La storia di Carrascosa che rinunciò ai mondiali per ribellarsi alla dittatura

Jorge Carrascosa, terzino argentino, rinunciò alla convocazione ai Mondiali del 1978 vinti proprio dall'Argentina per dire no alla dittatura di Videla

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In una notte d’aprile del 1978 Jorge “El Lobo” Carrascosa, terzino argentino dallo sguardo malinconico, non particolarmente dotato dal punto di vista tecnico ma con una tenacia, una dedizione e una grinta che lo hanno portato ad essere il capitano dell’Huracan, prende una decisione rivoluzionaria.

 

Una decisione che passerà alla storia e che farà rimanere di stucco il suo allenatore “El Flaco” Menotti, suo grande amico e mentore, che assonnato al telefono si sente dire:

Non giocherò il Mondiale”.

Un sogno coltivato sin da bambino, alzare la coppa al cielo con la maglia della propria nazione che invece perde di importanza.

Il Mondiale in questione è quello che si sarebbe disputato di lì a un paio di mesi e che guarda caso avrebbe laureato proprio l’Argentina Campione del Mondo, nella finale contro l’Olanda, festa degli argentini sino all’alba; un Mondiale nel quale Jorge avrebbe addirittura indossato la fascia di Capitano, in una competizione che già nei pronostici pareva destinata ad avere grandi possibilità di vittoria finale.

 

Ma Carrascosa è stato un uomo tutto d’un pezzo, orgoglioso, pronto a battersi per i propri valori; il motivo del suo diniego, in quella terra Argentina martoriata dalla dittatura, una delle più sanguinarie del secolo scorso, è semplice:

“E’ stata una decisione dettata da un fatto di coscienza personale”,

dirà in seguito raccontando come giocare a calcio,  pensando di rappresentare una Nazione colpevole dell’eccidio di migliaia di “desaparecidos” rapiti, torturati e gettati dagli aerei della morte in mare per farne perdere per sempre le tracce, fosse impossibile per lui.

Le cronache non ufficiali del tempo raccontano che Menotti provò per giorni e giorni a convincere El Lobo a cambiare idea, tentò persino il giorno prima di stilare la lista definitiva dei convocati. 

Ma El Lobo – che significa il lupo –  è uno che non molla, che non torna di certo sui suoi passi.

Rifiutata la convocazione, la fascia di capitano andrà al braccio di Daniel Passarella e sarà proprio lui a ricevere la Coppa da Rafael Videla, il sanguinario dittatore ed ex presidente dell’Argentina.

Presidente che del resto, come temeva El Lobo, sfruttò i Mondiali per rafforzare propagandisticamente la propria autorità, in una dimostrazione di efficienza davanti al mondo intero. Non mancarono iniziative di boicottaggio proprio per la grave situazione politica del Paese.

Arg 1978
Storie di calcio

La stessa finale contro l’Olanda fu piena di polemiche a partire dall’arbitraggio.

El Lobo si ritirerà dal calcio al termine della stagione successiva, a soli 31 anni; non solo le brutture della dittatura incideranno sulla sua decisione finale ma anche le voci sempre più pressanti ed evidenti di partire comprate e vendute nel campionato argentino.

“Questo non era più il mio calcio, se un incentivo economico è lo stimolo per giocare meglio”

dichiarerà in una delle sue rare interviste che ci consegnano un uomo che ha saputo rinunciare ad un sogno per ribellarsi contro una dittatura.

Silvia Sanmory