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Leonardo Spinazzola, dalla Pistarella alle notti di Champions

Nel giorno in cui compie 26 anni, ripercorriamo alcuni momenti - e aneddoti - della vita di Leonardo Spinazzola

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La storia di Leonardo Spinazzola parte da qui: da un bambino di 5 anni, simpatico e solare, nato in un paesone umbro e unico figlio maschio in famiglia.

Un campo adiacente casa, chiamato Pistarella – una pista da pattinaggio, da cui il nome – , in cui trascorre le sue giornate dimenticandosi di avvisare la mamma che, inevitabilmente, deve chiamarlo a più riprese dalla finestra.

Leo, quando gioca a pallone, non rincaserebbe mai.

Spinazzola
Gianluca Di Marzio

Educato, gentile ma straordinariamente determinato. Sempre all’attacco, votato alla ricerca continua del gol: così lo ricorda Federico Ranucci, il suo primo allenatore alla Virtus Foligno, Seconda Categoria umbra.

“Tecnicamente non aveva bisogno che gli insegnassi niente, l’unico suo piccolo difetto erano alcuni momenti di deconcentrazione: quando accadeva lo richiamavo in panchina”.

Vivace, ‘casinaro’, la mamma Simonetta ha dovuto urlare un bel po’ – e riparare tante  vetrate al palazzo… Il più piccolo di casa, coccolato dalle sorelle Valentina e Elisabetta, più grandi di 13 e 11 anni: il cocco di tutti, insomma. Con Elisabetta impara anche a ballare, per spezzare – diciamo così – il soliloquio calcistico. L’affetto e la vicinanza delle ‘donne della sua vita’ sono stati indispensabili per Leonardo adolescente, ai tempi del Siena: bastava la loro visita, il loro sorriso per spazzare via la nostalgia di casa.

Gianluca Di Marzio

“Posso allenarmi qui? Non vorrei disturbare”. “Ma quale disturbo se vuoi ti diamo le chiavi a vita”.

Prima di andare in ritiro con l’ Atalanta, Leonardo si reca da Roberto D’Arcangelo, DS della Virtus Foligno, per chiedere il permesso di allenarsi. Semplice e umile come tutta la sua famiglia, ha questa caratteristica innata di farsi voler bene.

“Magari gli consegneremo davvero le chiavi della nostra polisportiva come gesto simbolico”.

Quando è arrivata la prima convocazione in Nazionale, a Foligno si parlava solo di lui. Anche se nel tempo quel ragazzo che “segnava 30-35 gol a stagione” si è trasformato in un poliedrico difensore con spiccate doti offensive. Merito del lavoro svolto soprattutto da Gian Piero Gasperini, che ne ha infine fatto  il giocatore che abbiamo potuto vedere tutti in campo il 12 marzo, nella notte di Champions più importante per la Juventus fino a ora.

“Ha realizzato il sogno della vita. E pensare che non siamo andati a Torino perché pensavamo non giocasse”.

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Sono le parole delle sue sorelle riguardo a quella straordinaria serata, in cui Leo è risultato uno dei migliori. Lui, disinvolto come un veterano sulla stessa fascia di Ronaldo – personalità da vendere il ragazzo loro, a casa, più tese di una corda di violino. Un rituale che va rispettato a ogni match – al quale assolutamente non si transige -, solo mamma, papà, Valentina e Elisabetta in totale intimità, nessuna eccezione. Il papà, l’unico a essere tranquillo e a fare i conti con l’emotività femminile.

Nessuna sorpresa però per la prestazione di Leo:

“Sappiamo bene chi è nostro fratello”.

Il sogno principale di Leonardo Spinazzola – ancora simpatico e solare come vent’anni fa – si è avverato. Gli auguriamo che siano ancora tante, tantissime le notti di Champions in cui possa continuare a brillare.

Daniela Russo

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