Juventus campione d’Italia, un classico di fine anno che si sussegue oramai con incredibile costanza.
Un classico in cui di annata in annata cambiano gli addendi seppur il risultato finale resti invariato.
In questo 2018/19 in cui la Juve si e`presentata come stra favorita, in campionato cosi`come in Champions, le zone d’ombra non sono mancate e le abbiamo purtroppo viste soprattutto in Europa. Una stagione controversa in cui ai molteplici record in Serie A si contrappongono il crollo con l’Atalanta in Coppa Italia e il discutibile cammino europeo culminato con l’eliminazione ai quarti e che ha goduto di una sola arrembante partita, la rimonta all’ Atletico Madrid.
In questi lunghi mesi abbiamo avuto modo di esaminare la rosa tra sorprese, conferme e delusioni. Insomma, possiamo definire i protagonisti dell’annata in bianco, quelli in nero e quelli che invece presentano qualche sfumatura di grigio.
I protagonisti in bianco
Wojciech Szczesny
Ho già lautamente profuso lodi al portiere polacco, altresì soprannominato simpaticamente Codice Fiscale. Sembrava dover essere una scommessa e invece è stato una piacevolissima sorpresa, sia come qualità in campo e sia come senso della leadership e dell’appartenenza allo spogliatoio.
Sebbene la tradizione bianconera voglia un portiere di nazionalità italiana tra i pali, non temo che l’essere nato altrove possa rappresentare un pericolo per la riconferma assoluta di Szczesny quale numero uno della Juve. Con buona pace di Mattia Perin che probabilmente sarà destinato a altri lidi, visto che le sue possibilità di trovare spazio potrebbero essere veramente pochissime.
Leonardo Spinazzola
Tanto tempo a discuterne: “Sarà da Juventus oppure no?”. Ebbene, la risposta è affermativa: Leonardo Spinazzola è assolutamente all’altezza della Vecchia Signora. Dopo gli anni all’Atalanta, la travagliata estate del 2017 in cui chiedeva di lasciargli prendere quel treno che passa una sola volta nella vita, ebbene Leonardo su quel treno è infine riuscito a salire.
Convincendo tutti, anche quelli che lo definivano uno dei tanti ‘miracoli’ nelle mani di Gian Piero Gasperini, rinomato modellatore di giovani talenti. La sua grinta e la versatilità tecnica che lo caratterizzano saranno oro nelle mani del nuovo mister che lo potrà utilizzare appieno nella stagione a venire.
Rodrigo Bentancur
Già tra i migliori del girone d’andata, il giovane centrocampista uruguagio si riconferma anche per il finale di stagione quale risorsa per il centrocampo della Vecchia Signora. Non era scontato che un ragazzo di soli 21 anni potesse trovarsi a suo agio lì nel mezzo, dove in passato alla Juventus sono passati fior di campioni.
Eppure il numero 30 è sembrato tutto, fuorché timido. Sicuramente ancora acerbo e con ampi margini di crescita, il ragazzo si rimprovera la mancanza di marcature:
“Devo essere più aggressivo, segnare di più. Ecco, questo è un aspetto che mi manca ancora. Quest’anno ho fatto solo due gol e spero di aumentare quel numero. Anche perché il centrocampista moderno deve segnare”.
Emre Can
Arrivato tra i migliori solo nel finale di stagione, una volta superato l’ostacolo di salute dovuto al nodulo tiroideo riscontrato e operato e una volta ritrovata la condizione fisica. Emre è emerso nel suo reale valore in più di un’occasione malgrado i tempi ristretti di impiego, ma ha comunque lasciato ottime sensazione per la stagione che si aprirà il prossimo agosto.
Ne abbiamo potuto costatare la duttilità tra centrocampo e difesa così come abbiamo visto anche come non disdegni inserirsi in attacco e finalizzare. Mi riservo di vederlo nell’arco di un’intera annata incoraggiata dai segnali più che positivi ricevuti, sicuri che non deluderà le aspettative.
I protagonisti in nero
Alex Sandro
Su Sandro le domande affollano la mente e sono più che legittime. La principale è: dove è finito il giocatore del primo anno in bianconero, quello che aveva fatto gridare al fenomeno? Le sue prestazioni sono – e non da quest’anno – ampiamente al di sotto di quanto si sperava di poter vedere, date le premesse.
