Lo Stadium, Mourinho, Dybala e Bonucci: cosa resta di un pazzo mercoledì

Mourinho risponde ai tifosi della Juventus che lo avevano fischiato durante la partita. Dybala e Bonucci reagiscono da veri capitani in difesa dei loro colori

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Mourinho-Juve, ci risiamo.
Ci eravamo tanto “odiati” e continueremo a farlo.
Dopo la prima ‘lite’ con i tifosi juventini a Manchester di due settimane fa, l‘allenatore portoghese cede ancora una volta alle provocazioni della curva bianconera reagendo agli insulti.

Mourinho, infatti, dopo la vittoria del suo Manchester United in rimonta contro la Juventus, ha risposto ai tifosi bianconeri che lo avevano fischiato e offeso durante tutta la partita. Anche questa volta, l’ex interista non è riuscito a stare fermo e al triplice fischio dell’arbitro ha portato la mano all’orecchio “sfidando” i supporters biancoeri quasi a dire “Non vi sento”.

Il suo gesto ha, non solo indispettito e fatto infuriare l’intero stadio, ma anche e soprattutto i giocatori che erano ancora in campo proprio per il cosiddetto “terzo tempo”.

Leonardo Bonucci e Paulo Dybala, in primis, hanno cercato di fermare Mourinho chiedendogli spiegazioni e invitandolo a non comportarsi così.
Il portoghese, come nel suo stile, ha ignorato le parole dei due vice capitani e ha continuato a provocare il popolo bianconero.

Reazione diversa di Bonucci e Dybala alle provocazioni di Mourinho: il centrale difensivo ha provato razionalmente a fermare il portoghese e, dal labiale, pare che gli abbia detto: Ma ti pare necessario?”. Come a dire insomma, “Ma che stai facendo?”.

L’argentino, invece, più passionale, ha cominciato a gridare all’indirizzo di Mou ed è stato portato via dai compagni di squadra e dall’arbitro che ha poi fermato l’allenatore.

A fine partita, l’ex Inter si è quasi pentito della sua “sceneggiata”: “A freddo non rifarei questo gesto, ma non credo di aver offeso nessuno e sul momento mi è sembrata una risposta a tono a chi ha offeso tutta la famiglia, oltre a quella interista”.

Aldilà del gesto di Mourinho che si può condividere o meno, resta una brutta reazione di un professionista e una mancanza di rispetto nei confronti della squadra di casa e del suo allenatore che ha appena perso una gara importante.

Un tecnico del suo livello non può e non deve scendere a patti con il pubblico avversario, altrimenti ogni domenica assisteremmo a sceneggiate del genere e a giocatori e allenatori che rispondono alle provocazioni dei tifosi.

Il confine tra tifo e professionismo deve rimanere ben ampio e le reazioni di questo tipo – se proprio devono esistere – devono rimanere tra pari: tifosi con tifosi, allenatori con allenatori e giocatori con giocatori.

Anche il Sun, giornale inglese, ha criticato il comportamento di Mourinho: in prima pagina il titolo “No class” ossia “Nessuna classe” con la foto del portoghese non lascia spazio a interpretazioni.

Aldilà di tutto, quello che non è passato inosservato mercoledì sera è stata la reazione di Bonucci e Dybala. Il difensore sembra quasi non essere andato mai via: l’anno al Milan è ormai solo un ricordo e anche i tifosi juventini lo pensano.

Bonucci ha difeso più di tutti l’orgoglio della squadra, andando a calmare Mourinho e mettendoci per primo la faccia: proprio come faceva prima di andar via. Inoltre, insieme a Chiellini, è stato l’unico giocatore ad aver salutato le curve e lo stadio nonostante la sconfitta ed è stato l’ultimo a lasciare il campo.

Più passionale e veemente, invece, la reazione di Dybala che è subito corso verso Mourinho per difendere il suo orgoglio e quello della propria squadra. Una reazione da vero capitano: l’argentino continua a dimostrare che non è più un ragazzino, che non è più immaturo come un tempo, che alla maglia e ai tifosi ci tiene e farebbe di tutto per difenderli. Quest’anno, tra l’altro, Dybala ha già indossato la fascia di capitano per ben due volte, scavalcando perfino Bonucci.

Insomma, nonostante la sconfitta arrivata in maniera brutta e inaspettata, la Juventus e i suoi tifosi possono fare affidamento sul fatto che avranno sempre dei giocatori pronti a lottare per loro.

Paola Moro