Sotto il cielo di Mosca eccole lì, la piccola debuttante e la dama già navigata: i visi tra il teso e il sorridente dei ventidue nel tunnel fanno trapelare tutte le emozioni, tutte le mille sfumature di un animo davanti a un appuntamento importantissimo, che – forse – non ritornerà più nella vita.
Parte subito forte la Croazia, aggressiva, quasi a volersi scrollare di dosso i tanti supplementari, i tanti rigori: non siamo stanchi, non siamo svantaggiati. I Transalpini al contrario sembrano eccessivamente prudenti. Perisic riparte e crea pericolo in più di un’ occasione nei primi minuti di gioco, lui, già protagonista di una semifinale all’ultimo respiro contro gli Inglesi, continua a lavorare a testa bassa: il solito Modric dirige.
Ma poi un calcio piazzato – talllone d’Achille della Nazionale a scacchi – e una sfortunata deviazione di Mandzukic portano in vantaggio la Francia che fino a quel momento era rimasta praticamente a guardare.
I Croati subiscono il colpo, ma si scrollano: al contrario, i Francesi non affondano; e allora arriva Perisic che, al termine di una bellissima azione, scaraventa in rete il gol del pareggio: io c’ero e ci sono, sembra dire il nerazzurro.
Lui c’è, nel bene e purtroppo anche nel male: con Mandzukic si dividono altari e polveri e proprio come il bianconero, anche Perisic lascia in area di rigore il segno che non vorrebbe. Il suo fallo di mano allerta il Var che assegna il penalty – ancora una palla inattiva, ancora un calcio da fermo – ai Bleus; Griezmann, freddo, implacabile dagli undici metri, non sbaglia: un Diavolo di ghiaccio.