Lazio, Riccardo Cucchi in esclusiva: “Derby allo stadio come da ragazzino! In Europa è mancata la convinzione ma in campionato risultato importante!”

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In esclusiva ai microfoni di Gol Di Tacco a Spillo si è concesso Riccardo Cucchi, giornalista e grande cantore del nostro calcio. Amatissima voce di Tutto il calcio minuto per minuto e grande tifoso della Lazio, ormai dichiarato. Ci ha raccontato delle emozioni vissute per la vittoria nei due derby di campionato e ha espresso il proprio pensiero sia sul rendimento dei biancocelesti in Europa che sull’attuale lotta al quarto posto, ma non solo. Spazio anche alla Nazionale, che staserà tornerà in campo contro l’Inghilterra.

Partirei subito dalla vittoria della Lazio nel derby. Com’è cambiato il suo modo di viverlo ora che può seguirlo da tifoso e non più da giornalista? 

È chiaro che durante il periodo di lavoro, durato quarant’anni, non potevo permettermi nessun tipo di partecipazione. Ho raccontato tantissimi derby e ho cercato di essere com’è necessario quando si fa questo mestiere e quindi raccontare ciò che avveniva sotto ai miei occhi senza alcuna partecipazione emotiva. È un obbligo etico e professionale che ho cercato di rispettare per tutta la mia vita. Adesso naturalmente sono più libero e sono tornato nel luogo dove tutto è cominciato, perché è nello stadio che si comincia ad appassionarsi alla propria squadra e al calcio, e magari avere la fortuna di poterlo raccontare come è successo a me. Oggi sono tornato a fare il tifoso, posso permettermelo, perciò vado allo stadio. Sono abbonato nei Distinti Sud dello Stadio Olimpico, mi piace vedere la partita insieme alla gente appassionata, semplice e innamorata come me del pallone. Rivivere le emozioni come da ragazzino: posso tifare per la mia squadra, unirmi ai cori di chi è vicino a me e sono molto felice per questo.

E che emozione è stata per lei battere la Roma in tutti e due gli incontri in questo campionato?

Da laziale sono ovviamente molto contento di aver vinto, poi vincerne due nello stesso campionato non è una cosa che avviene facilmente. Fra l’altro senza incassare gol, cosa che mi ha riportato indietro nel tempo alla Lazio di Maestrelli del ’74 che vinse entrambi i derby senza subire reti. Quello di domenica è stato – come un po’ tutti i derby – difficile e duro, ma alla fine per chi ama il calcio anche appassionate.

La Lazio contro la Roma ha mostrato una reazione dopo il pareggio col Bologna e l’uscita dalla Conference League proprio tre giorni prima del derby. Sicuramente, però, pesa il fatto di essere usciti dalle due competizioni europee. Secondo lei, cosa è mancato a questa Lazio in Europa?

La convinzione. Io sono convinto che la squadra fosse in grado di affrontare un avversario come l’AZ Alkmaar e superarlo; invece, purtroppo ha perso entrambe le partite. A me dispiace molto perché credo che sia giusto e bello, una volta che ci si batte per ottenere un traguardo come la qualificazione nelle coppe europee, riuscire ad andare più avanti possibile. La Lazio secondo me non ha avuto sufficiente convinzione. È anche vero che la panchina biancoceleste non ha una forte profondità dal punto di vista tecnico e quindi è chiaro che sia molto difficile per Sarri fare turnover. Non sempre chi entra è all’altezza di chi parte titolare. Questo è sicuramente un problema, ma devo dire oggettivamente che l’AZ non mi sembrava una formazione che la Lazio non potesse superare. Diciamo che è mancata la convinzione e questo è un peccato perché è una squadra che riesce ad esprimere un bel calcio e che forse però non riesce ad avere la giusta continuità. Parliamo comunque di una squadra che gioca e che tra l’altro è seconda in classifica, il che mi sembra un risultato davvero sorprendente e importante, malgrado questi alti e bassi. Però ciò testimonia un lavoro che c’è stato e che prosegue, con una difesa che non incassa e con un attacco che continua a segnare, ma non con quella quantità di gol che in passato invece l’aveva contrassegnata. In questo l’assenza di Immobile credo che abbia pesato davvero tanto.

A proposito del fatto che la Lazio è seconda in classifica e di fatto in piena lotta per il quarto posto, pensa che possa riuscire a raggiungere l’obiettivo qualificazione?  

