Ciao Federico,
inutile girarci intorno.
Tu non mi sei mai piaciuto.
Sarà che è facile avere pregiudizi su un figlio di papà, saranno tutte le “manfrine” fatte lo scorso anno – quando hai puntato i piedi per lasciare la Fiorentina – che mi hanno restituito di te l’immagine di un viziatello.
Ho tirato un sospiro di sollievo nell’attestare la tua permanenza a Firenze, ma sapevo che quando Paratici si fissa con un calciatore, c’è poco da fare.
Non ho mai visto in te il talento che in molti vedono. Piuttosto un discreto giocatore, abile sulla fascia, dotato di qualche colpo ogni tanto ma penalizzato da quella testa sempre bassa, quasi fosse da solo.
Eppure mio malgrado ti ho osservato in questi mesi alla Juventus.
E, per quanto non sia ancora convinta, ci sono delle cose che mi hanno – in qualche modo – ammorbidita.
C’è uno strano candore in te, inusuale per un giovane di ventitré anni. Una gioia, un onore nell’indossare – esatto, indossare – la maglia della Juventus.
Senza farsi soffocare dal suo peso, ma quasi sentendosi investito di una “bella” responsabilità.
E in quell’aggettivo (bella) c’è il modo in cui corri, ti muovi in campo, non ti risparmi. Hai quell’entusiasmo – spero duri a lungo! – che sarebbe bello vedere in chiunque faccia parte della Juve.
Se penso a Federico Chiesa alla Juventus, penso a un bambino che si stropiccia gli occhi e continua a guardare il suo regalo preferito con gli “occhi a cuore”.
Di certo non è sufficiente, tutto questo, a fare di te un fuoriclasse.
Tuttavia fa di te un giocatore la cui utilità potrebbe essere fondamentale. Scusami, uso il condizionale, ancora ho qualche riserva.
Fondamentale perché quell’atteggiamento estremamente positivo, quella gioia di essere bianconero, che sembrano essersi smarriti in casa Juve da un po’ di tempo, può diventare contagiosa.
Allora, per questo nuovo anno che comincia, Federico Chiesa, ti auguro di abbattere il resto delle mie riserve e di poterci dimostrare che talvolta un giocatore “normale’, con il suo atteggiamento, può essere utile e risolutivo tanto quanto un fuoriclasse.
Daniela Russo