Moreno Torricelli, Campione d’Europa con la Juventus nel 1996 ma anche protagonista di due finali perse, ci spiega perchè i bianconeri devono continuare a lottare per la Coppa Regina (immagine da ultimouomo.it)
Inutile nascondere che ci aspettavamo tutti un risultato differente da questo quarto di finale in casa Juventus. E se è vero che l’ urna di Nyon ha decretato l’avversaria più difficile che potesse capitare – i Campioni in carica – è pur vero che da qualche anno a questa parte la Signora è stabilmente tra le prime otto d’ Europa: insomma per dirla in gergo nel “salotto buono”. Aspettando il ritorno a Madrid, dopo il pesante 0-3 di Torino, abbiamo ascoltato la voce di Moreno Torricelli, campione d’Europa proprio con i bianconeri nel 1996.
A distanza di dieci mesi, Juventus e Real si sono incontrate ancora dopo la sera del 3 giugno. Cosa ha fatto (o non ha fatto) la Juventus per provare a evitare una seconda Cardiff?
Fino al momento dell’espulsione, in realtà, tutta questa differenza in campo non si è vista. La Juve ha disputato una buonissima partita e ha avuto anche alcune occasioni per concludere a rete, come quella di Higuain e la punizione di Dybala. Sappiamo come queste gare siano alla fine decise dagli episodi che sovvertono gli equilibri. Non credo che si possa rimproverare qualcosa alla prestazione offerta, sicuramente migliore di quella vista in finale. Poi se resti in minoranza numerica e dall’altra parte c’è Cristiano Ronaldo che butta dentro tutti i palloni, i giochi sono fatti. Non tutti possono vantare CR7…
A proposito di Cristiano Ronaldo, qualcuno sostiene che i calciatori top della Juventus non abbiano il giusto piglio, la giusta personalità per fare la differenza in queste gare…
Se parliamo di giocatori come CR7 o come Messi, sul piano della personalità e di tutto il resto parliamo di giocatori unici che difficilimente rivedremo per anni. Ma non direi che i giocatori bianconeri pecchino di personalità, anzi, ci sono degli elementi di tutto rispetto. Poi ci può stare che le personalità e i valori in campo possano essere differenti, così come è certo che nella storia della Juve non siano mancate personalità di spicco.
Possiamo dire, analizzando la storia delle finali disputate, che la Juventus preferisce l’ambito nazionale a quello internazionale?
Possiamo dirlo, come possiamo anche dire che nell’ ambito delle finali la Juve se le è sempre giocate e la maggior parte delle volte non è girata bene. Io ad esempio ho perso una finale con il Real decisa da una rete in fuorigioco; tre anni fa a Berlino il rigore non concesso su Pogba ha inevitabilmente condizionato il risultato della partita. Purtroppo parliamo di una competizione in cui ogni singola decisione, ogni episodio può diventare determinante ai fini del risultato: si sa che la Champions è anche questione di fortuna.
Alla luce di queste partite e della sconfitta della Nazionale contro la Spagna, si può affermare che la Juventus gareggia in un campionato che non la “allena” abbastanza?
Ti dirò che io non vedo tutta questa differenza tra la nostra Serie A e gli altri campionati, tanto che il nostro è l’unico ancora aperto, negli altri già non c’è più storia. Per quanto riguarda la Liga, e in particolar modo Barcellona e Real, il loro vantaggio è quello di curare con molta attenzione il settore giovanile. I calciatori spagnoli vengono abituati già a vent’anni a essere gettati nella mischia delle competizioni internazionali e quindi acquistano presto maturità e sicurezza, proprio disputando gare come questo quarto di finale. Cosa che, da noi in Italia, accade con molta più difficoltà: la mentalità vincente arriva principalmente giocando in tornei come la Champions.
La Juve di oggi, rispetto alla sua del 1996, si può definire meno grintosa? Soprattutto a centrocampo…
Noi avevamo un centrocampo incredibile, con interpreti di grande personalità e caratteristiche tali da aggredire i portatori di palla: ma ogni centrocampo ha il suo carattere. Ad esempio Pjanic, pur essendo un ottimo centrocampista non sarà mai Davids: per cui è giusto che si esprima come sa senza stravolgimenti che non sono possibili e che miri a un continuo e costante miglioramento.
Le parole di Dybala durante il match contro il Benevento possono sottolineare un problema? Forse che i bianconeri non sfruttano abbastanza il potenziale in attacco?
Oggi come oggi il calcio è diventato globale, tutti sono chiamati a fare tutto. E sì, è vero che nella partita di sabato la Juve si è abbassata un po’ troppo e ha subìto rete, le è successo anche altre volte questa cosa, ma non dimentichiamoci che veniva da una partita molto dipendiosa a livello fisico e mentale.
Al di là degli ottimistici discorsi sulla remuntada… Che Juve dobbiamo aspettarci domani?
I ragazzi non andranno a Madrid per fare le vittime sacrificali: giocheranno una partita degna del loro nome. Dopo il 3-0 dell’andata certamente tutti siamo consapevoli che la strada sarà tutta in salita per i bianconeri, ma sono convinto che giocheranno come è giusto giocare questo tipo di partite. Come ben sappiamo il calcio ci ha anche abituato a sorprese insperabili e inaspettate, quindi occorre aspettare fino alla fine.
Se lei dovesse parlare con quel gruppo di tifosi che sono, come dire, “ossessionati” da questa Coppa, che cosa direbbe loro?
Che la Juventus sta lavorando per tornare sul tetto d’ Europa e lo sta facendo seriamente: due finali raggiunte in tre anni non sono un caso. Sappiamo che le spagnole hanno una diponibilità economica che la Juve non può permettersi, ma vediamo anche che bisogna spendere con saggezza: lo dimostra il PSG, che nonostante i tanti milioni nemmeno quest’anno è riuscito a andare avanti. I bianconeri sono la quarta squadra in Europa, non c’è PSG, non c’è Manchester City: e lo sono soprattutto perchè hanno una storia.
I tifosi quindi devono ricordarsi di più della loro storia internazionale piuttosto che soffermarsi sulle occasioni perse?
Esattamente, dici bene: perchè comunque si è accumulato un bagaglio di esperienze. E sono esperienze che a comunque fanno parte di questa squadra. Io, personalmente, sono orgoglioso di aver vinto la Coppa nel 1996 ma lo sono anche del cammino fatto per arrivare alle due finali successive che purtroppo abbiamo perso.
Testa a Madrid, allora. Con l’intento, là dove non sarà possibile sovvertire il risultato di Torino, di tenere testa alta al Santiago Bernabeu.
Daniela Russo
(immagine coertina da campioni.cn)