José Maria Callejon è davvero arrivato al capolinea col Napoli?
Sembrava esser cosa fatta: Callejon non sarebbe più stato un giocatore del Napoli a fine stagione. Finchè, nelle ultime ore, non sono trapelate indiscrezioni sulla possibile permanenza dello spagnolo: chiariamo, per una questione economica, il Granada offre molto meno di quanto offre il Napoli per il rinnovo.
Ma ripercorriamo insieme la carriera dell’andaluso.
José María Callejón Bueno, questo il suo nome completo, nasce a Montril (provincia di Granda) l’11 febbraio del 1987.
Si alterna tra il ruolo di attaccante e centrocampista: attualmente come ben sappiamo è alla società del Napoli, con la quale sta riscontrando problemi sul rinnovo. Pare che la società partenopea non abbia più interesse a rinnovare aumentando lo stipendio per il vice capitano della squadra.
Ha iniziato la sua carriera nelle giovanili del Real Madrid con il fratello gemello e poco dopo debutta, nel 2007, nel Real Madrid Castilla, la squadra riserve del Real.
Fa un po’ di gavetta nella Primera Divisiòn con l’Espanyol, dove firma un contratto di quattro anni nel 2008. Nel maggio del 2011 si è ricongiunto al Real Madrid firmando un contratto di cinque anni per 5,5 milioni di euro, con i Blancos è stato campione di Spagna e vincitore di una Super Coppa spagnola.
L’11 luglio 2013 passa a titolo definitivo alla società italiana del Napoli, insieme a Gonzalo Higuain pescato anche lui dal Real, per circa 10 milioni di euro.
Confessa la moglie, Marta Ponsati Romero, che: “All’inizio, arrivati a Napoli, piansi: adesso sono felice. Ci sono tantissimi posti da visitare“.
Da qui l’inizio di una storia d’amore tra lui e la città, con dimostrazioni d’affetto a modo suo (ad esempio quando per rispetto dei napoletani quasi non salutò Higuain, appena passato alla Juventus).
Come sappiamo è durata più di quattro anni, più di quanto prevedeva il contratto. Addirittura arrivato, nel gennaio 2019, a 300 presenze con la maglia azzurra.
José Maria Callejon veste la maglia azzurra dal 2013. Da ben sette anni, ormai, l’andauso è diventato un punto di riferimento per la squadra e per la città.
Da Rafa Benitez a Maurizio Sarri, passando da Ancellotti fino all’approdo di Gattuso, per lui non è cambiato niente: partite su partite senza mai riposare, saper dare il cuore per questo sport, per la maglia ma soprattutto per la città.
Soprannominato “Ace Ventura”, come l’omonimo personaggio interpretato da Jim Carrey , José si è sempre distinto per la sua eleganza ed impegno in campo. Infatti lo volle fortempente proprio Rafa Benitez anche se con lui non espresse tutto se stesso tanto da essere sostituito spesso.
Sarri invece gli ha concesso ben poco riposo sulla panchina.
Per il toscano era imprescindibile ma anche per la squadra: dopo il trio delle meravigle che pian piano si è smembrato (Hamsik, Lavezzi, Cavani), José è diventato la nuova generazione del trio magico lì davanti con Lorenzo Insigne ed ormai l’eterno in azzurro Dries “Ciro” Mertens.
Ma d’altronde chi può fare meglio di lui su quella fascia?
Non a caso, è un ruolo in campo che si addice al suo nome: bisogna sapere, infatti, che “Callejòn” in spagnolo significa “vicoletto” e in Andalusia i “callejones” sono particolarità turistiche, e lui su quella fascia corre come se fosse solo in un vicoletto con o senza il pallone fra i piedi.
Callejon infatti è un’ala destra fortemente atipica, un giocatore fuori dal comune per caratteristiche e modo di intendere il gioco rispetto a ciò che solitamente ci si aspetta immaginando un calciatore del suo ruolo.
Non è, infatti, uno bisognoso di toccare il pallone, quanto piuttosto di riceverlo in posizione defilata sulla fascia per partire in progressione e poi crossare verso il centro dell’area. E’ un giocatore molto generoso in campo, forse a volte anche troppo sprecando occasioni da gol.
