Tra il Napoli ed Arek Milik è il momento dell’addio; nonostante la trattativa con la Roma sia in stallo, la volontà del giocatore è di andare via. Nella città partenopea ormai non c’è più posto per lui.
È stato un percorso dolceamaro quello di Milik con la maglia azzurra, un percorso fatto di tanti se e di tanti ma.
L’ombra del calciatore che sarebbe potuto essere, chiamato a sostituire chi aveva dato tanto ai tifosi del Napoli, anche un cuore spezzato; l’infortunio iniziale che forse ha compromesso il giocatore designato a portare gloria al team dell’ex allenatore Maurizio Sarri.
Era estate ed Arkadiusz Milik dava sfoggio delle sue migliori prestazioni ad Euro2016 con la Polonia; faceva caldo ma non a Napoli, no.
A Napoli l’atmosfera era raggelante perché Gonzalo Higuain lasciava nel peggior modo possibile il club a cui aveva dato tutto per scappare da loro, i rivali di una vita.
E’ così che inizia la storia di Milik nella città partenopea, acclamato come un vendicatore. Doveva portare giustizia, doveva dimostrare che nessuno è indispensabile se non ama veramente la maglia azzurra.
L’esordio del polacco è quasi una consacrazione: due doppiette, la prima in campionato e la seconda nella sfida decisiva in Champions League.
C’è speranza, senza Higuain il marchingegno funziona ancora. E poi la caduta. Rottura del legamento crociato anteriore al ginocchio sinistro, una frase e una condanna. L’uomo di punta diventa Dries Mertens e la prima stagione di Milik è costellata da delusione e amarezza, perché anche dopo il suo ritorno – a distanza di quattro mesi – è difficile essere di nuovo quello di prima.
Vuole riprovarci Milik, vuole essere davvero l’uomo di cui una squadra e una città intera hanno bisogno, qualcuno che si erga sopra gli stessi Insigne, Mertens e Callejon. Eppure il secondo anno è peggiore del precedente, con un nuovo infortunio e ancora meno reti.
A Napoli riemerge lo sconforto: è un fuoco di paglia, forse? L’Ajax era più adatto a lui?
L’anno successivo, con Carlo Ancelotti in panchina, ritrova la forma e la voglia di segnare, sono 17 infatti i suoi goal a fine stagione, ma per assurdo non sembra più importante. Qualcuno lo dice da sempre, il tempismo è un fattore fondamentale.
Non è più il Napoli di Sarri, l’unico capace di mettere i bastoni fra le ruote alla Juventus. Non è il Napoli che può realmente lottare per lo scudetto.
Mentre il tassello Milik va al suo posto tutti gli altri saltano e quando sei da solo cos’altro puoi fare? Adesso Arek c’è ma il resto è andato avanti, era fermo mentre tutto girava.
Infine questa, la stagione più difficile, tormentata dal COVID e dal peggior gioco del Napoli da tanti anni a questa parte. Nessuno è decisivo, nessuno è lo showman, di certo non lo è Milik: gli infortuni sono diventati il suo fantasma. Un anno del genere ha rappresentato il segnale dell’addio, che forse doveva arrivare già da un po’.
I napoletani però sono un popolo riconoscente, sono un popolo gentile, e nonostante l’amarezza salutano Milik con un sorriso triste.
Grazie per averci provato e scusa se abbiamo preteso troppo da te, scusa se abbiamo fatto di tutto per renderti l’Higuain che non eri e perdonaci se abbiamo infierito durante i tuoi lunghi infortuni. Prova a capirle, le persone come noi. Abbiamo bisogno di emozioni forti e speravamo che Arkadiusz Milik potesse essere una di quelle.
E’ dunque un addio, la Roma è alle porte; nonostante tanti sogni infranti e un po’ di delusione, il Napoli non negherà mai a nessuno un buona fortuna. Statt buon Arek!
Federica Vitali