È l’Astrea la vera Dea del calcio italiano, la squadra composta dagli agenti della polizia penitenziaria con sede a Roma.
Tutti pensiamo all’Atalanta quando sentiamo parlare della “Dea” eppure la vera divinità è quella che dà il nome alla squadra della Polizia Penitenziaria italiana.
Astrea infatti era l’antica dea greca della giustizia, Atalanta invece solo un’eroina.
La società bianco-azzurra ha una storia molto recente, la sua fondazione risale al secondo dopoguerra; l’Astrea ha scalato i campionati minori fino a giungere in Serie C-2.
Quando il Ministero di Grazia e Giustizia dell’epoca fondò la squadra l’intenzione era quella di farle disputare solo alcuni tornei.
Alla fine però l’Astrea si affiliò alla FIGC e cominciò a giocare nella Seconda Divisione della regione Lazio.
Il 1968 è l’annata fortunata per la Polizia Penitenziaria: raggiungono il calcio professionistico, militando tra la Serie D e la Serie C.
La conquista storica della Serie C-2 ha un retrogusto amaro, perché da regolamento l’Astrea dovrebbe tesserare solo giocatori professionisti e far firmare loro un vero e proprio contratto di lavoro.
Ciò appare impossibile visto che i calciatori dell’Astrea sono guardie della Polizia Penitenziaria.
Per fortuna viene formulata una legge ad hoc per società con lo stesso problema e l’Astrea disputa un’ottima stagione all’esordio in C-2.
Gli uomini della Polizia Penitenziaria si tolgono numerose soddisfazioni tra i professionisti e i dilettanti, giocando contro squadre di alto livello come Catania e Frosinone.
Nelle ultime stagioni l’Astrea milita nel campionato Eccellenza, che ancora non esisteva al momento della fondazione della squadra, e nella stagione 2020-21 congela un dignitoso quinto posto.
Federica Vitali