La qualificazione al Mondiale più che incerta per l’Italia è il frutto di tutta una serie di problemi che affliggono il calcio italiano
Che si vada o meno a Russia 2018 per il calcio italiano sarà un insuccesso: la qualificazione da conquistare ai playoff, l’1-0 dell’avversario nella gara d’andata sono solo gli ultimi segnali di un calcio italiano in crisi. Non basterà dunque, la tanto sperata impresa di ribaltare il tutto a Milano, di conquistare un posto al Mondiale, per cancellare i problemi: la Figc non potrà, ancora, crogiolarsi e ha il dovere di fare mea culpa e correre ai ripari, indipendentemente o meno dalla qualificazione – anzi, ancor più, se questa dovesse arrivare portando introiti economici-.
E’ triste che l’Italia, una delle Nazionali più vincenti al mondo (dietro solo al Brasile) debba giocarsi la partecipazione al torneo attraverso i play off. E’ un rammarico vedere la maglia Azzurra perdere appeal e chi la indossa non essere in grado di rappresentare un paese che fa del calcio una ragione di vita.
“E’ la nazionale peggiore della storia“, riferito alla nostra Italia, detta, spesso, dagli stessi italiani, è un’affermazione ricorrente nel recente periodo che forse è stata trascurata. Mai è stata considerata un ipotetico campanellino d’allarme come ben altri segnali.
A tal proposito può essere utile ricordare che negli ultimi anni il calcio italiano ha visto club fallire e che grandi club italiani sono nelle mani di proprietà straniere.
Stranieri, e non italiani, anche in campo. Basta pensare agli ultimi due attaccanti che si sono presi il titolo di capocannoniere della seria A, basta vedere che ogni domenica in campo scendono 16-17 giocatori stranieri a partita: i dati, infatti dicono che nel nostro campionato gli stranieri superano la metà del totale dei giocatori (i giocatori non italiani sono più del 50%) il tutto a discapito della valorizzazione dei vivai (da una recente ricerca del CIES emerge che le squadre italiane sono molto indietro rispetto ai club europei nella capacità di valorizzare i propri settori giovanili).
Ricordo con emozione la Nazionale di Sacchi e i campioni che hanno rappresentato con onore la mia Italia al Mondiale in USA (Baresi, Baggio, Albertini, per dirne alcuni) e nel contempo conoscevo e mi entusiasmavano i giovani dell’U21, i vari Cannavaro, Panucci, Inzaghi, Del Piero, Totti che poi hanno vestito la maglia della nazionale maggiore con successo. Sono lontani perfino i tempi in cui il Bel Paese si spaccava tra il 10 giallorosso e quello bianconero… oggi non esiste alcun imbarazzo della scelta così come non esiste alcun ricambio generazionale.
Insomma, che si riesca o meno a ribaltare l’esito della gara d’andata contro la Svezia, il risultato sarà sempre lo stesso. L’Italia calcistica rischia di fare una figuraccia se non dovesse partecipare al prossimo Mondiale ma rischia altrettanto anche se dovesse qualificarsi perchè, per tutte le ragioni su elencate (e altre) il gap con le altre emergerebbe anche in Russia.
Caterina Autiero