Sarà un caso che le prime della classe parlino toscano? La storia calcistica italiana ci insegna che la toscanità è spesso la carta vincente per affermarsi nel mondo del calcio. I toscani appaiono nati per allenare e sono fortemente ricercati nell’ambiente calcistico per le loro capacità tattiche ed umane nella gestione del gruppo. È proprio un toscano doc, Marcello Lippi, a portare nel 2006 il calcio italiano sul tetto più alto del Mondo; emozioni uniche ed indimenticabili a 24 anni dall’ultimo successo azzurro: la Coppa del Mondo varca i confini delle Alpi e torna finalmente in Italia.
Da quel pomeriggio, al Fritz-Walter-Stadion colorato d’azzurro, trascorrono dieci anni ed una nuova generazione di allenatori toscani va via via affermandosi.
Juventus, Napoli e Roma ritrovano nel segno della toscanità la chiave del loro successo, tra passato e presente.
TOSCANI BIANCONERI – Il primo allenatore toscano alla corte della Vecchia Signora è Armando Picchi che nel 1970 guida una giovane formazione bianconera ai vertici del campionato, inanellando una serie di vittorie nel percorso europeo della Coppa delle Fiere. All’età di 35 anni, Picchi si ammala di amiloidosi e i primi sintomi lo spingono ad abbandonare la carriera di allenatore. Il giorno precedente la partita di andata della finale del torneo europeo, cessa di vivere dopo aver lottato invano contro la malattia.
Nel 1994 è chiamato per la prima volta dalla Juventus – per sostituire Giovanni Trapattoni – un altro toscano, Marcello Lippi. Con i bianconeri negli anni 1994/1999 – 2001/2004 conquista: 5 Campionati italiani, 1 Coppa Italia, 4 Supercoppe italiane, 1 Champions League, 1 Coppa Intercontinentale e 1 Supercoppa UEFA.
L’ultimo toscano in panchina giunge 44 anni dopo Armando Picchi, in seguito alle improvvise dimissioni di Antonio Conte dalla Juventus; Massimiliano Allegri, livornese di nascita, diviene il nuovo allenatore del club bianconero. Perde a Doha, al termine dell’anno solare 2014, il primo trofeo stagionale contro il Napoli di Benitez: la Supercoppa italiana accede di fatto al palmarès degli Azzurri. Nonostante lo scetticismo generale dell’ambiente bianconero, sfociato in numerose proteste a Vinovo, Allegri continua il suo percorso professionale riuscendo nell’ardua impresa di far ricredere – relativamente alle sue competenze da allenatore – le persone più sfiduciate, che fino a quel momento continuavano a rimpiangere il suo predecessore. Non solo conferma sulla panchina della Juventus i risultati ottenuti da Antonio Conte, conquistando lo scudetto e la Coppa Italia, porta addirittura – a dodici anni dall’ultima volta – la Vecchia Signora in finale di Champions League, terminata con la sconfitta a Berlino per 1-3 contro il Barcellona di Lionel Messi. Nella seconda stagione conquista la Supercoppa italiana a Shanghai contro la Lazio e lo Scudetto – con tre giornate d’anticipo grazie alla sconfitta della rivale Napoli sul campo di Roma – conducendo inoltre la Juventus in finale di Coppa Italia per la seconda volta consecutiva (non accadeva da 56 anni). Ai premi di squadra colleziona nei due anni sulla panchina della Juventus numerosi riconoscimenti personali: conquista il Premio Bearzot, viene inserito nella lista dei dieci candidati al FIFA World Coach of the Year, ottiene per la seconda volta sia il premio della carriera quale Migliore allenatore AIC, sia la Panchina d’Oro.
