Non c’è un modo giusto per dire addio a un ragazzo di diciannove anni, strappato alla vita così, da un giorno all’altro.
Non c’è un modo giusto per farlo in queste circostanze, in cui non si può né piangere, né soffrire insieme.
I funerali di Andrea Rinaldi si sono svolti ieri a Cemerate, presso Como, nel mezzo del centro sportivo in cui il ragazzo aveva mosso i suoi primi passi sul rettangolo verde.
Presenti tante persone (il numero massimo concesso dal protocollo anti Covid) tutte adeguatamente distanziate e con mascherina: così si deve.
E quella bara bianca, ricoperta di fiori, di divise da calcio. Tutto surreale.
La bontà era una delle tue qualità migliori, insieme alla tua risata contagiosa. Ed è così che voglio ricordarti, perché tu sei questo, colui che non si è mai arreso nonostante le salite faticose e con determinazione hai sempre raggiunto la vetta. Hai sempre aiutato chi amavi nei momenti bui con le parole giuste. Sei stato un dono per tutti.
Sono alcune delle parole pronunciate dalla sorella di Andrea, un discorso che ha toccato i cuori dei presenti e non solo, perché a distanza di giorni non ci si rassegna al crudele destino che ha portato via il giovane Rinaldi.
Era presente il Sindaco, che ha proclamato il lutto cittadino. E la maglia numero 8 del Legnano, quella che Andrea indossava in questa corrente stagione, è stata ritirata dal club che l’ha consegnata ai genitori del ragazzo.
Un ricordo, per sempre. Come quello che Andrea Rinaldi ha lasciato in tutti coloro che lo hanno conosciuto e in quelli che avrebbero voluto conoscerlo.