Nel periodo più difficile della sua vita Victor Moses ha cercato il calcio. E il calcio c’era, era lì a fianco a lui nel momento peggiore. Quel terribile giorno.
Victor Moses è nato in Nigeria, a Kaduna, da Austin e Josephine, famiglia cristiana. Lì, a Kadura, la maggioranza è islamica, i cristiani presenti in quella zona sono pochi e quei pochi non sono ben visti.
Vanno quindi eliminati. Uno sterminio. Tra questi anche Austin e Josephine.
Il destino ha voluto che l’unico superstite di questa terribile tragedia fosse il piccolo Victor che in quel momento era in un campetto a giocare a calcio con gli amici. Il calcio, la sua salvezza, un gioco che l’ha sottratto a un terribile destino. Victor aveva solo 11 anni e da quel momento inizia a vivere un vero e proprio inferno. Si deve nascondere, protetto degli amici, ed è costretto a scappare come profugo in Inghilterra. Chiede asilo politico e viene accolto da una famiglia londinese.
Il calcio c’è sempre stato, c’era per farlo sfogare, per farlo distrarre. C’era nel dolore. C’era anche quando fu convocato nelle giovanili del Crystal Palace, squadra che lo fece crescere, nel Wigan, club che lo fece conoscere al grande pubblico. Nel Chelsea, a Stamford Bridge. Nel giro di poco Moses diventa uno dei migliori prospetti del calcio britannico e passa dal Liverpool, allo Stoke City, al West Ham e al Fenerbahce. Se qualcuno l’ha aiutato in questo percorso di rinascita quel qualcuno si chiama Antonio Conte, che lo chiama al Chelsea nel 2016 e lo pretende all’Inter oggi.
“Nella mia carriera ho lavorato con tanti allenatori, ma Conte è diverso da tutti. Al Chelsea ha cambiato ogni cosa. Mi ha aiutato a credere in me stesso. È stato la svolta della mia carriera e avrò sempre tanto rispetto per lui”.
Conte gli dà fiducia, Moses ricambia con le prestazioni. 78 partite, 8 reti e 8 assist sotto la guida del tecnico leccese. Il nigeriano diventa il protagonista della fascia destra del Chelsea. I due insieme vincono una Premier League nel 2017 e un FA Cup nel 2018. Moses inizia a raccogliere quelle soddisfazioni che gli erano sfuggite in quei brutti anni passati.
Ora Victor Moses è pronto a cominciare la sua esperienza italiana, sarà il 30mo giocatore africano nella storia dell’Inter, l’ottavo di nazionalità nigeriana. Riabbraccerà Antonio Conte, l’uomo a cui deve tanto, e proveranno insieme a crescere ancora.
La Nigeria è nel suo cuore, veste la maglia della Nazionale simbolo di un legame indissolubile, con una terra che gli ha dato e tolto tutto. Dal passato non si scappa, si volta pagina e si scrive una nuova storia. Bella.
Che sa di vita, che sa di sport, di fatica, di merito. Ma soprattutto che sa di rivincita.
Sara Montanelli