TOSCANI IN TERRA PARTENOPEA – Nella storia del club partenopeo, invece, compare come primo allenatore toscano uno degli attuali allenatori più titolati al mondo. È nato a Viareggio il 12 aprile 1948 e all’età di 65 anni è diventato il primo allenatore al mondo ad aver vinto le massime competizioni internazionali organizzate da almeno due Confederazioni dopo il trionfo in Champions League nel 2013, un primato eguagliato da Luiz Felipe Scolari due anni più tardi. Nell’unica stagione trascorsa a Napoli, Lippi fa esordire due promesse del vivaio napoletano, il portiere Taglialatela e il difensore Fabio Cannavaro, futuro capitano di quell’Italia che lo stesso tecnico toscano porterà al quarto titolo mondiale. Con la squadra campana l’allenatore raggiunge il sesto posto in classifica e la qualificazione in Coppa UEFA. Sono diversi gli allenatori toscani che si sono susseguiti nella storia del club azzurro, ma due allenatori in particolare hanno riscritto la storia del club: Walter Mazzarri e Maurizio Sarri. Il tecnico di San Vincenzo, in provincia di Livorno, è ingaggiato dalla società azzurra nel 2009, 11 anni dopo l’esperienza di vice-allenatore di Renzo Ulivieri, anch’egli tecnico del Napoli nel 1998/1999 (attualmente allenatore del Pontedera Calcio femminile, particolare che la redazione di Gol di tacco ASpillo non vuol trascurare). Sotto la guida di Walter Mazzarri, il Napoli chiude il girone di andata al terzo posto: non accadeva da 18 anni un simile risultato. La serie di risultati utili consecutivi si ferma a 15 (8 vittorie e 7 pareggi), seconda a quella ottenuta nel 1989/1990 (anno del secondo scudetto) e il Napoli chiude il campionato con 59 punti arrivando al sesto posto. Nella stagione 2010-2011 il Napoli, sotto la guida di Walter Mazzarri, supera la fase a gironi dell’Europa League venendo poi eliminato dal Villarreal; al termine della stagione, la squadra ottiene il terzo posto in campionato qualificandosi in Champions League dopo 21 anni: la sorte non sorride agli azzurri, tant’è che li pone in un girone con Bayern Monaco, Manchester City e Villarreal. Il Napoli di Mazzarri esordisce il 14 settembre 2011 in Champions contro il Manchester City dell’attuale tecnico interista Roberto Mancini, match terminato al Etihad Stadium per 1-1. Il tecnico toscano porta il Napoli al superamento della fase a gironi che finisce secondo dietro al Bayern Monaco. Agli Ottavi il Napoli vince la partita di andata contro il Chelsea 3-1, per poi perdere a Stamford Bridge con il risultato di 4-1; gli inglesi in seguito vinceranno la competizione. Al termine della stagione 2012/2013, Walter Mazzarri annuncia la fine della sua esperienza sulla panchina del Napoli.
“Un toscano partenopeo” sembra il titolo di un film di Totò e invece è la perfetta sintesi della storia di Maurizio Sarri. Nato a Napoli nel 1959 da genitori toscani, ha vissuto a Bagnoli nei primi tre anni dove il padre lavorava, per questo da bambino ha cominciato a tifare per il Napoli. Dopo 56 anni, l’11 giugno 2015, passa dall’essere tifoso a condottiero degli Azzurri: subentra al tecnico Rafa Benitez firmando col Napoli un contratto annuale. Il 30 novembre, grazie alla vittoria per 2-1 sull’Inter, riporta il Napoli al primo posto solitario in classifica, a distanza di oltre 25 anni dall’ultima volta (stagione 1989/1990, anno del secondo scudetto del Napoli). È l’uomo dei record: il 10 dicembre 2015 conquista la sesta vittoria su 6 partite in Europa League, ottenendo il record di punti della competizione (18 su 18) relativamente alla fase a gironi; un mese più tardi, vincendo 1-5 al Matusa contro il Frosinone, il Napoli si laurea Campione d’Inverno in Serie A con 41 punti in 19 partite, l’ultima volta avvenne nella stagione del secondo scudetto; il 7 febbraio contro il Carpi, il Napoli centra l’ottava vittoria consecutiva in campionato, record assoluto per la società azzurra in Serie A.
