Lione-Juventus, la rivincita di Superman

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Ieri sera, dopo Lione-Juventus, qualcuno ha scritto: “Clark Kent è tornato Superman”.

In realtà, Clark Kent non smette mai di essere Superman: indossa solo vestiti diversi e forse è un po’ più goffo, ma il supereroe vive sempre dentro di lui.
Buffon non lo abbiamo scoperto ieri sera. Buffon è sempre Buffon, solo che a volte ci ricorda che non si può essere sempre straordinari. Perché, ogni tanto, anche Superman perde una battaglia ma nessuno dubita mai della sua grandezza.
E ieri sera, il numero 1 si è preso la sua bella rivincita dopo le critiche ricevute nelle ultime settimane da chi pensava che fosse ormai giunto il momento del ritiro. D’altronde, alla vigilia della gara, lui stesso lo aveva detto: “Vivo per la sfida, per ricacciare in bocca certe parole che escono in maniera avventata”. E così è stato: le parate del capitano bianconero hanno regalato alla Juventus la vittoria contro il Lione nella terza gara del girone di Champions.

Super Gigi tiene i suoi in vita con tre miracoli: il primo sul rigore di Lacazette, gli altri due su due gol praticamente fatti di Fekir e Gonalons. Se avesse potuto lasciare la porta scoperta, ieri Buffon sarebbe riuscito anche a segnare il gol del vantaggio juventino. Fortunatamente però, non ce n’è stato bisogno. Ci ha pensato Cuadrado – subentrato nella ripresa al posto di Dybala – a chiudere la pratica e firmare il definitivo 1-0 per la squadra di Allegri. Il colombiano ha sfruttato una palla di Dani Alves (dopo un’apertura fantastica di Higuain) e si è praticamente inventato un gol che non esisteva. Una vera e propria “bomba”, come il numero 7 ha personalmente definito.
Molti – Allegri stesso – continuano a dire che questa Juve non gioca ancora un bel calcio. Il problema, però, sarebbe se i bianconeri giocassero male e perdessero pure. Ma finché giochi male e vinci, poco importa. Soprattutto in una trasferta di Champions dove niente deve essere dato per scontato. (Basti ricordare quelle di Copenaghen o Monchengladbach).
La Juventus, intanto, torna da Lione con tanti, tantissimi, motivi per sorridere: vittoria 10 contro 11, tre punti, primato del girone e la consapevolezza che il suo alieno personale non ha nessuna intenzione di andare in pensione.

Paola Moro