La volpe: ecco chi è Hervé Renard, allenatore dell’Arabia Saudita

La Nazionale saudita allenata da Hervé Renard vince la prima partita contro l'Argentina. Il tecnico francese ha già vinto due Coppe d'Africa

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Non si tratta di un gioco di parole, intenzionalmente creato, ma una semplice traduzione. Renard in francese, significa “volpe”, una volpe che attacca si difende dai nemici, come solo Hervé Renard è riuscito a mettere a segno, nella prima partita del girone C: Argentina – Arabia Saudita, terminata sul punteggio di 1-2. 

Incredulità, sbigottimento e persino curiosità. Sembrava un’utopia veder crollare in appena pochi minuti l’albiceleste di, tra gli altri, Messi, autore del rigore. E invece, come in uno scontro dove a vincerla è stata, nonostante lo scetticismo generale, l’Arabia Saudita, con i gol di Al-Shehri e Al-Dawsari. 

Un impatto, non solo mondiale, ovviamente, ma anche e soprattutto nel paese, dove il re Salman, ha dichiarato per la giornata del 23 novembre, festa nazionale. Insomma, non la classica partita che termina allo scadere dei 90 minuti. 

Una nazionale, nei giorni precedenti alla partita, quasi “anonima”, composta soltanto da giocatori militanti nel campionato saudita. E invece, in uno scontro che ricorda vagamente quello biblico, di Davide contro Golia, ha espressamente detto al mondo intero: “Ci siamo anche noi. Siamo qui e combatteremo!” 

Merito, però, deve essere dato all’allenatore Hervé Renard, CT della Nazionale saudita, dal 2019.

Conosciamo meglio l’allenatore francese, definito nel 2018, come “l’allenatore più bello di Russia 2018”. 

Inizia a giocare a calcio nel ruolo di difensore, canterano del Cannes, dove sarà anche compagno di squadra di Zinedine Zidane.

Purtroppo, però, la carriera da calciatore non sboccerà mai, complice anche un infortunio al ginocchio, costringendolo a ripiegare su un’attività di impresa di pulizia.

Il calcio lo chiama, lo vuole e lui nella speranza di riuscire a imporsi come allenatore professionista, coglie al volo l’opportunità di essere l’assistente dell’allenatore, che determinerà il suo futuro: Claude Le Roy. 

Una serie infinta di squadre, medio basse, nei vari campionati: Shangai Coco, Cambridge United, e ancora in Vietnam, con il Song Da Nam Dinh. 

A discapito della infruttuosità della collaborazione, Claude lascia un segno intangibile nell’animo di Renard. Quel sentimento quasi mistico, emotivo e al tempo stesso nostalgico, un po’ come la saudade brasileira: il mal d’Africa.  

Claude Le Roy è stato infatti, a cavallo tra gli anni 80 e il decennio successivo, allenatore del Camerun e Senegal, raggiungendo ottimi risultati. 

Parlano d’Africa, di quella terra sconfinata, avvolgente e viva. Un po’ come forse a quell’epoca, Hervé aveva bisogno di vivere, e di riscoprire. 

L’opportunità arriva nel 2008, quando diventa allenatore dello Zambia, stato dell’Africa meridionale. Qui, guida la Nazionale ai quarti di finale della Coppa d’Africa nel 2010.

Dopo la fine del contratto, non abbandona l’Africa, con le brevi esperienze con l’Angola e in Algeria. 

Zambia, però, lo richiama nel 2011, e questa volta è quella decisiva.

Vince la Coppa d’Africa.

Un avvenimento, importante, che segnerà l’animo di Renard. Quella vittoria, arrivata soltanto ai calci di rigore, fu soprattutto un omaggio alla Nazionale zambiana del 1993, dove persero la vita tutte le persone presenti a bordo. Palpabile fu l’emozione dell’allenatore che, nonostante la vittoria, venne esonerato dopo l’eliminazione al primo turno dell’anno seguente. 

Sebbene abbia provato con un’esperienza in patria, allenando lo Sochaux, naufragata dopo la retrocessione in Ligue 2, firma il 31 luglio del 2014, con un’altra squadra africana: il Costa D’Avorio.

E si riconferma allenatore vincente. Nel 2015 vince con la Nazionale degli éléphants, divenendo il primo allenatore a vincere due volte la Coppa d’Africa, con due nazionali diverse. 

Viene richiamato in patria, come allenatore del Lilla, ma dopo appena un mese, complice un inizio deludente, viene esonerato. 

La sua destinazione? Il Nord Africa.

Nel 2016 alla guida del Marocco, riesce a qualificarsi per Russia 2018. Qui, complice il complicato girone B, con Spagna, Portogallo e Iran, la squadra viene eliminata.

Dopo l’eliminazione agli ottavi di Coppa d’Africa del 2019, viene esonerato, e qui, arriva alla sua destinazione, momentaneamente finale, l’Arabia Saudita. 

“Dal momento in cui sono arrivato qui mi sono sentito come a casa, ho sentito la passione per il calcio, il desiderio di successo e crescita delle persone e l’aspirazione del Paese a progredire e svilupparsi. Ho visto un paese pieno di giovani talenti. Abbiamo raggiunto il nostro primo obiettivo, lavoreremo tutti insieme per il futuro”. 

E la partita contro l’Argentina non è che la prima, a cui seguirà il 26 novembre: Polonia-Arabia Saudita. In una recente intervista ha affermato: 

“Non ci sono limiti nel calcio. Devi fare la tua fortuna, lasciare tutto in campo, prepararti al meglio delle tue capacità e sradicare gli errori. Se fai tutto questo, allora perché non sognare? O come si dice in Arabia Saudita: Se Dio vuole. Ma ci aspettano altre due partite.” 

Un allenatore che diventa il dodicesimo in campo, che punta tutto non sul singolo, ma sulla squadra. Senza pensare a schemi e tattiche di vario genere, la sua più grande qualità, mostrata allenando le varie squadre, è quella di dare una vera e propria anima.

Spingersi verso il successo, non di una squadra, ma di una Nazionale, combattiva, forte, da guerra armata.

Curioso fu il caso della partita del Marocco, contro la Costa d’Avorio, durante le qualificazioni per la Russia, dove disse: “Se non lasciate il segno oggi, nessuno si ricorderà di voi domani.” 

O come nel caso del video dello spogliatoio della prima partita, dove motivando i giocatori li ha spronati. Al-Malki, ha rilasciato: “Nel discorso pre-partita, vi giuro su Dio, mi sono messo a piangere. Ci ha motivato talmente tanto che non vedevamo l’ora che la partita iniziasse.” 

Prendo i giocatori e gli dico: assumetevi le vostre responsabilità come io mi assumo le mie. Gli insuccessi non sono mai colpa solo dell’allenatore. Io ho una linea da darvi: potrebbe non piacervi, ma è fatta di duro lavoro e va seguita per forza,” ammise Renard. 

Il futuro dell’Arabia Saudita è imprevedibile, momentaneamente primo nel Girone C, ma l’euforia dei tifosi, è palpabile. Ciononostante, dopo questa piccola vittoria, Hervé Renard è diventato il condottiero dell’impresa saudita. 

 

Rosaria Picale