Juventus, giù la maschera

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Una gara dal copione (quasi) prevedibile quella degli uomini di Massimiliano Allegri: il mister nel post partita chiarisce il rapporto tra la Juventus e l’Europa

A volte l’abbondanza è peggio della carestia. Lo è stata sicuramente ieri sera per la Juventus e per il Pipita: l’argentino dopo due minuti buca la rete degli Spurs e al 9′ realizza un rigore giustamente concesso dal giudice di gara per un intervento falloso su Bernardeschi. E a quel punto inizia la vera partita.

La Signora, forte del doppio vantaggio, cade nella solita, vecchia trappola che la caratterizza: abbassare tutto il baricentro della squadra. Per contro Pochettino, che sicuramente avrà studiato il modus operandi dei bianconeri,  sposta Eriksen tra le linee e per la Juve cominciano i dolori (vi dice nulla il nome di Isco a Cardiff?). Il Tottenham accorcia le distanze con Kane, poi allo scadere arriva l’occasione d’oro: il secondo rigore per la Juve. Se non che Higuain, troppo preso dall’idea di portarsi il pallone a casa, decide di stamparlo sopra la traversa. Chi troppo vuole…

Suscita non poca perplessità la scelta del modulo schierato, laddove la coppia Khedira-Pjanic aveva già dimostrato ampiamente i suoi limiti nel sorreggere il peso della manovra; soprattutto il bosniaco, senza il buon Matuidi instancabile macinatore di chilometri, si rivela in tutta la sua impalpabilità. Aggiungiamo a questo un Mandzukic stanco, stanchissimo: il generosissimo leone croato non può più pemettersi i ritmi sostenuti nella scorsa stagione. Pesano, molto più di quanto Massimiliano Allegri abbia voluto ammettere, le assenze di Dybala e di Cuadrado: Douglas Costa delude rispetto alle  reali possibilità di far valere le sue doti tecniche sulla insicura difesa inglese.

Il pareggio degli Spurs trova un Buffon colpevole a dispetto degli ottimi interventi di cui è stato protagonista nel primo tempo e riapre la famosa questione del prolungamento della sua carriera: non si può fermare il tempo, non può farlo nemmeno il numero uno dei numeri uno. Ma in generale, il vero colpevole è l’atteggiamento dei bianconeri nel secondo tempo: remissivo, rinunciatario, quasi spaventato. In Europa, così, la strada è breve.

Il ritorno, previsto per il 7 Marzo, chiede la migliore Juve. La Juve perfetta, che lo Stadium non sembra più garantire, nella stessa terra dove i londinesi eliminarono, nel 2011, il Milan di Allegri. E mentre i tifosi si sforzano di mantenere lucidità e ottimismo, arrivano puntuali le parole di Max nel dopo partita: “La Juventus lotta per il settimo scudetto e  già questo non è poco. Poi cercheremo di andare avanti in Champions, esistono anche gli avversari. Non si può pensare di andare in finale tutti gli anni”. Peccato che, proprio qualche settimana fa, avesse sostenuto che tra i suoi obiettivi c’era quello di disputare la finale…

Si fa in fretta a cambiare idea. O forse, semplicemente, finito il Carnevale si è deciso di buttare giù la maschera, e di riconoscere finalmente che vincere (la Champions) non è l’unica cosa che conta. A buon rendere.

Daniela Russo