Il suo nome è legato soprattutto ad uno storico scudetto, quello che la Lazio conquistò nel 1974.
Mario Facco, il terzino soprannominato il Gigante Meneghino, mancato pochi giorni fa dopo una lunga malattia e al quale oggi si è dato l’ultimo saluto, è stato l’artefice con Pino Wilson, Giorgio Chinaglia e altri calciatori biancozzurri della svolta del club laziale e del suo passaggio dalla Serie B alla duplice promozione in Serie A sino al titolo appunto di Campione d’Italia.
Nato a Milano nel 1946, Facco ha iniziato la sua carriera calcistica con la casacca dell’Inter e dopo la Lazio è passato all’Avellino prima (squadra della quale è stato anche capitano) e al Parma poi.
Nonostante il ruolo di terzino destro, ha segnato in serie A sei gol, dimostrando caparbietà ed intraprendenza a favore della propria squadra anche in ruoli a lui meno congeniali.
Ricordato dagli ex compagni di squadra come una persona buona e un amico vero, ieri sera durante la partita Lazio – Frosinone gli uomini di Inzaghi sono scesi in campo con il lutto al braccio in suo onore; la Curva Nord, da sempre cuore del tifo laziale, ha srotolato uno striscione con la scritta “Ciao Mario Facco, Cribbio” (citando così una delle sue espressioni tipiche) e lo stadio si è unito coralmente in un applauso commovente.
Dopo aver appeso al chiodo gli scarpini, Facco si è dedicato alla carriera di allenatore iniziando con le Giovanili dell’Avellino e chiudendo con il Trapani nella stagione 1989 – 90.
Negli ultimi anni era diventato opinionista sportivo in emittenti radio e opinionista televisivo sul canale Rai Sport in occasione delle partite del Campionato di Lega Pro.
Silvia Sanmory