Se c’è qualcuno che crede ancora nelle scaramanzie e guardingo nei confronti del 17, è proprio il caso che si ricreda. Ci pensa, infatti, proprio una prodezza del numero 17 a sbloccare la partita e a conferire fiducia e rispettabilità alla formazione azzurra. Di venerdì 17, alle 17 meno 17 minuti. Taboo sfatato. Di sfigato questa formazione non ha proprio nulla.
Ed è proprio il caso di dirlo, oggi è il giorno adatto a spezzare ogni tipo di pregiudizio. Due su due e la qualificazione agli ottavi è blindata contro ogni aspettativa e pronostico. A consegnare all’Italia la qualificazione è il tanto contestato Eder. Se i timori italiani erano le possibili diavolerie di Ibracadabra – per la legge del contrappasso – a deliziarci di una magia di tutta rispettabilità è l’umile Eder.
Il match contro la Svezia era uno step fondamentale per dimostrare che nulla – con Antonio Conte – è affidato al caso; se la partita contro il Belgio ne era stato il preludio, adesso non vi è spazio più ai “se” e ai “ma”: l’Italia c’è e fa sul serio.
Florenzi al posto di Darmian, per il resto il copione è lo stesso. Un film avventuroso quello andato in onda in mondovisione alle 15.00, un film in perfetta “Chase” inglese: l’impeccabile inseguimento, come da copione, vede il nemico neutralizzato. Un match non semplice soprattutto nella prima frazione di gioco, durante la quale gli uomini di Hamrén più volte hanno anticipato gli azzurri scrupolosamente senza concedere spazi. Un po’ assopiti gli italiani nella prima parte di gioco, ma ci pensa Chiellini ad allontanare ogni spettrale Ibrahimovic. Al 10’ minuto è Florenzi ad accendere la miccia, ma i gialli sovrastano gli azzurri e la partita, pur senza troppi entusiasmi, arreca qualche preoccupazione in più rispetto al match d’esordio. Energia e aggressività pare si lascino obnubilare dal timore e dalla timidezza; salvo i difensori, gli italiani non accennano a brillare. Ci pensa ancora Florenzi a scuotere la squadra, ma niente da fare: traversone inutile. Fischietto in bocca e tutti sotto la doccia. Conte freme e in spogliatoio non sarà affatto festa.
La timidezza azzurra si affievolisce con la ripresa e il coraggio torna a far capolino tra le linee. Pellè per Eder e gli svedesi si ritrovano un’altra Italia, ma il pugliese non convince e Conte lo sostituisce con Simone Zaza al primo angolo retto di orologio. Forza d’animo e voglia di vincere riscaldano a puntino quelli davanti: Candreva più volte si insedia nella difesa avversaria, più che un sopraffare, però, è una sorta di consegna del pallone al portiere avversario. Al 72’ nessuna magia del 10 svedese che stupisce tutti andando a vuoto sotto porta, ma qualunque magia non sarebbe servita: il genio della lampada è in posizione di offside.
10 minuti dopo Parolo fredda l’Italia colpendo una traversa che sa di venerdì 17. La superstizione non si impadronisce di Eder che di forza, in dribbling, con decisione, calcia di destro facendo esplodere il Bel Paese.
12 anni di lievitazione e il biscottone è servito; da Euro2004 a Euro2016, l’Italia si riprende la sua rivincita, relegando la Svezia ad uno stato confusionale con un solo punto a tentare il tutto per tutto nell’ultimo match.
Egle Patanè