Lo chiamavano Geppetto: la storia di Moreno Torricelli

Dalla falegnameria alle vittorie con la Juventus, la carriera di Torricelli è da favola ma il calcio non fa più parte della sua vita

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E’ stato uno dei migliori terzini destri italiani degli ultimi anni. Le sue caratteristiche: resistenza, grinta, tackle decisivi. Un esempio di caparbietà e  umiltà ben espresso nel suo motto: “Se vuoi tutto e subito non vai da nessuna parte. Bisogna avere la curiosità di capire perché qualcuno è più bravo di te e fare di più per diventare meglio di lui”.

Moreno Torricelli, blasonato giocatore della Juventus dal 1992 al 1998 che prima di incontrare la Vecchia Signora gioca a calcio dopo la fine del turno di lavoro. Poco più che ventenne, lavora in una piccola fabbrica di mobili in Brianza, apprezzato nel suo essere un ottimo falegname con l’hobby del calcio dopo l’orario di chiusura della ditta.

Peccato che sia solo un passatempo perché Moreno, ottimo falegname, è anche un ottimo calciatore. Al tempo Moreno milita nella Caratese, squadra brianzola di Serie D, ma su di lui molte squadre, di serie C, puntato gli occhi e il salto di categoria pare vicino.

Ma non la serie A, almeno sino all’estate del 1992 quando la Juventus avendo bisogno di alcuni giocatori prestati da squadre locali per un’amichevole contro la Pro Vercelli, recluta anche lui; Moreno indossa per la prima volta la maglia bianconera e la indosserà per sei anni consecutivi.

All’epoca il Ct della Juventus è Giovanni Trapattoni che dopo un mese di prova, impressionato dalla bravura del ragazzo, convince gli Agnelli a non lasciarsi sfuggire quel difensore talentuoso.

Moreno viene così messo sotto contratto per 80 milioni (di lire) più bonus all’anno; dopo il ritiro estivo il Trap lo inserisce in squadra come libero sulla fascia destra, diventando sin da subito titolare fisso e una colonna portante della squadra che nelle due stagioni con Trapattoni vince anche una storica Coppa Uefa.
Una carriera costellata di successi, quella di Geppetto come viene affettuosamente soprannominato da Roberto Baggio, anche quella successiva con la gestione di Marcello Lippi.

In realtà, l’inizio, tra i due, non fu dei migliori – più che altro per incompatibilità caratteriale – ma i risultati arrivarono e dal 1994 al 1996 la squadra vince lo Scudetto, la Coppa Italia, la Coppa dei Campioni, la Coppa Intercontinentale, la Supercoppa Italiana e la Supercoppa Europea. Anche nelle due stagioni successive Moreno è ancora protagonista conquistando due titoli nazionali e raggiungendo due finali di Champions.

Convocato in Nazionale per la prima volta nel 1996 da Arrigo Sacchi, parteciperà come comprimario agli Europei del 1996 e ai Mondiali del 1998.

In quel periodo Moreno saluta la Vecchia Signora, con la quale ha giocato 230 partite, e firma con la Fiorentina dove ritrova il suo primo allenatore bianconero, Trapattoni.
Con la Fiorentina Moreno vive un primo anno degno di nota almeno sino a quando la squadra , dopo il crac di Batistuta e il carnevale di Rio di Edmundo, è in ribasso.
Sino al fallimento e relativa Serie C2. Moreno decide di accasarsi con la squadra spagnola Espanyol e poi in Italia con l’Arezzo, in Serie B.

Dopo qualche esperienza come allenatore, per il grave lutto con la perdita della moglie e i tre figli da crescere, decide di abbandonare il calcio.

Tutte le cose belle finiscono: io lo so bene” dichiarerà.

Oggi Torricelli, che vive in Valle d’Aosta, collabora come allenatore di squadre giovanili locali, e trasmette alle nuove generazioni quell’idea di calcio costruito con pazienza e tenacia, il suo calcio insomma.

Silvia Sanmory