Il giorno prima, la conferenza d’addio
La società aveva già salutato il tecnico sabato, con una conferenza dai toni e dalle modalità inediti.
l Presidente ha parlato con emozione del rapporto di collaborazione evoluta in una grande amicizia con il tecnico livornese: 5 anni meravigliosi, di gioia e di dolore, di festeggiamenti, di profonde soddisfazioni ma altresì delusioni e aspettative disilluse.
Tuttavia, Agnelli parla di Allegri uomo e della bella relazione fatta di episodi giornalieri, come la colazione allo stesso bar tutte le mattine, i pranzi, le cene, il frequentarsi al di fuori del lavoro.
Il Presidente lascia un collaboratore che ha stimato e voluto profondamente, ma come uomo di azienda, non può perdere di vista la realtà: il ciclo è finito, il tecnico toscano ha avuto a disposizione 5 anni e un fuoriclasse per poter conquistare la Coppa dei desideri.
Il Consiglio di Amministrazione non sarà certo stato tenero con cifre alla mano.
Una perdita ingente di capitali per il mancato proseguo in Champions, uno spogliatoio diviso.
La Juventus in questi 5 anni ha sostenuto fino alla fine il suo tecnico, esaudendo tutti i suoi desideri ma qualcosa evidentemente non ha funzionato: le aziende sono fatte di persone e come tali non sempre possono avere il controllo di tutto.
Massimiliano Allegri visibilmente emozionato è grato ad Agnelli, alla squadra e alla Società: esce con rammarico e tristezza rendendosi conto di non poter fare altro.
Pare che il Presidente sia stato messo alle strette dai suoi diretti collaboratori, Paratici e soprattutto Pavel Nedved, grande amico e devoto alla famiglia Agnelli e oggi Vice Presidente della società. La sua assenza in conferenza stampa fa pensare ad un conflitto interno proprio con Andrea Agnelli.
Ma perché Massimiliano Allegri si è trovato in questa situazione?
Se si analizza l’intera stagione, il tecnico era il più invidiato d’Italia: dotato di un Cristiano Ronaldo ancora all’altezza del suo ruolo avrebbe dovuto fare faville; al contrario, sono accadute una serie di pessime valutazioni e di errori che hanno ridicolizzato la Società.
Come è potuto accadere che un allenatore esperto si sia messo in condizione di rendersi così attaccabile?!
Forse era stufo e probabilmente ha accettato questa stagione più per palmares personale che per il club.
Allenare Ronaldo non è cosa da tutti i giorni.
Max quest’anno è apparso molto più intollerante e insofferente del solito: è evidente che la voglia di cambiare non apparteneva solo alla Juventus.
Cinzia Fresia