Il centrocampista del Chelsea e della Nazionale di Mancini, sta vivendo un momento che più roseo forse non avrebbe nemmeno immaginato.
Gli Europei come probabile consacrazione?
È tempo di Europei, è tempo di tornare ad una quasi normalità anche nel calcio e di recuperare, per quanto sia possibile, il tempo perduto e ritrovare quella gioia che il calcio vissuto con passione, può e sa regalare.
La vetrina di Euro 2020 è certamente importante in questa ottica ma si esce da una stagione calcistica in cui si è visto di tutto e sono, naturalmente, stati assegnati tutti i titoli per i club.
Il più ambito, la coppa dalle grandi orecchie, è andata al Chelsea, guidati da Thomas Tuchel (subentrato il 26 gennaio 2021 sulla panchina dei Blues dopo il clamoroso esonero del “faro” Lampard) e magnificamente gestiti, nel reparto centrale, da uno dei più “esperti” nel settore: Jorge Luiz Fregio Filho, meglio conosciuto come Jorginho.
Ventinove anni, brasiliano di origini vicentine, è “figlio d’arte” da parte di madre, ex calciatrice.
Inizia la sua carriera in quel di Verona, facendosi le ossa fino al 2014, quando passa alla Società Sportiva Calcio Napoli e rimanendovi fino al 2018, anno del suo passaggio al Chelsea.
Con la formazione tra le file dei gialloblu e la lunga esperienza a Napoli, sotto la guida di due maestri del calcio come Benitez prima e Sarri dopo, “Giorgio” ha perfezionato continuamente la tecnica e diventando, nel tempo, un elemento indispensabile proprio in quel Napoli delle meraviglie che non ebbe la gioia di vincere titoli ma che vide in Sarri e nel suo gioco, l’apice della bellezza del calcio.
Jorginho si è rivelato un ottimo centrocampista, anche a dispetto di un periodo di pesanti critiche, aggiungiamo infondate, da parte di una frangia della tifoseria partenopea.
L’ex numero 8 azzurro ha letteralmente vissuto una escalation personale in termini di miglioramento e prestazioni, fino a diventare parte di quella sorta di “trio delle meraviglie” con Hamsik e Allan, suo conterraneo.
Le sue qualità tecniche non sono sfuggite all’occhio vigile di Roberto Mancini, CT della Nazionale (pur vantando già una prima convocazione nel 2016, quando gli azzurri erano guidati da Antonio Conte), che lo ha fortemente voluto come regista del centrocampo.
Ciò che colpisce maggiormente di questo ragazzo è senza dubbio la grande vitalità e positività che lo contraddistingue.
Un ragazzo solare, positivo appunto, che ha saputo, con profonda umiltà, incassare i colpi sotto forma di critiche sul suo modo di giocare ma che ora incassa successi e ne manifesta pienamente la gioia derivante dagli stessi.
Il tutto frutto di un grande lavoro ma anche da una consapevolezza delle proprie capacità sia tecniche che umane, da vero e proprio leader.
L’esperienza al Napoli, nel verace ambiente partenopeo, poi al Chelsea, tra i campioni della Premier e con quel modo di giocare e concepire il calcio tutto inglese, ed ora nella nazionale maggiore con un CT che ha riportato ottimismo, speranza e fiducia tra il popolo di tifosi patriottici, dopo la sventurata (è proprio il caso di dirlo!) con Ventura, è, per Jorginho un bagaglio di tutto rispetto, anche considerando che col Chelsea ha già alzato ben due trofei e che invece, con la Nazionale, punta ad arrivare il più possibile avanti nella competizione europea.
Lui stesso ha paragonato la nazionale al suo Chelsea, augurandosi di provare le stesse emozioni.
Come non augurare allora il meglio a questo ragazzo che si è fatto immortalare orgoglioso con la medaglia e la Coppa Champions, punto di arrivo di un percorso fatto di “testa bassa e pedalare”, ma anche punto di partenza per altri entusiasmanti successi.
Vai, Giorgio, vai…
Simona Cannaò