Caro Paulo Dybala,
Caro Diez,
ho sempre aspettato il 15 novembre come un giorno di festa di un familiare, il giorno in cui potevo dedicarti apertamente poche righe ( anche se non le leggi mai!!) affettuose.
In verità, in occasione dell’anniversario della tua nascita è nato un articolo molto bello di cui vado particolarmente fiera.
Quest’anno è diverso.
Intorno a te divampa la bufera e io, in mezzo a essa, guardo il tutto con il disincanto di chi accetta con distacco la realtà.
Caro Paulo, la tua storia con la Juventus è arrivata al capolinea. Devi fartene una ragione.
Sei capitato in un mondo sostanzialmente incompatibile con te.
La Juventus è un piranha divoratore di sentimenti e di passioni, freddo e calcolatore e i suoi tifosi sono a immagine e somiglianza della società: ossessionati dalla vittoria, sottomessi a un prototipo di giocatore che non è espressione di talento e divertimento, bensì di guerra, combattuta e vinta all’insegna della più totale solitudine.
Non c’è posto per debolezze, inquietudini, fragilità. Non c’è posto per le pieghe dell’animo umano.
Caro Paulo, tu appartieni a un calcio antico, d’altri tempi, un calcio che oggi è vivo solo nella testa dei bambini ( e non è un caso che tu sia il loro idolo).
Credo che tu abbia avuto la sfortuna di nascere in un’epoca sbagliata, dove lo sport non possiede più alcuna forma di anima.
E la Juventus, in Italia, è l’emblema di tutto questo triste cambiamento.
Per cui – oggi, nel giorno del tuo ventisettesimo compleanno – ti dico: Paulo Dybala, non funziona.
Il tuo matrimonio con la Juventus non funziona, non ha mai funzionato, se non a fasi bellissime ma brevi.
Tra te e la Vecchia Signora c’è un’incompatibilità di intenti e di sentimenti irrisolvibile.
E per quanto io abbia adorato gli sforzi fatti l’estate del 2019 per restare e per dimostrare di poter contare alla Juve, mi rendo conto solo ora che è stato un errore.
Questa stagione sarà un’altra croce da portare (ma tu questo già lo sai).
Devi cambiare strada.
Sei arrivato all’età fatidica per un calciatore.
Non puoi più perdere tempo: la tua carriera non può proseguire a Torino.
Guardati intorno e cerca un posto che abbia ancora un cuore ( se c’è, in questo calcio spietato…).
Un posto in cui la gente ti possa amare per quello che sei senza volerti per forza trasformare in qualcuno che non sarai mai.
Da parte mia, posso augurarti solo questo perché, in onestà, so che è il meglio per te.
Sei ancora in tempo.
Chi ti apprezza lo farà ancora, qualunque sia il colore della tua maglia.
Daniela Russo