È naturalmente l’ultimo obiettivo che la Lazio ha di fronte, dovendo accettare la sconfitta in Europa e l’uscita di scena dalla Coppa Italia. È l’obiettivo principale della stagione.
Anche se il percorso in campionato è stato finora lusinghiero, non credo sia facile perché alle spalle della Lazio ci sono avversarie forti e solide come l’Inter, la Roma, il Milan (che secondo me può rientrare), e occhio anche all’Atalanta. Quindi non è semplice centrare i primi quattro posti. Per il momento il risultato è importante, considerando anche un aspetto che talvolta viene un po’ sottovalutato: la capacità di spesa che ha la Lazio rispetto alle altre squadre. Queste ultime hanno speso molto di più, hanno maggiore ricchezza, eppure la classifica dice che la Lazio, pur non avendo le stesse capacità economiche degli altri grandi club italiani, riesce a mantenersi su un livello molto alto e questo è un dato sorprendente.

Tornando alla Conference League, Sarri poco prima del ritorno agli ottavi aveva dichiarato che si trattava di una gara che andava vissuta in ottica del derby e che se avesse dovuto scegliere avrebbe scelto di vincere la sfida contro la Roma. Cosa ne pensa delle sue dichiarazioni? Crede che sia stata data poca importanza alla competizione?

Sarri è una persona molto sincera e ciò a volte può metterlo in cattiva luce e sollevare critiche. È sempre stato molto sincero e diretto, qualunque squadra abbia allenato. Però io credo che abbia detto una cosa che pensava e quindi ha fatto bene a dirla. Una cosa che pensavano probabilmente anche i tifosi della Lazio perché, per quanto possa apparire provinciale, il Derby della Capitale è qualcosa di davvero difficile da comprendere per chi non vive a Roma. Qualunque allenatore approdi su una delle due panchine, la prima cosa che si sente chiedere dai propri tifosi è: “Mi raccomando vinci il derby!”. È chiaro che in una città così importante e ricca di passione che però non ha vinto come altre piazze italiane – visto che gli ultimi due scudetti risalgono al 2000 e al 2001 – il derby rappresenti uno degli obiettivi stagionali. Può apparire strano ma questa è l’autentica verità. Personalmente sono convinto che, al di là di quello che è il pensiero di Sarri, una squadra deve essere capace di affrontare un obiettivo per volta e quindi mi auguro che i ragazzi biancocelesti siano scesi in campo contro l’AZ non pensando al derby ma pensando di vincere quella partita. Credo che si debba onorare qualunque impegno man mano che va avanti la stagione.

In molti continuano a farsi domande sul futuro di Milinković-Savić, che nell’ultimo periodo non si è mostrato nelle sue migliori condizioni. Cosa vede nel futuro del centrocampista e, soprattutto, cosa si augura?

Diciamo che da laziale ovviamente mi augurerei che Sergej giocasse con noi per tutta la vita perché è un giocatore straordinario. A lui, svestendomi dai panni del tifoso, auguro ciò che desidera, anche se non abbiamo capito esattamente cosa desideri. Quel che noi percepiamo dall’esterno è che è molto legato all’ambiente della Lazio, e si è visto anche nel derby, però sta attraversando un momento di condizione non ottimale che però, secondo me, prende le mosse dal Mondiale. Da quando è tornato dal Mondiale, Milinkovic non ha più giocato ai livelli che invece lo avevano accompagnato in precedenza. Perché un giocatore riesca a rendere al 100% c’è bisogno di tanti equilibri, mentali, fisici e via dicendo, e certamente ciò che si dice intorno al suo futuro può in qualche modo anche condizionarne il rendimento. Non so quale sarà il suo destino ma è chiaro che la Lazio – come dicevamo prima – non è una società particolarmente ricca e, se dovesse riuscire a conquistare il piazzamento in Champions, si dovrà pensare ad un rafforzamento in vista della prossima stagione. L’unico modo per poter rinforzare la rosa è quella di cedere almeno un prezzo pregiato e Milinkovic è certamente uno di quelli che potrebbe essere messo sul mercato. Purtroppo, è il destino delle società che non hanno la forza economica necessaria.

Quindi pensa che sia questo l’aspetto su cui bisogna lavorare per far sì che la Lazio possa riuscire ad essere competitiva anche a livello europeo e non ricadere negli errori già commessi?

Posso aggiungere una cosa. Io sono un grande estimatore di Sarri, penso che stia lavorando bene e credo che il suo progetto andrà avanti ancora per un po’ di tempo. Ma è chiaro che abbia bisogno anche di un numero maggiore di giocatori, non solo livello numerico, ma di qualità sufficiente per poter reggere il confronto sia in campionato sia eventualmente in Europa. Ci vuole una campagna acquisti che rafforzi la Lazio e, soprattutto, i soldi per farlo.

