Già soltanto a vederlo, con la sua stazza imponente, si fa fatica a credere che Matthijs de Ligt abbia soltanto 20 anni.
A sentirlo ragionare poi, ancora di più.
La pacatezza che lo caratterizza, l’equilibrio con cui si esprime, lo sguardo deciso fanno di lui un profilo certamente più vicino alla trentina.
Le sue stesse scelte parlano per lui: cresciuto nell’Ajax – di cui a 18 anni era già capitano – nell’adorazione del club e dei tifosi, ha avuto il coraggio di staccarsi da quel terreno così sicuro e totalmente diverso da quello italiano, per gettarsi nell’avventura alla Juventus.
E tutti sappiamo quanto possa essere differente il calcio olandese da quello italiano: nella storia e nel presente. Specie per un difensore.
Eppure lui non ha avuto esitazioni, anche se poi i media si sono sbizzarriti a mettere in dubbio la sua scelta, in virtù delle difficoltà affrontate dal numero 4 bianconero soprattutto nella prima parte della stagione ( che a breve riapre le “ostilità”).
Non sono state poche, le difficoltà di De Ligt i primi tempi alla Juventus, in un contesto – quello italiano – così poco paziente, che ha subito messo in discussione le notevoli qualità del ragazzo olandese. Perché se c’è una cosa della quale si può essere certi è del valore di Matthijs de Ligt.
Con grande maturità ha incassato le critiche ed è andato silenziosamente avanti.
Convinto di aver fatto la scelta giusta e di aver scelto l’allenatore giusto: quel Maurizio Sarri di cui aveva già parlato nella sua prima conferenza stampa a Torino.
Sarri è un tattico e ha un’idea di calcio precisa. Vuole costruire dal basso, giocare un calcio tecnico. In fondo puoi dire che è molto “olandese”, anche se rimane forte la sua italianità. Si potrebbe dire che lui è la via italiana al calcio totale degli olandesi.
La verità è che in tanti hanno voluto vedere un Matthijs infelice della sua scelta di venire alla Juve.
Invece il suo resoconto dei primi mesi in bianconero è proprio il contrario: è il discorso di un ragazzo integrato, che con l’occhio del talento sa riconoscere il talento e con semplicità ce lo riferisce.
Un ragazzo che da campione riconosce i campioni, che sa usare e pesare le parole nel parlare dei suoi compagni, che con poche frasi riesce a descrivere perfettamente colleghi come Paulo Dybala (“Mi ha impressionato la sua tecnica”) o Rodrigo Bentancur ( “È un giocatore dalle qualità tecniche davvero soprendenti. Credo sia parecchio sottovalutato, ha un grande futuro davanti”).
Uno così non è arrivato alla Juventus per caso.
Matthijs de Ligt è destinato a grandi cose. Con quel sorriso leggermente sghembo e le spalle larghissime, tipiche di chi saprà incassare tutto dalla vita. È un piccolo leader, magari silenzioso: della migliore famiglia insomma.
Matthijs de Ligt è destinato a grandi cose: speriamo, tutte, con una maglia bianconera addosso.
Daniela Russo