto il privilegio di veder giocare il mito assoluto del calcio di tutti i tempi, inarrivabile, eccelso ed eccessivo, unico nel suo genere, Dio e uomo del pallone, nel bene e nel male.
Casualità? Mano de D10S? Disegno divino geometrico e senza sbavature? Forse.
Ed è bello pensare a tutta questa bellezza, alle emozioni, ai festeggiamenti derivati da questi trionfi.
Lo scudetto del Napoli è stato ed è ancora festeggiato ovunque nel mondo ci sia un tifoso napoletano.
A Barcellona hanno voltato pagina dopo la lunga e vittoriosa esperienza della Pulce.
A Siviglia hanno messo in bacheca l’ennesimo trofeo europeo e in Argentina doppia festa mondiale e scudetto di una tra le più famose delle quarantatré squadre della capitale, non a caso quella in cui Maradona ha giocato da giovane.
Il calcio è bello anche per questo, per le storie che racconta, per gli uomini che si avvicendano di anno in anno in campo e in panchina, nei cuori dei tifosi e nelle annate storiche come può essere questa, nel segno del D10S, del suo piede d’oro, della sua mano contestata ma magica e divina allo stesso tempo.
Non è un caso, infatti, che nel chiostro della basilica di Santa Maria della Sanità, uno dei quartieri più popolari di Napoli, vi sia esposta l’opera “Diego!” di Elvis Spadoni, che ritrae il grande campione con attorno dei tifosi adoranti. Il sacro e l’umano illimitatamente fusi tra loro.
Il tempo di Maradona: un tempo che nel suo segno, sembra non essere terminato con la sua morte anzi, al contrario, pare essere più presente e vibrante che mai.
Simona Cannaò