Il difensore del Napoli Kalidou Koulibaly, baluardo della difesa azzurra, appare da ormai troppo tempo diverso da quel muro imponente che ha incantato mezzo mondo e che lo ha reso oggetto del desiderio dei più grandi club europei.
Che succede a KK?
C’era una volta un giovane senegalese, di professione calciatore, alto 186 cm e dal peso di 88 kg. Statuario, imponente, talentuoso.
Da giovanissimo, viene ingaggiato dalla squadra francese del Metz per poi passare al Genk, compagine calcistica belga.
Nel 2014, a ventitré anni, viene notato dal DS del Napoli che lo porta, il 19 maggio di quello stesso anno, all’ombra del Vesuvio.
Qui inizia la lunga e meravigliosa storia d’amore tra Kalidou Koulibaly e la squadra che lo ha consacrato. Fattosi già notare col Genk e nella nazionale del suo Paese, KK ha trovato a Napoli e nel Napoli un ambiente che nel corso degli anni lo ha sempre più apprezzato fino a metterci il cuore, come pare, solo i napoletani sappiano fare.
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E Kalidou non si è mai risparmiato nel manifestare, a sua volta, attaccamento e affetto verso la maglia e la carnale tifoseria: sempre appoggiato peraltro nelle sue battaglie contro razzismo ed intolleranza.
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Sul Kalidou giocatore si sa molto ormai: preso a modello il grande Lilian Thuram, Koulibaly è un difensore abile nel gioco aereo, elegante nei movimenti e in grado di far ripartire l’azione. Può rivestire il ruolo di terzino destro di una difesa a quattro o, addirittura di centrocampista, sebbene sia il ruolo di difensore centrale a caratterizzarlo meglio. A Napoli, i suoi inizi non sono stati indimenticabili.
C’è chi, tra i tifosi meno aggraziati, gli storpiava il nome con intenti offensivi, viste le prestazioni non esaltanti. Nel tempo però, KK è cresciuto e con Sarri in panchina, ha vissuto un cambiamento graduale in positivo che lo ha reso il vero e proprio baluardo della difesa partenopea.
Si è distinto in varie occasioni anche per la capacità realizzativa ma l’apice, sotto questo aspetto, lo ha raggiunto in una data che i tifosi del Napoli non dimenticheranno mai: quel 22 aprile 2018 allo Juventus Stadium quasi allo scadere, con una partita tra le prime della classe di quel campionato a contendersi lo scudetto.
KK spiccò praticamente il volo più in alto rispetto a tutti quelli presenti in area di rigore, avversari bianconeri e compagni di squadra, per mandare in rete un calcio d’angolo di Callejon. Un tripudio, un’esaltazione senza precedenti per il popolo napoletano che vide palesarsi lo scudetto che poi invece, sarebbe stato conquistato dalla Juve di lì a poco. A quel gesto tecnico, a quella issata incredibile, i tifosi napoletani ancora oggi “rendono omaggio”, come segno anche di riconoscenza nei confronti del suo muro maestro.
E poco importa se solo qualche mese fa, lo stesso Koulibaly, per ragioni che forse a noi poveri umani resteranno sempre sconosciute, colpì erroneamente di testa un pallone in una sfida contro la Juventus, ma quella volta nella propria porta.
Un eroe al contrario, un eroe per i tifosi bianconeri, che col suo involontario gesto consegnò la vittoria alla compagine juventina, andata in scioltezza in vantaggio di ben tre gol, rimontati dagli azzurri e con la prospettiva, forse, che il match sarebbe terminato in un comunque entusiasmante pareggio.
E invece Kalidou fece il suo. Quella testata nella sua porta e Meret che nulla poté.
Qualcuno, dopo quella sfortunata serata torinese, ha ipotizzato che siano iniziati i problemi per il difensore azzurro. Il contraccolpo psicologico non deve essere stato certamente dei più felici.
Da lì prestazioni non eccelse, erroracci tattici mai visti, una forma fisica nella quale non si riconosce il temibile n. 26.
A ciò si è aggiunto un infortunio al bicipite femorale della coscia destra durante la partita contro il Parma lo scorso dicembre. Uno stop che ha tenuto KK lontano dai campi quasi due mesi, mesi nei quali la difesa azzurra ha effettivamente sofferto e preso gol.
Gattuso ha dovuto impiegare il sempre valido Di Lorenzo come difensore centrale e sopperire anche ad altre, importanti assenza della sua rosa in quel reparto. KK è rientrato nella sfida di domenica scorsa al San Paolo contro il Lecce, ma è letteralmente sembrato un pesce fuor d’acqua, una minuta di se stesso. Ancora ritardi ed errori, ancora gesta non degne di quello per cui è ancora considerato uno dei migliori difensori al mondo.
Cosa sta accadendo a Kalidou? Al netto dei problemi fisici e delle ripercussioni psicologiche seguiti ad essi, può entrarci anche l’annosa questione della crisi vissuta ad inizio novembre dalla squadra dopo la partita contro il Salisburgo in CL, con ancora Ancelotti in panca? Quella rivolta quanto c’entra quanto c’entra il calciomercato dell’immediato futuro, che vede KK tra i più appetitosi piatti da mettere sul tavolo dei più blasonati e prestigiosi club europei???
Perché Kalidou pare non esserci più?
La risposta, o le risposte, sono avvolte nel mistero per ora. Restano incontri importantissimi da giocare e da onorare, dalla Coppa Italia alla Champions, fino alla risalita necessaria in campionato per evitare una stagione oltremodo quasi disastrosa.
In un tweet di tre giorni fa, all’indomani della sconfitta casalinga con il Lecce, Kalidou ha suonato la carica, ammettendo pure di dover lavorare e fare punti, perche NAPOLI non merita questa classifica. Che sia un nuovo inizio? Speriamo.
Al muro maestro si augura una ripresa totale, fisica e mentale, quella a cui ha abituato i suoi tifosi, che lo amano e lo osannano, e al quale lui non disdegna mai di rivolgere parole piene di affetto e gratitudine (come anche alla città che lo ha accolto).
Che torni a far vedere chi è davvero allora, che torni a far vedere i sorci verdi agli avversari.
Simona Cannaò