Michael Owen, dal Pallone d’Oro agli infortuni, arrivando ai cavalli

Michael Owen, il Golden Boy con un palmares da record, curiosamente dopo aver appeso gli scarpini ai chiodi è diventato un fantino professionista

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Ha solo 21 anni quando vince uno dei premi calcistici più prestigiosi, il Pallone d’Oro, nel 2001, dopo aver trascinato la sua squadra, il Liverpool, alla duplice vittoria in Coppa Uefa e Supercoppa europea che saranno il suo trampolino di lancio per la chiamata del Real Madrid.

Michael Owen è indubbiamente uno dei più forti attaccanti inglesi della storia, un Golden Boy che ha bruciato le tappe e si è bruciato forse troppo in fretta, vittima di tanti infortuni.

Un palmares da record il suo, anche con la Nazionale inglese nella quale annovera ben 89 presenze e 40 reti; a proposito della Nazionale dei Tre Leoni, memorabile il suo gol ai Mondiali del 1998 contro l’Argentina, ricordato come una delle reti più significative nella storia della competizione.

Figlio d’arte, il padre Terry Owen è stato un calciatore professionista, Michael è stato un fuoriclasse sin da ragazzino; basti ricordare che con la sua prima squadra, il Mold Alexandra, ha battuto il record di reti durante il Campionato scolastico del Galles con la bellezza di 92 reti andate a segno.

 

Non è un caso dunque che su di lui gli occhi puntati siano molteplici, tra questi anche quelli del Liverpool che lo recluta a soli dodici anni, nelle Giovanili prima e poi con l’esordio appena diciottenne, nel 1997, in Premier.

Il talento straordinario è indubbio ma sin dagli inizi la sfortuna degli infortuni martoria la sua carriera folgorante.

Nonostante tutto arriva a ventiquattro anni ed ha già vinto una Coppa Uefa, una Supercoppa Europea, una Coppa d’Inghilterra (tra l’altro in questa competizione realizzando una doppietta contro l’Arsenal).

Viene considerato il miglior giovane in Premier e il migliore giocatore dei Mondiale 1998, dove riceve anche un altro riconoscimento: quello di calciatore più giovane della storia del calcio inglese a vestire la maglia dei Tre Leoni.

Nel Liverpool il Ragazzo d’Oro, con le sue 118 reti, viene votato come miglior giocatore del mondo, nel 2001, battendo nomi del calibro di Kahn del Bayer Monaco e di Raul del Real Madrid.

Al Real arriva nel 2004, peccato che vivrà un Campionato non proprio al massimo, complice soprattutto la differenza tra il calcio inglese e quello spagnolo; ritornerà in Inghilterra dopo solo una stagione a causa dell‘ennesimo infortunio.

Infortuni che continuano ad essere una persecuzione.

Nel 2006 la rottura dei legamenti gli impedisce di partecipare al Mondiale; nel 2009, una brutta rottura di una caviglia; anche nel Newcastle il fuoriclasse stenta a ritornare ai vecchi fasti.

 

Vecchi fasti che sembrano ritornare quando Owen passa al Manchester United, subentrando a Cristiano Ronaldo. Qui segna reti decisive, almeno sino a quando si infortuna ancora e salterà l’ennesimo Mondiale, quello del 2010.

Darà l’addio al calcio a soli 33 anni: pochi per un campione del suo livello se non fosse per causa dei problemi fisici ad oltranza.

Ma Owen non si perde d’animo e, appesi gli scarpini al chiodo, coltiva una vecchia passione, quella per l’equitazione, riciclandosi come fantino professionista; anche in questo caso il talento non manca, sperando che la cattiva sorte non ci metta di nuovo lo zampino.