Il caso Gabigol è tutt’altro che chiuso, sono trascorsi diversi giorni dall’arrivederci ma i punti oscuri e gli interrogativi circa il ventunenne brasiliano restano, si perpetuano e addirittura si intensificano. Sospensione del giudizio: perché di Gabigol non si può dire bene né male, si può supporre e si suppone. Il giudizio resta in sospeso, troppo pochi i 213 minuti giocati in totale, le 10 presenze in A e l’unico gol segnato al Bologna per giudicarne potenzialità e valore. Di certe ci sono soltanto le cifre spese per il brasiliano: ai 60 mln esborsati tra acquisto e ingaggio (di cui una parte destinati alla Doyen Sports investment) vanno aggiunti i 4 milioni (circa) di costi d’intermediazione corrisposti all’agente Giuliano Pacheco Bertolucci, agente brasiliano legato a Kia Joorabchian.
Perché Gabigol sia stato assente tanto quanto è costato (e di cosa sia sintomatico tanto assenteismo) è l’interrogativo che si pongono tutti ma, c’è dell’altro; dopo il trasferimento al Benfica un altro quesito (fantasma) del passato attanaglia gli interisti: e se fosse un altro giovane non capito?
Il prestito con obbligo di riscatto, innocuo all’apparenza e sottovalutato da molti, fissato a 25 milioni è già una minusvalenza (alleggerita con la percentuale del 10% sulla vendita) e non fa ben sperare proprio tutti: si aprono, infatti, due possibili scenari, entrambi potenzialmente sfavorevoli.
Neymar, Ronaldo, diversi i nomi ai quali è stato paragonato e talvolta accostato l’attaccante ma ad oggi viene da pensare ad un connazionale di poco più grande, anche lui passato dall’Inter e anche lui, sottovalutato o meno, facilmente lasciato partire e poi ammirato da lontano e con rammarico. Philippe Coutinho, il gioiellino del Reds, il brasiliano classe ’92 sul quale aveva puntato gli occhi fino a qualche giorno fa il Barca per il dopo Neymar; acquistato a 16 anni dal Vasco da Gama, dove rimane per altri due anni per questioni legate all’età per 3,5 mln, arriva all’Inter nel 2010 due mesi dopo il triplete e Benitez in panchina, colleziona 28 presenze e 3 gol segnati, nel 2013 viene venduto al Liverpool per 10 mln. Già a novembre si temeva una possibile analogia tra i due brasiliani e a riguardo ci si auspicava pazienza proprio per evitare la fuga di giovani talentuosi di cui spesso l’Inter si rimprovera. Da un lato c’è chi teme che Gabigol non sia stato atteso, capito e, forse, aiutato abbastanza, e in quel caso il rammarico potrebbe essere tanto. Che Barbosa faccia bene a Lisbona tirando fuori il potenziale che non è riuscito ad esprimere a Milano, venga riscattato e poi rimpianto, come la storia del sopracitato connazionale insegna, è probabile ed è il pensiero che affligge i nerazzurri.
Dall’altro lato, il prestito non offre comunque una soluzione definitiva, non sono del tutto escluse le probabilità che il ventunenne possa deludere le aspettative del club durante la sua permanenza al Benfica e qualora dovesse non convincere al punto da non essere riscattato, tornerebbe all’Inter svalutato.
A temperare pessimismo e malumori ci sono quelli che ricordano sì il connazionale Coutinho ma, al contrario, riesumano i lati positivi; l’attuale giocatore dei Reds ai tempi in nerazzurro andò in prestito all’Espanyol segnando 5 gol in 16 gare disputate. Non stupisce che qualcuno guardi ottimisticamente il trasferimento in Portogallo di Barbosa.
Non ci restano che auspici e come già detto tanti, troppi dubbi e qualche teoria di qua e di là che non risponde a tutti gli interrogativi lasciati finora. Qualcuno supporta la teoria dell’adattamento al calcio nostrano non per tutti immediato e automatico, qualcuno invece ritiene l’acquisto del brasiliano una manovra troppo azzardata di Suning che ha agito utilizzando il metodo Jiangsu.
Il brasiliano era uno dei nomi più promettenti emersi dai Giochi Olimpici; chi spingeva per Gabigol aveva ottenuto diversi successi in Cina e alla fine vinse la formula ‘acquisto oneroso come sinonimo di garanzia’ ma, puntare sul merchandising in gran stile non è bastato; non è bastato il nostalgico ottimismo di Tronchetti Provera che durante la presentazione lo aveva sognato erede di quel brasiliano presentato vent’anni prima e non è bastato neppure il gol segnato contro il Bologna, ironia della sorte, come fatto vent’anni prima da quel fantomatico brasiliano, rivelatosi poi fenomenale.
Lo scorso anno, la stagione si apriva con una speranza diventata illusione, quest’anno la stagione si apre con il rammarico che ancora una volta si sia fatta la scelta sbagliata.
Egle Patané