Restando in tema qualificazione in Champions, guardando la classifica e anche gli ultimi avvenimenti, la Lazio (e non solo) può ancora considerare la Juventus una possibile candidata al quarto posto?

Assolutamente. Tra l’altro dobbiamo ancora attendere la sentenza sulla penalizzazione che è stata inflitta alla squadra bianconera perché, se dovesse esser rovesciato il primo verdetto, la Juventus stando alla classifica attuale sarebbe seconda. È sicuramente in corsa e penso anche che il rendimento in campo nell’ultimo periodo sia stato un grande rendimento, di carattere, di temperamento. La risposta sul campo dei calciatori bianconeri alle vicende extra-campo è stata molto importante quindi, al di là di quel che succederà nella giustizia sportiva, la Juventus sta rimontando. Mancano ancora parecchie giornate alla fine della stagione e non è detto che se la Juventus continuerà a giocare (anche con la penalizzazione) così come sta facendo, non possa raggiungere il piazzamento europeo.

Mi sposterei sul discorso Nazionale. Stasera l’Italia ripartirà dall’Inghilterra per un primo passo verso le qualificazioni ai prossimi europei. Tra i convocati del CT Mancini manca però un nome che si sta invece dimostrando indispensabile per la Lazio: parlo di Zaccagni. Nove gol in questa stagione, ma nessuna chiamata per lui. A suo avviso, da cosa può esser dipesa la scelta di escluderlo? 

Naturalmente Mancini ha in testa la sua formazione e in questa fase non vede Zaccagni utile al suo progetto tecnico, ci sta, ogni allenatore ha le sue visioni. Questo non vuol dire che non stimi Zaccagni, che è cresciuto in maniera esponenziale sotto la guida di Sarri ed è diventato un giocatore importantissimo per la Lazio. Probabilmente in questo momento nel suo progetto tecnico non c’è posto per lui, ma non mi scandalizzo per questo sinceramente perché non penso sia una bocciatura. Ciò che è importante è che Mancini ha bisogno di recuperare una squadra che torni ad essere autenticamente competitiva perché purtroppo la ferita della mancata qualificazione al Mondiale è ancora aperta. Occorre ripartire e ritrovare quella fiducia che aveva portato la squadra a vincere in maniera straordinaria l’Europeo. E appunto di Europeo si parla e il destino ha voluto che la prima partita sia proprio contro l’Inghilterra che è stata l’avversaria nella finale di Wembley. Credo poi che sia bellissimo il fatto che si sia stata scelta Napoli, con un pubblico appassionato che si farà sentire, tra l’altro in un momento in cui il Napoli sta segnando il campionato con la bellezza del gioco, oltre che dei risultati. Credo che, almeno dalle notizie che si ricavano in queste ore, il centrocampo della Nazionale sia confermato più o meno simile, se non del tutto uguale, a quello che riuscì a vincere l’Europeo. Ci sono poi alcune novità e tra queste sono molto curioso di capire se Retegui partirà titolare. Questa è la novità assoluta: la convocazione di un italiano che gioca in argentina che non abbiamo mai visto da queste parti. Sarà sicuramente curioso ed interessante vedere all’opera questo ragazzo.

Visto che ha parlato della delusione dovuta alla mancata qualificazione ai Mondiali le chiedo, dopo diversi mesi di digiuno da questa Nazionale, cosa si aspetta di vedere dalla squadra di Mancini a livello caratteriale?

Questo è un aspetto che mi interessa molto perché io sono convinto personalmente che la mancata qualificazione al Mondiale sia dovuta anche ad una serie di fattori diciamo un po’ “sfortunati”. Concordo sul fatto che non siano stati bravi, però certe partite, specialmente le ultime due, se venissero oggi ripetute non finirebbero in quel modo. E dopo aver visto il Mondiale devo dire sinceramente che la squadra di Mancini non avrebbe sfigurato, quindi diciamo che la mancata qualificazione è frutto di una serie di circostanze sfortunate. Però, quel che è certamente mancato in quella fase delicata, è stato il temperamento necessario, il carattere, che invece è stato fondamentale all’Europeo. Mi auguro quindi di ritrovare una squadra non soltanto di qualità, ma soprattutto di grande temperamento, perché sul campo di calcio questo conta tanto quanto la qualità.

Si ringrazia Riccardo Cucchi per la gentilezza e disponibilità mostrata nel corso dell’intervista.

Romina Sorbelli