La FIFA e il problema dei calendari: un grido di protesta

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Fonte dell'immagine, profilo ufficiale "X" di @FIFPRO - https://twitter.com/FIFPRO/status/1845825862366617768

“La Serie A, come quasi tutti gli altri campionati europei, negli ultimi 20 anni non ha aumentato il numero di partite. Al contrario, FIFA e UEFA hanno incrementato costantemente le dimensioni delle loro competizioni, sia per i club che per le squadre nazionali”

Queste sono le parole di Luigi De Siervo, amministratore delegato della Serie A, all’indomani del 14 ottobre.

Dirigenti della FIFPRO Europe, delle leghe europee e de LaLiga, hanno presentato un reclamo a Bruxelles contro la FIFA.

https://x.com/FIFPRO/status/1845807138301477004

Si denuncia il ruolo della FIFA come organo di governo e organizzatore di eventi, che porta a un conflitto di interessi. Inoltre, si critica l’aumento del numero delle partite e delle competizioni.

De Siervo ha sottolineato questo punto: 

“La Lega Serie A mantiene invariato il numero di partite del proprio campionato
da vent’anni. Anzi, abbiamo diminuito quelle necessarie per vincere la Coppa Italia.
Al contrario, FIFA e UEFA hanno aumentato le dimensioni delle loro competizioni,
sia per club che per squadre nazionali.
Questo ha portato a una saturazione del calendario.
Per questo motivo, insieme alle altre leghe europee, abbiamo denunciato la FIFA
per la mancata consultazione degli stakeholder,
tra cui le leghe nazionali e l’associazione dei calciatori,
prima di decidere di organizzare il Mondiale per Club.”

Il reclamo si concentra sul calendario internazionale, tra cui la Coppa del Mondo per club2025 negli Stati Uniti e la Coppa del Mondo 2026 in Canada, Stati Uniti e Messico.

Questi tornei causano un’eccessiva saturazione del calendario. Ciò mette a rischio la sicurezza e il benessere dei calciatori, oltre all’impatto economico e sociale dei campionati nazionali.

https://twitter.com/FIFPRO/status/1845812644533473358/photo/1

Da un lato, la FIFA promuove nuovi tornei senza un iter decisionale corretto. Dall’altro, le associazioni dei giocatori e i dirigenti delle competizioni nazionali non ci stanno più.

Sebbene possano sembrare appetibili, questi tornei stanno riducendo il calcio al mero guadagno e alla spettacolarizzazione. Il reclamo illustra anche come l’imposizione dei tornei FIFA costituisca un abuso di posizione.

La recente giurisprudenza dell’UE chiarisce che la FIFA deve esercitare le sue funzioni in modo trasparente, obiettivo, non discriminatorio e proporzionato. 

“È sorprendente come dopo 9 mesi di sentenze in materia di governance del calcio, la FIFA non abbia sentito il messaggio”, ha dichiarato Javier Tebas, numero uno de La Liga.

Il presidente dell’Ass. Internazionale Calciatori, Umberto Calcagno, ha commentato: 

“Il calcio sta divorando sé stesso.” 

La FIFA si difende sostenendo che il calendario internazionale sia stato approvato all’unanimità dal suo Consiglio, che include rappresentanti di tutte le confederazioni calcistiche, incluse quelle europee. Inoltre, afferma di aver consultato le leghe prima di adottare l’attuale calendario.

Il presidente Gianni Infantino, però, prosegue per la sua strada. Ha presentato Seattle come una delle tappe del Mondiale per Club 2025 e ha aggiunto: 

“Mentre inauguriamo una nuova era del calcio per club sulla scena mondiale nel 2025, seguita dalla Coppa del Mondo FIFA più globale e inclusiva di sempre nel 2026, dove altre sei partite si disputeranno in questo fantastico stadio, non vedo l’ora di vedere i nostri appassionati tifosi battere tutti i record di rumore qui a Seattle, dimostrando come il calcio unisca il mondo”.

È chiaro che la FIFA deve affrontare questa problematica cruciale. Un calendario equilibrato, che rispetti la salute e il benessere degli atleti, è necessario per il futuro del calcio. 

Riorganizzare le competizioni per garantire periodi di riposo adeguati e minimizzare il rischio di infortuni è un segno di rispetto verso i giocatori, i club e i tifosi. Solo così possiamo preservare l’essenza del calcio, che è intrinsecamente legata alla spettacolarizzazione.

Rosaria Picale