La favola scritta dall’Hellas Verona, lo storico scudetto del 12 maggio 1985

Le favole che adesso non si scrivono più: ricordiamo l'impresa dell'Hellas Verona del suo primo ed unico amato tricolore

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Fonte: profilo Instagram Hellas Verona FC

Il 12 maggio 1985 all’Hellas Verona, guidato da Osvaldo Bagnoli, bastò un pareggio con l’Atalanta per aggiudicarsi il tricolore e il titolo di Campioni d’Italia.

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Fonte: profilo Instagram Hellas Verona FC

Come diceva il famoso scrittore Hans Christian Andersen
“La vita di per sé è la favola più fantastica”.

I tifosi e i giocatori veronesi si sentivano proprio così, personaggi di una favola, di un sogno che di fatto è stato poi difficile realizzarlo nuovamente.

Ma direttamente dai profili social dell’Hellas Verona, la frase da brividi Il nostro scudetto è una favola da raccontare. Sempre. introduce i momenti salienti di questo storico traguardo in versione fumetto:

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Fonte: profilo Instagram Hellas Verona FC

Italia, anni ’80. Un altro calcio, un’altra storia che adesso si racconta ai più giovani – e che forse ascolterebbero increduli.

Era sì, il calcio di grandi leggende come Maradona, Platini, Socrates, Zico, Falcao, ma era anche il calcio vero, fatto di sogni, passioni, bandiere e lealtà.

Era anche e soprattutto il calcio delle squadre cosiddette provinciali capaci di battere grandi campioni di grandi squadre.

Il Verona riuscì nell’ardua impresa nella stagione 1984-85 dopo che, ritornato in Serie A nell’82, gettò le fondamenta per quella che poi sarebbe diventata una realtà consolidata del semplice progetto portato avanti dal mister Bagnoli.

Se oggi accadesse di nuovo un avvenimento del genere, sarebbe paragonabile a ciò che qualche anno fa in Premier League ha fatto il modestissimo Leichester guidato da Claudio Ranieri.

I protagonisti gialloblu dell’epoca non erano innumerevoli come è adesso con rose che arrivano a 25 o 30 giocatori per squadra. Gli eroi veronesi erano “pochi ma buoni”, d’altronde caratteristica del vecchio calcio che comprendeva tutte le società, dalle più piccole alle più grandi.

Da Claudio Garella, o Garellik, portiere che faceva miracoli chiudendo la porta a chiave con qualsiasi parte del corpo; ad affiancarlo nella difesa più avanzata l’instancabile mastino Silvano Fontolan; Pierino Fanna era colui che non si risparmiava mai sulla fascia destra, come il suo collega di fascia Marangon che ha vestito anche maglie importanti come Juve, Roma, Napoli e Inter; Antonio Di Gennaro fondamentale mente del centrocampo; Giuseppe Galderisi detto “Nanu” fu il capocannoniere di quel Verona con 11 gol: velocità, movimenti agili ed elevazione; ultimi ma non ultimi: Roberto Tricella, storici capitano, e Volpati detengono il record di presenze in quella stagione, assieme a Garella.

Osvaldo Bagnoli sarà per sempre l’allenatore che rimarrà nella storia dell’Hellas, è l’autore di un miracolo mai ripetuto dopo di lui.

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Fonte: profilo Instagram Hellas Verona FC

Come tutte le favole arrivò il lieto fine, a dispetto della storia più famosa ambientata a Verona di Romeo e Giulietta di Shakespeare.

Primo ed ultimo tricolore ma con un gusto tutto particolare, di quel calcio fatto di sacrifici ed imprese, quel calcio che non stava a badare al vil denaro, quel calcio che era per i tifosi e i sentimentali. Un tricolore che oggi non si vede più, che le nuove generazioni non capirebbero o che forse non apprezzerebbero.

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Fonte: profilo Instagram Hellas Verona FC

Oggi non ci rendiamo conto di quale impresa abbiamo realizzato, ma sarà il corso del tempo a farcelo capire” – disse una volta Volpati.

Morale della favola: gli anni passano ma le imprese restano impresse nella storia.

 

Valentina Vittoria