Juve, Benatia, la panchina: quanto è difficile essere un centrale a Torino

Dopo la partita contro il Cagliari arriva lo sfogo di Benatia, che quest'anno ha giocato solo 5 gare: "Stare in panchina non mi piace, non amo questa situazione"

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Che tu abbia 20 anni o 40, che tu giochi in Serie A o in terza categoria, stare in panchina non piace a nessun giocatore. Soprattutto se l’anno scorso eri quasi inamovibile e oggi giochi un terzo delle partite.

Lo sa bene Medhi Benatia che qualche giorno fa, a termine del match di campionato tra Juventus e Cagliari, si è sfogato attraverso un’intervista concessa a “La Stampa” : “Stare in panchina non mi piace, non amo questa situazione – ha detto il centrale bianconero  – a 31 anni non puoi giocare una gara ogni tanto”Il difensore marocchino è arrivato a Torino nel 2016, quando aveva lasciato il Bayern Monaco proprio perché non godeva di troppa fiducia da parte dell’allora allenatore dei tedeschi Pep Guardiola. La prima stagione in bianconera è molto positiva in modo generale anche se non è tra i titolari inamovibili di Allegri che predilige sempre Barzagli-Bonucci-Chiellini. In ogni caso, chiude la stagione con 15 presenze in Serie A. Cambia la musica l’annata successiva che, complice la partenza di Bonucci per Milano, vede Benatia conquistare spazio e sempre più presenza in mezzo alla difesa bianconera. Nonostante qualche distrazione di troppo, il marocchino riceve tanta fiducia da mister Allegri che ripaga giocando una delle migliori stagioni della sua carriera. Inoltre, è tra i protagonisti della vittoriosa finale di Coppa Italia contro il Milan, firmando una doppietta nel 4-0. 

Quest’anno, con il ritorno di Bonucci, Benatia ha perso il posto da titolare e fin qui ha giocato soltanto 5 partite tra campionato e coppe (4 in Serie A e una in Champions, tutte da titolare e per 90 minuti), e reclama spazio: “La stagione scorsa facevo bene perché avevo più continuità. Purtroppo ora non ce l’ho e questo fa parte del mestiere, ma non è una situazione piacevole”. Nelle sue parole, però, non si legge rancore o rabbia, semplicemente voglia di giocare, per il suo bene e per quello dei compagni: “Sono a disposizione della squadra, fino a quando starò qui darò il massimo. E’ normale che non mi stia bene però: ho 31 anni e devo cercare di giocare il più possibile. Vediamo a gennaio che cosa succederà: quanto sono stato utilizzato, se la Juve ha bisogno di me, se vado bene ad Allegri…”.

Allegri che in conferenza stampa pre Manchester United ha parlato dell’intervista di Benatia: “Se ha detto qualcosa sarà stato sicuramente uno sfogo. Essere in una grande squadra comporta anche il fatto di poter star fuori. Su 14 partite credo che Benatia ne abbia giocato quasi il 50%, questo in un reparto in cui ci sono giocatori importanti. Ho tantissima considerazione di Benatia. Un giocatore del suo livello è difficile da trovare, così come Barzagli, Rugani e gli altri del reparto difensivo. Ci sta ogni tanto uno sfogo”.

Insomma, nessun caso, nessuna crisi. Semplicemente uno sfogo.

Ora bisognerà vedere cosa succederà a gennaio, se Benatia proverà davvero ad andare via o deciderà di rimanere a servizio della squadra. D’altronde, la Juve quest’estate aveva già messo in chiaro le cose, quando ha preferito privarsi del giovane e promettente Caldara piuttosto che di Benatia. In queste poche partite giocate quest’anno, tra l’altro, il centrale classe ’87 ha mostrato una maturità nettamente superiore rispetto alle scorse stagioni, dando un senso di sicurezza ai compagni e ai tifosi. Negli ultimi 7 anni, per un difensore che non si chiamasse Barzagli, Bonucci o Chiellini, è stato molto difficile trovare posto a Torino: nessuno è mai riuscito a togliere il posto alla BBC e se Barzagli oggi non ha più una maglia da titolare è solo perché a maggio farà 38 anni.

Intanto, però, Benatia sembra essere già andato avanti: in una foto pubblicata da Paul Pogba che arriva a Torino per la sfida di Champions tra Juventus e Manchester United, il marocchino scrive: “Torna a casa fratello mio”. Quella casa è Torino.

Paola Moro