IL TOSCANO CAPITOLINO – Luciano Spalletti è il secondo allenatore toscano nella storia del club romanista: il primo è Roberto Clagluna, coadiuvato dall’allenatore svedese Sven-Göran Eriksson che, nella stagione 1984/1985, viene nominato direttore tecnico; il terzo allenatore toscano a sedersi sulla panchina giallorossa è Aurelio Andreazzoli, subentrato a Zdeněk Zeman alla 24a giornata della stagione 2012/2013. Spalletti è anche il secondo allenatore ad aver vinto più trofei con i giallorossi (meglio di lui solo Nils Liedhom). Siede per la prima volta sulla panchina della Roma nell’estate 2005, chiudendo la stagione al quinto posto, ma le penalizzazioni di Juventus, Milan, Fiorentina per il caso Calciopoli proiettarono la Roma al secondo posto con conseguente qualificazione alla Champions League. L’anno successivo la Roma di Spalletti supera il girone eliminatorio battendo subito dopo il Lione di Gerard Houllier per 2-0; nei quarti di finale batte all’andata il Manchester United di Alex Ferguson per 2-1, ma viene sconfitta nella gara di ritorno in un roboante 7-1. La Roma termina la stagione 2006-2007 al secondo posto con un distacco di 22 punti dall’Inter di Roberto Mancini. Vince la Coppa Italia quell’anno proprio contro la squadra nerazzurra. Il 19 agosto 2007, Spalletti conquista con la Roma la sua prima Supercoppa italiana, la seconda della storia del club giallorosso con la vittoria a San Siro contro l’Inter per 1-0. Nella stagione successiva la Roma, guidata dal tecnico toscano, migliora il suo score: 24 vittorie in campionato e 82 punti in 38 partite che permettono di ottenere nuovamente il secondo posto in classifica con un distacco di soli 3 punti dall’Inter. È il gol di Ibrahimovic a Parma a disilludere i tifosi: l’Inter soffia alla Roma l’ennesimo scudetto. Quell’anno in Champions League la Roma del tecnico di Certaldo ottiene la qualificazione nel girone eliminatorio, poi però il sorteggio le affianca il Real Madrid di Raùl; la squadra capitolina riesce comunque a superare il turno battendo, nell’ambito della doppia sfida europea, la squadra madrilena per 2-1. La sorte però appare avversa: il sorteggio abbina ancora una volta il Manchester United ai giallorossi. La sconfitta rimediata contro i Red Devils spegne ai giallorossi ogni sogno europeo.
Nella stagione successiva (2008/2009), la Roma viene eliminata agli Ottavi immeritatamente dall’Arsenal di Arsene Wenger, dopo il match all’andata vinto nonostante una rosa decimata dagli infortuni; la stagione si conclude con un 6° posto in campionato con conseguente qualificazione per l’Europa League. Dopo appena due giornate di campionato della stagione 2009/2010 la società giallorossa e il tecnico toscano decidono rescindere consensualmente il contratto dopo 4 anni e mezzo di collaborazione. Negli anni successivi la squadra capitolina non conquista risultati di alto livello, riesce ad arrivare soltanto nelle stagioni 2013/2014 e 2014/2015 alla conquista di due secondi posti sotto la guida di Rudi Garcia.
Nel gennaio 2016 la società di James Pallotta esonera il tecnico ex Lille, che alla 19esima giornata di campionato conquista appena 34 punti dietro a Napoli (41 pt.), Juventus-Inter (39 pt.) e Fiorentina (38 pt.), con un Sassuolo distante di sole 3 lunghezze ed una partita in meno all’attivo. È il 14 gennaio 2016 quando la Roma richiama il suo valoroso condottiero: il tecnico toscano fa il suo ritorno sulla panchina giallorossa, ove da lì a poco riporta nuovamente la Roma a lottare per le primissime posizioni del campionato.
Avere un allenatore toscano in panchina è ormai una certezza in termini di risultati e bel gioco: non è certo un caso che le prime tre della classe siano capitanate dal trio toscano Allegri-Sarri-Spalletti.
Valeria Iuliano