Le sue doti in campo: un intelligenza spaziale grazie alla quale riesce ad avere una percezione superiore dello spazio e della posizione di oggetti, compagni e avversari all’interno del terreno di gioco, una lucida lettura delle varie situazioni di gioco e una grossa propenzione al sacrificio.
Riesce così a dare un forte contributo alla manovra offensiva pur toccando pochissimo la palla, mascherando i “punti deboli” del suo gioco: se infatti Callejon non è un fenomeno nel saltare l’avversario con il dribbling né possiede la tecnica illuminante di Inisgne, l’esterno azzurro riesce comunque ad essere una costante spina nel fianco per gli avversari grazie alla sua abilità.
Sa smarcarsi per inserirsi sul secondo palo, là dove ha la possibilità di trasformare in gol mettendo in difficoltà le difese.
Ma l’importanza di Callejon non si limita a questo: è stato l’erede di Cavani, infatti il numero che porta sulla maglia è il 7, lo stesso che aveva l’uruguaiano.
L’influenza di Callejon nel gioco del Napoli è stata ed è ancora fondamentale: il grave infortunio di Ghoulam ha affrettato ancor di più la sua tendenza a uscire dalla sua comfort zone – ovvero la fascia destra – per entrare in mezzo al campo a giocare fra le linee, prendendosi sempre più responsabilità nell’affermazione del possesso palla degli azzurri e a divenire parte sempre più attiva nel palleggio della squadra.
E’ stato anche un leader, uno di quelli che ha tenuto unita la squadra nei momenti di buio e di caduta.
In quanto al suo futuro calcistico, resta ancora tutto da chiarire. Dopo la vittoria della Coppa Italia, il pianto a fine partita (accompagnato da questa bellissima lettera di SpazioeNapoli) e i festeggiamenti per la vittoria, sono tante le indiscrezioni che vorrebbero che l’attaccante spagnolo finisse la sua carriera qui a Napoli, come Dries, ma restano anche diversi club pronti ad accoglierlo.
Episodio dopo il triplice fischio simile a quello di Lavezzi, ugualmente al termine della Coppa Italia 11/12 per il suo addio.
Due squadre, in particolare, sarebbero interessate al giocatore: una è il Siviglia e l’altra è il Granada, squadra alla quale Callejòn già strizzò l’occhio tre anni fa, essendo il suo club nativo. Le sue dichiarazioni:
“Ritirarmi al Granada? Magari, ho sempre seguito quella squadra. Ho tanti familiari ed amici lì, spero possano tornare presto in Primera”.
Ma Manuel Garcia Quilon, agente del giocatore, come riportato da Transfer20.com afferma: “Il pre-accordo con Granada non è affatto vero. Abbiamo offerte molto migliori, in particolare quello che Napoli ci offre per rinnovare. Napoli? Ci sono conversazioni, ma niente di più”. Intanto il Napoli non sembra avere la giusta motivazione per poter continuare con lo spagnolo. “In ogni caso, proposte non gli mancano per un parametro zero che farà gola a tanti”, riferisce il quotidiano partenopeo IlMattino in merito al calciatore spagnolo ex Real Madrid.
Insomma, l’attaccante andaluso possiede quell’ideale insieme fra tecnica di base, corsa, spirito di sacrificio e intelligenza tattica che, messe insieme, lo rendono un calciatore perfetto per mantenere in equilibrio tutto il sistema messo su dal Napoli.
Se dovesse andare via, nessun rimpianto: lui ha dato tutto per questa squadra e questa città.
Noi tifosi come abbiamo potuto lo abbiamo coccolato, supportato e incitato. Ci ha fatti andare vicinissimo ad uno scudetto, nell’anno 13/14 è stato capocannoniere della Coppa Italia, nello stesso anno in cui è stata vinta dagli azzurri, nel 14/15 dà il suo contributo nell’asfaltare la Juventus per la Super Coppa italiana e in egual modo qualche giorno fa per la Coppa Italia.
Sapremo che, comunque andrà a finire, lui porterà Napoli sempre con lui, letteralmente, anche per due principali motivi: le due figlie sono entrambe nate a Napoli; e noi lo omaggeremo sempre per essere stato ed aver fatto la storia del Napoli.
Sicuramente è un giocatore insostituibile per il Napoli che si è formato in questi anni, anche e soprattutto sulle sue gambe.
Comunque andrà, ti vogliamo bene assai José.