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La favola di Giaccherini: Il calciatore che con lavoro e umiltà si è trasformato in Giaccherinho

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Italys Emanuele Giaccherini celebrates after scoring during the UEFA EURO 2016 group E preliminary round match between Belgium and Italy at the Stade de Lyon in Lyon, 13 June 2016. ANSA/ DANIEL DAL ZENNARO RESTRICTIONS APPLY: For editorial news reporting purposes only. Not used for commercial or marketing purposes without prior written approval of UEFA. Images must appear as still images and must not emulate match action video footage. Photographs published in online publications (whether via the Internet or otherwise) shall have an interval of at least 20 seconds between the posting

Se si chiamasse “Giaccherinho” ne avremmo sentito parlare già da tanto tempo“. Così Antonio Conte si è espresso su Emanuele Giaccherini dopo la sua prima rete con la maglia della Juventus: quelle parole rimbombano oggi più attuali che mai.

Giaccherini è senza dubbio, uno dei protagonisti della vittoria degli Azzurri contro il Belgio. Una prestazione maiuscola condita da rete tutt’altro che banale: stop eccezionale su lancio precisissimo di Bonucci, rapidità di esecuzione e il gol con dedica al nonno…

… pensare che l’unico a credere in lui sembrava essere il ct Conte e ora è l’Italia intera, che in gran parte ha mugugnato quando lo ha visto titolare, a celebrarlo…

http://video.sky.it/sport/calcio-italiano/giaccherini_conte_non_me_ne_sarei_mai_privato/v168801.vid

Non me ne sarei mai privato” ammise proprio Conte in occasione della cessione del suo pupillo da parte della Juve; non ne può fare a meno in questa Italia dove le parole d’ordine sono: lavoro, sacrificio, umiltà e cuore, tutti valori che il centrocampista toscano incarna e che lo rendono così speciale.

Quella di Giaccherini è una storia particolare fatta di molta gavetta e momenti bui prima della consacrazione a Giaccherinho.

Partito dal Bibbiena nel 2002  viene notato dal Cesena che decide di acquistarlo e di girarlo in prestito in C2.  Forlì, Bellaria, Pavia, fino al “ritorno” a Cesena, nel 2008.  La sua avventura in bianconero iniziò da fuori rosa poi arrivò mister Bisoli che decise di puntare su di lui e Giack divenne un punto fermo di quel Cesena che conquistò la promozione in Serie A.

giakimmagine da cesenacalcio.it

Nella stagione 2010-2011 quindi, per la prima volta, e in età ormai matura, Giaccherini approda nella massima serie. La coronazione di un sogno per l’ormai venticinquenne centrocampista che in più di una circostanza stava rischiando di interrompere la carriera. Alcuni gravi infortuni, infatti, hanno minato il suo cammino: «Di infortuni ne ho avuti parecchi – racconta Giaccherini il primo a 16 anni: in uno scontro con un portiere mi sono rotto la milza e ho avuto un’emorragia interna. Ho ri­schiato di morire e la milza hanno dovuto togliermela, ma per fortuna a calcio si può gio­care anche senza. Al Bellaria mi sono rotto una caviglia e mi sono strappato due volte, poi mi sono rotto una clavicola. Ma non ho mai mollato». Stava per mollare, però, nel 2008, prima di incontrare Bisoli: meditò il ritiro e valutò l’idea di andare a lavorare come operaio in una fabbrica.

Mai avrebbe immaginato che di lì a poco sarebbe approdato alla Juve e avrebbe vinto due Scudetti e una Supercoppa italiana. Arrivato a Torino timidamente pian piano ha conquistato Conte diventando un elemento insostituibile della rosa e segnando anche gol pesanti come  la rete-scudetto siglata al Catania il 10 marzo 2013 in pieno recupero “Conte si arrabbiò quando la Juve mi vendette. Mi riteneva importante per il suo progetto, sono contento di avergli dato tanto.” 

Mai avrebbe supposto di provare un’esperienza in Premier. Dopo due stagioni, la Juve, facendo infuriare l’allenatore, lo cede al Sunderland.

E, chissà se avrebbe mai immaginato di vestire la maglia della Nazionale e di essere decisivo in una partita così importante.

Giaccherini ha un cognome italiano e un physique du rôle troppo poco pettinato e tatuato per essere notato: qualità, corsa, duttilità, in un Paese che guarda troppo spesso all’estero, sembrano non bastare eppure a noi la sua storia piace raccontare … come in ogni favola che si rispetti c’è una morale: con volontà, passione e dedizione i sogni si possono realizzare!

Caterina Autiero