Stagione calcistica finita, campionati assegnati, coppe pure
“I campioni fanno fuoco a Ibiza
Con la testa al ritiro
E forse all’ultimo cocktail”
(cit. Thegiornalisti “Maradona y Pelé”)
Ah, le coppe! Champions League ed Europa League, sogni mostruosamente proibiti delle squadre d’Europa!
Quest’anno è stata una suonata tutta British, con Chelsea ed Arsenal a giocarsi l’Europa League e Liverpool e Tottenham la Champions.
Esiti: Chelsea e Liverpool hanno trionfato ed insieme a loro, lo hanno fatto i due condottieri delle sopracitate.
Sarri e Klopp, due personaggi che starebbero bene seduti al tavolo di un fumoso locale a bere litrate di birra e sganasciarsi dalle risate raccontandosi aneddoti storici sulle loro imprese e sulla loro vita da ex impiegato di banca il primo, da paziente preferito dei dentisti di mezza Europa, il secondo.
Cos’hanno in comune questi due bizzarri personaggi, oltre al fatto di allenare due squadre inglesi che hanno fatto ASSOPIGLIATUTTO delle coppe europee?
La mise, anzi la tuta.
Maurizio Sarri e la sua tuta sono ormai diventati celebri anche oltre i confini italici.
Il tecnico non si è mai presentato in campo con una tenuta che non fosse quella d’ordinanza, ossia tutto quello che è lontano anni luce da una giacca ed una cravatta.
Fa quasi strano, anzi, vederlo in rare occasioni acchittato come presumibilmente andava in giro quando lavorava in banca (o forse quando si è sposato!).
Sarri appare come un uomo che manda cordialmente al diavolo le formalità (quel mix tra Bagnoli e Figline sembra esplosivo solo al pensiero).
Esprime schiettezza e genuinità e sembra, ad ogni uscita pubblica, ribadire il concetto che un incontro di calcio non è una cerimonia nuziale. In campo ci vai per appiccicarti la maglia addosso, giri praticamente in mutande, emetti suoni e rumori inimmaginabili anche alle migliori pay-tv, sembri a fine partita una specie di cavernicolo sfuggito alla furia di un mammut. Puoi mai essere accostato, così conciato, ad un distintissimo signore pronto per entrare in banca?!?!?!
Jürgen Klopp, quasi 52 anni di denti brillanti e sorrisone contagioso.
Dopo la grande delusione dello scorso anno in finale CL contro il Real Madrid, quest’anno si è preso una sonora rivincita. Secondo in Premier League, ad un punto dal Manchester City, sul tetto d’Europa dopo l’1-0 contro il Tottenham lo scorso sabato.
Anche qui un coriaceo, anche qui un uomo in tuta, un esempio insolito di “tedeschità“: simpatico, diretto, spontaneo.
Conferenza stampa sempre decorata da una battuta e da quella dentatura alla Alberto Sordi ne “I complessi” (mi sa senza troppi complessi, a sto giro!).
Il Klopp alla tuta aggiunge il cappellino con la visiera che davvero completa l’opera del perfetto mister al quale, se arriva per sbaglio una palla durante un match, si fa prima due palleggi e poi te la restituisce.
Naturalmente siamo nella sfera dello scherzo, sappiamo che ben altro conta nel mondo del calcio. Bello però pensare che certi allenatori, per quanto pagati profumatamente, si sentano una cosa sola con il campo da calcio e i ragazzi che allenano. Pronti a cadere e a sporcarsi, pronti a farsi 90 e più minuti in piedi, camminando avanti e indietro davanti alla panchina, urlando e a volte dimenandosi per farsi ascoltare dai giocatori.
Sarà che l’abito non fa il monaco, ma il calcio forse avrebbe anche bisogno, oggi, di ritrovare una dimensione meno elegante e più giocosa, informale, da tuta insomma…
Poi volete mettere quanto è bello festeggiare la conquista della Champions e dell’Europa League stando comodi comodi in un paio di pantaloni con i lacci e non con una impiccante cravatta???
Simona Cannaò