Troppi gli errori e misteriose le motivazioni di questa insufficienza che si protrae oramai da tempo. Le perplessità su una sua conferma per il prossimo anno restano tutte da fugare e rinviate nelle mani del prossimo mister di cui si attende spasmoticamente di conoscere il nome. È probabile tuttavia – come per altri – che il recupero di Alex Sandro sia da interpretare soprattutto in chiave psicologica, così come dello stesso tipo ci sembrano le cause che potrebbero spingerlo alla partenza.
Paulo Dybala
Se ci fosse un voto da dare a Paulo Dybala in questa complessiva stagione, sarebbe non classificato. Un attaccante puro – come più volte da me sottolineato – utilizzato nella maniera del ‘ti metto un po’ dove capita’ è una delle cose più terribili che ha offerto quest’ ultima Juventus di Allegri. Il ragazzo ha provato a difendersi in qualche modo fino a quando è iniziato il valzer delle sostituzioni e delle panchine.
Apparendo via via sempre più frustrato e demotivato.
Non ho alcuna idea di cosa accadrà tra la Juventus e Paulo Dybala questa estate: so tuttavia che molto è nelle mani del nuovo allenatore, il quale dovrà fare un grande lavoro di recupero sull’argentino, psicologicamente provato da un’annata in cui è stato messo ai margini del progetto.
Leonardo Bonucci
Confermato dal girone d’andata. Non ha brillato nemmeno da gennaio in poi Leo, che appare puntualmente destabilizzato tutte le volte che si ritrova orfano del faro Chiellini. E considerando che la prossima sarà – quasi sicuramente – l’ultima stagione di King Giorgio, ci chiediamo quanto sia stata valida l’idea di riportarlo a Torino, visto che pure lui non è più un giovanotto e che urge assolutamente un restyling della difesa.
L’ impressione è che la Juventus debba sbrigarsi quanto prima a ricreare delle sinergie difensive, in quel reparto che da sempre è un suo punto di forza e che per anni è stato un emblema: la BBC – sia chiaro a tutti – non esiste più.
Massimiliano Allegri
Nell’anno in cui gli hanno messo tra le mani addirittura Cristiano Ronaldo, Allegri conduce una stagione in cui paradossalmente i suoi limiti si evidenziano tutti e in maniera potente. La difficoltà a gestire un calcio di mentalità prettamente europea è quanto mai palese e accompagnata dai continui dinieghi del portoghese in campo, dalle sue nemmeno tanto velate lamentele. Non solo. Allegri ha con ogni probabilità – lasciate perdere i saluti sui social, quelli sono puri meccanismi – compromesso i rapporti interpersonali con diversi giocatori della rosa, cosa che ha costituito senza dubbio uno dei principali motivi per cui Nedved ha puntato i piedi.
Soprassiedo sulla preparazione atletica dei suoi collaboratori – quest’anno ai limiti del delirio – perché meriterebbe un articolo a parte.
I protagonisti in bianco e nero
João Cancelo
Il portoghese più giovane, dal piede fatato, nel girone d’andata è stato assolutamente meraviglioso, facendoci innamorare pazzamente di lui. Poi lo stop, il rientro e quella maledetta serata con l’Atalanta in Coppa Italia, dove Cancelo ha sbagliato tutto quanto possibile. Da allora il ragazzo è precipitato in un vortice di prestazioni altalenanti, dando sovente l’impressione di essere confuso e trattenuto.
Le sue qualità restano a ogni modo indiscitibili, sarebbe follia solo pensare il contrario.
Urge, anche nel suo caso, una gigantesca iniezione di fiducia.
Eccolo qui, l’uomo che tutti aspettavate: Cristiano Ronaldo.
Arrivato come Signore della Patria, esce ridimensionato – suo malgrado – da una stagione al di sotto delle aspettative. Ronaldo è arrivato in una Juventus decisamente a fine ciclo in cui le sinergie tra allenatore e spogliatoio erano già agli sgoccioli, e anche lui è stato penalizzato da questo. Per cui niente Champions, niente prossimo Pallone d’Oro e niente classifica marcatori, vista la sterilità bianconera nelle ultime 5 partite che non gli ha dato modo di competere fino all’ultimo con Fabio Quagliarella.
Per contro, Cristiano è stato indispensabile in diverse circostanze – in campionato eh, badate bene -, visto che in numerose partite la Juve è sopravvissuta solo grazie al suo estro. Insomma, la sua prima in Italia è tra luci e ombre, ombre non certo volute ma vissute comunque per un contesto probabilmente diverso da quanto lui stesso aveva auspicato e immaginato.
Daniela Russo